ETF e CEF sono tipologie di fondi comuni all’apparenza simili, ma che presentano delle differenze che un investitore deve conoscere e valutare nell’ambito della sua strategia di investimento. La prima differenza, ovviamente, è nel nome. Gli ETF sono Exchange Traded Fund, ossia fondi di investimento che vengono negoziati in Borsa. Anche i Closed End Fund (CEF) vengono negoziati in Borsa ma la loro gestione non è passiva ma attiva. In altre parole non ricalcano l’andamento di un benchmark di riferimento come gli ETF. Inoltre i CEF hanno un numero fisso di quote in circolazione che possono essere negoziate dai possessori e possono essi stessi emettere degli strumenti finanziari, come le obbligazioni, per finanziare gli investimenti che effettuano. Dunque, mentre con gli ETF si acquista una quota di un fondo di investimento che investe su un benchmark, con un CEF si partecipa alle iniziative di investimento del fondo in maniera più simile a quando accadrebbe investendo in azioni. Il risultato dell’investimento deriva dall’andamento delle scelte finanziarie del gestore e non dall’andamento del benchmark. Ci sono dei vantaggi e degli svantaggi caratterizzanti ciascuna delle due tipologie di fondi che l’investitore deve prendere in considerazione alla luce delle sue preferenze di investimento e della sua propensione al rischio.
ETF e CEF: la differenza nella gestione
Come abbiamo visto ETF e CEF sono entrambi dei fondi negoziati in Borsa che consentono di acquistare delle quote senza dover investire una somma iniziale consistente. Gli ETF tuttavia sono più fluidi e meno costosi rispetto ai fondi comuni di investimento (CEF) in quanto il loro compito è semplicemente seguire il benchmark nel miglior modo possibile. Più la performance dell’ETF è vicina a quella dell’indice di riferimento, più il prodotto sta svolgendo bene il suo compito. Tuttavia la performance sarà simile ma mai uguale a quella del benchmark in quanto esiste il cosiddetto tracking error, determinato dalle regole di diversificazione del portafoglio, da operazioni di prestito titoli, dalla presenza di commissioni.
I Closed End Fund non hanno questo problema. Nel senso che, non essendo legati a un benchmark da seguire e potendo operare con una gestione attiva, possono discostarsi sensibilmente, in positivo e in negativo, dagli indici di riferimento. Alcuni fondi CEF non hanno nemmeno indici di confronto ma operano esclusivamente con l’obiettivo di restituire una performance positiva. Sono i fondi absolute return. La gestione dei fondi CEF è attiva, in quanto il gestore cerca di fare meglio del benchmark (o meglio in assoluto), e questo porta a differenze sensibili nel costo e nelle caratteristiche
Cinque caratteristiche distintive
Esaminando i fondi ETF e i fondi CEF si possono identificare cinque parametri che li distinguono gli uni dagli altri:
• commissioni;
• leva finanziaria;
• fiscalità;
• trasparenza;
• valore del patrimonio netto (NAV)
Le commissioni sono più basse negli ETF rispetto ai CEF. La motivazione è semplice ed è stata già citata nel paragrafo precedente. I primi, gli ETF, sono fondi passivi che replicano un indice di riferimento. L’attività che dovrà svolgere il gestore sarà quindi limitata alla correzione dei pesi dei titoli presenti nel portafoglio e alle modifiche nei titoli che compongono l’indice stesso. I Closed End Fund sono invece fondi a gestione attiva dove l’intervento del gestore, coadiuvato da team di ricerca, è fondamentale nella ricerca del rendimento. La selezione delle azioni da inserire in portafoglio o da eliminare, di quelle a cui dedicare maggiore peso e quelle invece da ridurre determina un maggiore turnover del portafoglio. Tutti questi sono costi aggiuntivi che fanno lievitare il prezzo di un CEF se confrontato con quello di un ETF.
Un’altra differenza è la leva finanziaria, ossia la possibilità di acquistare asset investendo solo una parte del loro valore. Per esempio, utilizzando la leva finanziaria si possono acquistare attività per un valore di 100 investendo solo 10. Questo avrà delle conseguenze sulle performance che verranno aumentate, sia in caso di guadagno che in caso di perdita, dalla presenza della leva. Gli ETF tradizionali non hanno la possibilità di utilizzare la leva, anche se l’ingegneria finanziaria ha creato anche degli ETF a leva. Nei CEF, invece, la leva viene utilizzata comunemente.
La terza consiste negli aspetti fiscali. I fondi come gli ETF distribuiscono i proventi in maniera da minimizzare l’impatto fiscale sugli investitori in quanto mirano a generare redditi qualificati come dividendi piuttosto che guadagni in conto capitale, che vengono definiti redditi non qualificati. La tassazione dei redditi non qualificati, arriverà per gli investitori in ETF solo al momento della vendita delle quote del fondo da parte dell’investitore.
La composizione del portafoglio di un ETF è nota in ogni momento in quanto rispecchia quella dell’indice di riferimento e non varia molto spesso. Questo rende gli ETF uno strumento estremamente trasparente. Così non è per i CEF. La gestione attiva comporta numerose modifiche nel portafoglio di investimento che non possono essere seguite da altrettanti aggiornamenti. In effetti, la composizione del portafoglio dei fondi chiusi viene aggiornata periodicamente dalla casa di investimento che li gestisce.
Un’ultima differenza riguardala rilevazione del patrimonio netto, ossia del Net Asset Value (NAV). Ancora una volta è la semplicità di funzionamento della gestione passiva a fare sì che il NAV di un ETF sia praticamente uguale al prezzo di negoziazione dello stesso. Nei CEF invece le differenze tra il valore del portafoglio determinato dal NAV e la quotazione del fondo possono rispecchiare anche dinamiche di domanda e offerta ed essere sensibilmente differenti.