Invecchiamento popolazione: alto rischio di downgrade dalle agenzie di rating - Borsa&Finanza

Invecchiamento popolazione: alto rischio di downgrade dalle agenzie di rating

Invecchiamento popolazione: alto rischio di downgrade dalle agenzie di rating

Le agenzie di rating lanciano un allarme preoccupante: i paesi di tutto il mondo rischiano un downgrade a causa dell’invecchiamento della popolazione. Moody’s, S&P Global Ratings e Fitch avvertono che settori come le pensioni e la sanità rischiano di produrre costi molto elevati dopo i recenti aumenti dei tassi d’interesse. Questo implica che i governi devono attuare con urgenza riforme radicali, con probabile aumento dell’imposizione fiscale, se non vogliono vedere declassate le proprie obbligazioni.

“In passato, i dati demografici erano una considerazione a medio-lungo termine”, ha affermato Dietmar Hornung, amministratore delegato associato di Moody’s Investors Services. “Ora, il futuro è con noi e sta già colpendo i profili di credito sovrano”. Secondo Edward Parker, responsabile globale della ricerca per sovrani e sovranazionali di Fitch, “mentre i dati demografici si muovono lentamente, il problema sta diventando più urgente. Siamo a buon punto sugli effetti negativi in molti Paesi e stanno solo crescendo”.

Marko Mrsnik, analista capo di S&P, ha riferito che un incremento di un solo punto percentuale dei costi di finanziamento aumenta il rapporto debito/PIL di circa il 40%-60% entro il 2060 per paesi come USA, Giappone, Regno Unito e Italia. “Questo è un aumento molto significativo e implica riforme che affrontino le pressioni sull’invecchiamento o altre riforme fiscali sarebbero probabilmente necessarie se il debito pubblico dovesse rimanere sostenibile”, ha affermato. I costi dell’invecchiamento della popolazione quindi dovranno essere in qualche modo assorbiti, per S&P, che minaccia un declassamento al rating spazzatura entro il 2060 senza adeguate contromisure prese dai governi. L’agenzia americana stima un incremento medio dei costi pensionistici del 4,5% al 9,5% sul PIL entro quella data; mentre, i costi sanitari saliranno di 2,7 punti percentuali.

 

Invecchiamento popolazione e calo delle nascite: la situazione italiana

Il monito era già stato lanciato qualche tempo fa dalla Commissione europea, che aveva avvertito che la quota di popolazione europea superiore ai 65 anni passerà dall’attuale 20% al 30% entro il 2050. Cifre simili si dovrebbero vedere anche in Giappone e negli Stati Uniti. Questo problema si intreccia con il drammatico calo delle nascite nei Paesi più sviluppati, per effetto del rallentamento economico e delle preoccupazioni per la situazione del mercato del lavoro nel futuro.

L’Italia risulta essere uno dei paesi più colpiti. Secondo uno studio recente dell’ISTAT, nel decennio che va dal 2012 al 2022, i lavoratori sotto i 50 anni sono calati, mentre sono aumentati bruscamente quelli sopra tale soglia. Per la precisione, gli occupati in età compresa tra i 15 e i 34 anni hanno subito un decremento di 7,6 punti percentuali, mentre quelli tra i 35 e i 49 anni sono scesi del 14,8%. Viceversa, la forza lavoro che fa parte della fascia 50-64 anni è salita del 40,8%, mentre i lavoratori con un’età maggiore di 65 anni sono drammaticamente aumentati del 68,9%.

Questo significa che i lavoratori stanno invecchiando e saranno sempre meno quelli che pagheranno i contributi per sostenere il Welfare. Il problema è tanto più vero con il crollo della natalità nel nostro Paese. L’ISTAT riporta che nel 2022 in Italia sono nati circa 393mila bambini. Questo dato ha un significato enorme, sia perché per la prima volta i nuovi nati non raggiungono la soglia di 400 mila, ma soprattutto perché il numero risulta il più basso di sempre da quando è stata fatta l’unità d’Italia.

AUTORE

Johnny Zotti

Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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