Investimenti ESG: ecco perché quadruplicheranno entro il 2030

Investimenti ESG: ecco perché quadruplicheranno entro il 2030

Investimenti ESG: ecco perché quadruplicheranno entro il 2030

Gli investimenti ESG, acronimo di Enviromental, Social and Corporate Government, sono cresciuti rapidamente negli ultimi anni, fino a raggiungere una quota di 8.000 miliardi di dollari nel 2021. Secondo un rapporto pubblicato da Broadridge Financial Solutions, la quota potrebbe superare i 30.000 miliardi entro la fine del 2030. Solo nei primi 9 mesi di quest’anno, i fondi comuni d’investimento orientati all’ambiente e alla sostenibilità hanno raccolto ben 577 miliardi di dollari, una cifra sensibilmente superiore rispetto ai 355 miliardi introitati in tutto l’anno scorso.

 

Investimenti ESG: ancora scarsi nei piani pensionistici in USA

In Europa lo sviluppo degli investimenti ESG ha avuto una maggiore spinta normativa rispetto agli Stati Uniti, sebbene l’allentamento di alcune restrizioni nei piani pensionistici americani potrebbero essere un catalizzatore per far salire i numeri. Dal 2019 infatti solo il 3% dei piani 401 (k) ha investito negli ESG, il che rappresenta appena lo 0,1% degli assets totale gestiti dal fondo.

Empower Retirement gestisce 1.100 miliardi di dollari in piani pensionistici, eppure solo circa 3 miliardi di dollari sono indirizzati in fondi ESG, una quota molto esigua dei 71 mila piani che offrono questa tipologia d’investimento. Allo stesso modo Fidelity Investments supervisiona 3.200 miliardi di dollari di piani pensionistici offrendo opzioni ESG per il 19,4% di essi, ma solo 8,7 miliardi di dollari vengono investiti in queste tipologie di fondi.

Il motivo delle modeste risorse ESG è che la maggior parte dei dipendenti non presta particolare attenzione a temi di carattere ambientale e sceglie invece l’opzione del piano predefinito. L’impostazione predefinita è comunemente un’allocazione che suddivide le attività del dipendente tra azioni e obbligazioni in base alla data prevista per il pensionamento. Recentemente il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ha proposto una normativa che rende più facile per gli sponsor dei piani pensionistici tenere maggiormente in considerazione fattori ambientali e sociali nella selezione degli investimenti. Tali regole ancora sono in fase di discussione e si prevede che verranno rese operative a partire dalla metà del 2022.

 

Le sfide da affrontare per i gestori

Gli altri investitori istituzionali stanno investendo di più. Ad esempio l’ETF BlackRock US Carbon Transition Readiness ha raccolto 1.250 miliardi di dollari nel suo primo giorno di negoziazione all’inizio di quest’anno, facendo registrare il più grande lancio di ETF della storia. Con la crescita delle attività d’investimento sostenibile le sfide normative sono sempre più complesse da affrontare per i gestori dei fondi. Gli investitori diventano ogni giorno più esigenti e questo scatena una concorrenza molto feroce tra gli offerenti. 

In buona sostanza gli obiettivi proposti devono essere molto chiari e i risultati misurabili sia sotto il profilo finanziario che soprattutto sotto l’aspetto dell’impatto ambientale. Tutto ciò potrebbe mettere ai margini i gestori patrimoniali più piccoli, che si troverebbero a corto di risorse per costruire una rendicontazione affidabile dei prodotti sostenibili proprio a livello strutturale.

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Redazione

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