Il ruolo delle banche centrali nel climate change: l’analisi di Banque Degroof Petercam
Il ruolo principale delle banche centrali è quello di determinare una politica monetaria adeguata a far fronte agli shock che hanno un impatto sull’economia. Fino ad oggi, la maggior parte degli shock legati al clima ha avuto un impatto relativamente breve e limitato. Il cambiamento climatico, tuttavia, è un cambiamento di paradigma che rende questi rischi più estremi e imprevedibili. Motore centrale del sistema finanziario globale, le banche centrali, come ogni investitore professionale, hanno il dovere fiduciario di integrare i fattori ambientali, sociali e di governance, in particolare i cambiamenti climatici, nella loro strategia e nel loro processo decisionale in materia di investimenti. Allo stesso modo, sarebbe legittimo aspettarsi che essi abbiano il senso del dovere e la responsabilità morale di finanziare gli obiettivi definiti per le ambizioni ambientali al fine di garantire il pieno allineamento con le pratiche prescritte dalle diverse autorità governative. Al di là delle numerose iniziative avviate negli ultimi anni, è giunto il momento di agire insieme. Banche centrali e autorità finanziarie e monetarie comprese.
La Bce e la finanza sostenibile: un gioco a somma zero?
La Bce oggi riconosce che il cambiamento climatico è una delle principali minacce alla stabilità del sistema bancario della zona euro. Ma, come la maggior parte delle banche centrali, è stata coinvolta solo di recente nella questione. Uno studio evidenzia la mancanza di uniformità tra le disposizioni della Commissione Europea, comprensive di un piano d’azione per la finanza sostenibile, e il programma di allentamento quantitativo della Bce per il rilancio dell’economia europea, mostrando in che misura il programma di riacquisto di obbligazioni della Bce abbia investito nei settori che emettono più carbonio. Infatti, la maggior parte degli investimenti sono stati effettuati in settori ad alta intensità di carbonio, come i trasporti (ad esempio Volkswagen, Daimler o Bmw), le fonti energetiche fossili, le aziende di pubblica utilità (Electricité de France ed Engie) e le industrie ad alto consumo energetico.
La Bce e i green Bond
Nel marzo 2015, quando Mario Draghi, Presidente della Bce, ha avviato il suo programma di allentamento quantitativo, l’intenzione era di rilanciare l’economia reale e rafforzare gli effetti della politica di allentamento monetario. Inizialmente mirato alle obbligazioni governative, nel giugno 2016, il programma è stato successivamente esteso alle obbligazioni societarie. Nel quadro di questo programma, conclusosi nel gennaio 2019, l’Eurotower ha acquistato obbligazioni emesse da 237 imprese per un valore complessivo di 177 miliardi di euro. Ha inoltre annunciato che sostituirà le obbligazioni in scadenza con altre obbligazioni idonee. Si devono considerare non solo gli acquisti effettuati, ma anche gli acquisti futuri. La conclusione è che il programma di acquisto di obbligazioni della Banca Centrale Europea non ha contribuito al raggiungimento degli obiettivi 2030 della Commissione europea e non vi contribuirà in futuro, in particolare in considerazione anche dell’esiguo spazio concesso ai green bond. Va ricordato che la Commissione Europea ha stimato una necessità di finanziamento di quasi 180 miliardi di euro all’anno per le energie rinnovabili e l’elettricità pulita per raggiungere i suoi obiettivi per il 2030.
Bei: Banca Europea per gli Investimenti o “Banca per il clima” ?
Ursula von der Layen, futura presidente della Commissione europea, in un discorso al Parlamento, ha designato la Banca Europea per gli Investimenti come la banca chiamata a sostenere la politica più “verde” della Commissione. Qualora la Bce non dovesse apparire come una banca centrale esemplare né come leader in riferimento al cambiamento climatico, la Bei dovrà ricostruire la sua immagine indebolita. Infatti, in qualità di importante erogatore di fondi, in particolare di green bond, per finanziare vari programmi di sviluppo, la banca ha anche annunciato la possibilità di uscire dagli investimenti sulle energie fossili da qui alla fine del 2020. Il piano deve ancora essere approvato dai 28 Stati membri e potrebbe segnare una svolta importante per le banche centrali e soprattutto per le altre agenzie sovranazionali coinvolte nella tematica della finanza verde. Lo scorso anno la Bei ha finanziato progetti di energia fossile fino a 2,5 miliardi di euro, principalmente progetti di condotte energetiche.

Ophélie Mortier, Responsible Investment Strategist
Dpam Degroof Petercam