Italia: in arrivo un fondo sovrano, ecco dove investirà - Borsa&Finanza

Italia: in arrivo un fondo sovrano, ecco dove investirà

Italia: in arrivo un fondo sovrano, ecco dove investirà

Anche in Italia ci sarà un fondo sovrano. giovedì 18 maggio il ministro per le imprese Adolfo Urso presenterà al Consiglio dei ministri una legge quadro che mira a creare un fondo per sostenere il made in Italy. Ciò si inserisce in un disegno più ampio che riguarda anche la scuola, con l’istituzione di licei volti a rispondere alla carenza di lavoratori qualificati nel settore del lusso e del design in Italia. L’intervento nel campo della formazione avrà lo scopo di far assumere le competenze che occorrono per la crescita delle imprese. In tale ambito, ci sarà una stretta collaborazione con le Regioni già a partire dal prossimo anno per attivare i nuovi corsi in tutti i principali distretti industriale italiani.

La legge punterà tra l’altro a rendere più fluida la burocrazia italiana, promuovendo nel contempo “l’uso di prodotti nazionali nell’ambito delle varie filiere e un pacchetto di misure per rafforzare la lotta alla contraffazione e la concorrenza sleale, rafforzando i percorsi di tracciabilità e inasprendo le sanzioni”. La proposta arriva pochi giorni dopo l’annuncio da parte del governo francese del lancio di un fondo che collaborerà a un programma d’investimento da 2 miliardi di euro della società di private equity InfraVia Capital Partners per rafforzare l’accesso dell’Europa ai minerali essenziali per la transizione energetica. La Francia contribuirà al progetto con 500 milioni di euro.

 

Italia: ecco come funzionerà il fondo sovrano

L’obiettivo del fondo sovrano italiano sarà quello di attirare fino a 1 miliardo di euro nella prima fase da parte di Cassa Depositi e Prestiti – che ricordiamo è controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze con l’82,77% delle azioni – ed eventualmente dalle Casse previdenziali dei professionisti. Il fondo servirà poi a far confluire denaro da parte dei grandi investitori istituzionali del Paese, come fondi pensione, assicurazioni e altri enti pubblici e privati. Il denaro raccolto sarà investito in due tipologie di imprese: una che riguarda le aziende definite “ad alto potenziale” e una riferita alle società che “in ragione della rilevanza sistemica raggiunta possano generare importanti esternalità positive per il Paese e ridurre i costi di coordinamento tra gli attori delle filiere coinvolte”.

Il fine ultimo sarà quello di agevolare l’approvvigionamento delle materie prime necessarie sia per soddisfare il fabbisogno energetico e sia per favorire la transazione ecologica e digitale in tema in particolare di terre rare. In questo modo, l’Italia si sgancerebbe dalla dipendenza energetica esterna, limitando il peso della Cina in varie aree che vanno dai semiconduttori alle tecnologie energetiche verdi.
L’entrata in vigore del fondo sovrano richiederà alcuni passaggi normativi, come la predisposizione di un decreto attuativo da parte del MEF di concerto con il MIMIT, per definire i criteri d’investimento tenuto conto della normativa europea sugli aiuti di Stato.

Il fondo può aiutare “a garantire che i campioni in alcuni settori rimangano di proprietà italiana”, ha affermato Matteo Lunelli, che dirige l’associazione dell’industria del lusso Altagamma. “Siamo su un percorso che va verso l’aggregazione, è un percorso importante perché i grandi gruppi sono quelli che riescono ad essere efficaci nella competizione internazionale”.

 

Si realizza l’idea di Meloni?

L’idea di un fondo sovrano che puntasse sulle aziende strategiche italiane è stata avanzata dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a margine del Consiglio europeo di febbraio. La premier sostenne che un fondo sovrano sarebbe utile per far sì che le imprese mantenessero la competitività nel sistema. “Bisogna aiutare il nostro sistema produttivo in maniera tale da non creare disparità all’interno del mercato unico e quindi, per esempio, continuiamo a ritenere che immaginare un fondo sovrano per sostenere le imprese e lavorare sulla piena flessibilità dei fondi esistenti debbano essere questioni da discutere e da mettere sul piatto”, aveva affermato Meloni.

AUTORE

Johnny Zotti

Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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