Valutazione da 1,88 trilioni di dollari, azioni salite da 32 a 35,2 riyal. Intanto, Saudi Aramco guarda in Asia
Il limite massimo di fluttuazione intraday consentito in borsa è del 10% ed è esattamente l’incremento segnato in apertura da Saudi Aramco al debutto a Tadawul. Dai 32 riyal di partenza, le azioni della compagnia petrolifera araba sono subito salite a 35,2, circa 9,4 dollari. Il prezzo si traduce in un incremento della valutazione da 1,7 a 1,88 trilioni di dollari, valore ancora al di sotto dell’obbiettivo dichiarato di 2 trilioni, ma che la rende già la più grande società quotata al mondo, davanti a colossi come Microsoft e Apple.
“Un evento straordinario per tutto il mondo”
E’ un debutto pubblico scintillante sulla borsa dell’Arabia Saudita, quella di Saudi Aramco, la cui ipo da 25,6 miliardi di dollari è la più grande offerta pubblica al mondo, superando i 25 miliardi che Alibaba aveva raccolto nel 2014, a settembre, sulla piazza di Wall Street. “Un evento straordinario nel Regno dell’Arabia Saudita e nel mondo in generale” è il commento di Sarah al Suhaimi, presidente della borsa Tadawul mentre Amin Nasser, Ceo di Aramco, si è detto “Soddisfatto per i risultati di una società che continuerà a essere leader a livello globale del settore energetico”.
Si guarda anche all’Asia
Un’operazione, quella di Saudi Aramco, fortemente affidata agli investitori locali, dopo l’annullamento dei road show internazionali da parte della società per il debole interesse estero. Ciò nonostante, la compagnia petrolifera sta pensando al futuro ed è in corso di valutazione il sondaggio per una possibile ipo anche in Asia. Come già accennato infatti, la valutazione inizialmente suggerita dal principe ereditario Mohammed Bin Salman era di 2 trilioni di dollari, fulcro del programma Vision 2030 volto a trasformare definitivamente l’economia saudita, lanciando l’idea per la prima volta nel 2016, anno in cui suggerì proprio la valutazione da capogiro della compagnia di 2 mila miliardi di dollari.
Il ruolo chiave di Emirati Arabi Uniti e Kuwait
C’è chi però tende a raffreddare ogni celebrazione e sono proprio gli esperti di mercato locali: “Una vittoria storica, ma vuota”. Gran parte della domanda degli investitori locali infatti sarebbe stata ‘veicolata’. Emirati Arabi Uniti e Kuwait, gli alleati del Golfo, avrebbero infatti assunto impegni sostanziali per il progetto saudita, tra il miliardo e gli 1,5 miliardi di dollari nell’offerta pubblica. La scorsa settimana, Saudi Aramco ha riferito in una nota che il 10,5% delle offerte proviene da investitori stranieri, il resto da fondi, società saudite ma, secondo i rapporti, anche da famiglie locali benestanti e miliardari sauditi.
Quali sono i rischi
I rischi per la sicurezza permangono: la produzione di petrolio di Aramco è stata duramente colpita a settembre dall’attacco di alcuni droni, costringendo Riyad a ridurre la produzione del 50%. Il governo saudita ha impiegato settimane per ripristinare la normalità, sebbene la ripresa sia stata molto più rapida di quanto previsto dai mercati. il paese è il maggiore produttore dell’Opec.