Le quotazioni del dollaro USA continuano a crescere nei mercati valutari. Quest’anno il biglietto verde si è rinforzato contro le principali valute, in particolare euro e sterlina, perché gli investitori esprimono grande preoccupazioni per l’evolversi della guerra Russia-Ucraina. I negoziati di pace continuano a fallire uno dietro l’altro, mentre l’armata russa avanza occupando le città chiave dell’Ucraina.
Il mercato teme che il conflitto bellico possa estendersi oltre i confini ucraini e toccare territori minati che potrebbero innescare la reazione della NATO. Anche se questo non dovesse verificarsi, le ripercussioni a livello inflazionistico di una guerra prolungata sarebbero catastrofici per l’economia mondiale, sia a livello delle singole famiglie che sotto il profilo dell’impianto produttivo.
Queste angosce diffuse finiscono per favorire il dollaro USA, perché visto come una moneta rifugio in un periodo storico di altissima tensione. La divisa americana è diretta espressione del Paese che rappresenta, che mantiene solide fondamenta anche nei momenti più critici. Nella situazione attuale poi gli Stati Uniti verrebbero meno penalizzati rispetto ad esempio all’Europa, che rischia uno shock inflazionistico-produttivo riecheggiante i nefasti anni ’70.
Gli Stati Uniti hanno raggiunto la loro autonomia energetica grazie ai produttori di scisto, sebbene prezzi troppo alti del petrolio abbiano comunque ripercussioni negative sull’economia interna. Il raffronto però con il Vecchio Continente è improponibile ed è per questo che i trader vendono euro e comprano dollari.
Dollaro USA: perché per le azioni è importante
Un dollaro forte però è una preoccupazione seria per il mercato azionario ed è la storia che lo dimostra. Infatti, nei periodi in cui il biglietto verde sale di tono, le quotazioni delle azioni tendono a scendere. I dati di RBC mostrano che con un guadagno annuo della moneta a stelle e strisce dell’8,4% l’S&P 500 dovrebbe assestarsi al livello attuale, ma se il dollaro USA dovesse continuare a crescere vi potrebbero essere ribassi consistenti dell’indice.
Solitamente la forza del dollaro si accompagna a una crescita economica più limitata e inoltre tende a ridurre i profitti attesi delle aziende. Moltissime multinazionali americane che operano all’estero vedrebbero i guadagni ridimensionarsi nel momento in cui dovessero effettuare la conversione degli introiti, perché riceverebbero una quantità di dollari inferiore. L’attesa di guadagni più bassi ovviamente riduce il valore attualizzato delle azioni e di conseguenza il mercato tende ad allinearsi a tale valore.
Quindi bisogna aspettarsi vendite delle azioni nei prossimi giorni? E’ probabile che ciò accada, ma occorre sempre tener conto dei fatti che nel frattempo si susseguono a livello geopolitico e macroeconomico. Mercoledì 16 marzo sarà un giorno cruciale perché dalla riunione della Federal Reserve si capirà molto riguardo le sue intenzioni sulla politica monetaria nel corso dell’anno.
Se la Fed si manterrà aggressiva per combattere l’inflazione alzando i tassi d’interesse senza tener conto del pericolo di una recessione, a quel punto il dollaro USA verosimilmente manterrà la sua forza e ciò potrebbe far soffrire le azioni. La cosa però non è del tutto scontata, alla luce del fatto che Jerome Powell pochi giorni fa in una testimonianza al Congresso ha tenuto a rassicurare il mercato, ribadendo che la Banca Centrale resterà vigile sulla reazione dell’economia statunitense di fronte a qualsiasi fattore impattante.