Da sempre il settore dell’acqua è stato considerato un terreno fertile di promesse per il futuro a causa di una gestione della risorsa H2O non certo eccellente a livello globale. A spingere l’interesse degli investitori verso questo tema anche la questione ambientale, con i cambiamenti climatici in atto e il crescente inquinamento globale che hanno reso questa risorsa sempre più scarsa. Ma come è possibile investire sull’acqua? Conviene? Quanto ha reso? Vediamolo insieme iniziando proprio da questo ultimo aspetto.
Dopo 10 anni possiamo tranquillamente dire che l’investimento nel settore dell’acqua ha mantenuto la promessa pur non ritornando agli investitori quei rendimenti stellari prospettati in tante brochure patinate. L’oro blu, questo uno dei tanti appellativi dati all’acqua, è forse la risorsa naturale per eccellenza. Risorsa senza la quale non c’è vita sulla Terra. I fenomeni di siccità, gli incendi estivi, ma anche fenomeni estremi come le alluvioni e le inondazioni, vedono l’acqua sempre al centro, nel bene o nel male. Proprio l’acqua è forse uno dei primi tematici quotati in Borsa con ETF, prima di essere travolto dal diluvio di strumenti più o meno presentabili degli ultimi tempi.
A livello globale gli ETF collegati all’acqua hanno oltre 4 miliardi di asset under management. Gli ultimi mesi hanno visto una performance decisamente importante su questi strumenti grazie all’associazione delle aziende che compongono il paniere tematico al pacchetto di investimenti infrastrutturali che vorrebbe mettere a terra il Presidente Biden. E la gestione dell’acqua è sicuramente ai primi posti con 55 miliardi di dollari che dovrebbero essere collegati ai progetti. Le società che compongono gli ETF appartengono a diverse categorie. Ci cono utilities generiche, aziende impegnate nella purificazione delle acque, altre impegnate nella gestione efficiente della risorsa, altre ancora nelle alte tecnologie di lavorazione a scopo industriale.
Investire sull’acqua: i 3 ETF presenti in Borsa Italiana
Sulla Borsa Italiana sono quotati in questo momento tre ETF tematici sull’acqua. Due di questi, l’iShares Global Water e il Lyxor World Water, sono dei veri e propri giganti con oltre 2 miliardi di euro di capitalizzazione il primo e 1 miliardo il secondo. Il terzo ETF che si sta facendo largo anche con buoni risultati è L&G Clean Water, il più conveniente anche in termini di costi essendo inferiori allo 0,5% annuo.
L’ETF di iShares (ISIN IE00B1TXK627) replica l’investimento dell’indice S&P Global Water composto dai 50 titoli azionari più grandi e liquidi di tutto il mondo che sono impegnati nell’economia idrica. Quando parlavo di promesse mantenute, ma senza risultati stellari, mi riferivo al confronto di questo investimento negli ultimi 10 anni con quello di un normale ETF iShares MSCI Core World. L’ultima decade ha offerto agli investitori di quest’ultimo ETF un rendimento annuo composto del 14,3% mentre investire in acqua ha generato un punto in più all’anno (dati al 15 ottobre 2021).
Il problema di questi ETF tematici rimane sempre quello della concentrazione. I primi 10 titoli rappresentano il 55% del portafoglio complessivo con American Water e Xylem che occupano assieme il 20% del totale. Stati Uniti che coprono geograficamente la metà dell’ETF seguiti da UK (15%), Francia (10%) e Svizzera (8%). Equamente distribuiti a livello settoriale industriali e utility con quote residuali di tecnologici e materials.
Non dissimile l’andamento di un altro ETF storico sull’acqua, quello emesso da Lyxor. Il rendimento annuo composto degli ultimi 10 anni supera di appena 30 punti base la performance annua di iShares. Merito di un costo più basso di 5 centesimi ma anche di un indice di riferimento diverso (World Water Index). Le caratteristiche generali rimangono comunque le stesse di iShares.
Investire sull’acqua con due Certificati quotati a Piazza Affari
Per chi vuole ottimizzare l’aspetto fiscale dell’investimento esistono anche dei certificate d’investimento quotati sui mercati SeDeX ed Euro TLX di Borsa Italiana. Tra questi ricordo l’Aqua Index emesso da Vontobel a fine del 2019 (ISIN DE000VE2TG69) la cui esposizione è globale con un peso del 57% di aziende attivo nel mondo del trattamento e della depurazione dell’acqua quotate negli Stati Uniti. Seguono UK al 7% e Italia al 6%. Dal suo lancio avvenuto a 100 euro per Certificato a oggi lo strumento ha maturato una performance positiva del 55,47%. Di questo, il 25,91% da inizio 2021 e il 41% negli ultimi 12 mesi.
E il Tracker Certificate sul BNP Paribas Global Water Total Return Index (ISIN XS2348171245), che replica il movimento dei prezzi di 50 delle più grandi società impegnate nel settore idrico. L’indice, con cadenza semestrale, rivede la propria composizione sulla base di 3 specifiche variabili, ognuna della quale contribuisce al punteggio aggregato: fondamentali economici, capitalizzazione di mercato e correlazione delle attività al settore idrico. In particolare, i fondamentali sono esaminati sotto le lenti della redditività, delle prospettive di crescita e della valutazione. Il punteggio della liquidità invece è basato sul volume medio giornaliero degli scambi su 60 giorni e sulla capitalizzazione di mercato. Infine, la percentuale tematica è basata sul punteggio assegnato alle prestazioni dell’azienda direttamente collegate alla tematica. L’indice è globale ma sovrappesato sugli Stati Uniti (63%), seguiti da Regno Unito (11%), Italia (4,5%) e Irlanda (4,3%). Le italiane presenti nel basket sono A2A ed Hera.
In chiusura possiamo quindi dire che il trend dell’acqua non è una moda, ma un qualcosa che da anni sta seguendo l’andamento del mercato generale con un premio per il rischio aggiuntivo. Tematico sì, ma con solidi fondamentali pur con il vizio di una diversificazione non sempre elevata.