JETP: cosa sono e come funzionano - Borsa&Finanza

JETP: cosa sono e come funzionano

JETP: cosa sono e come funzionano

L’esigenza di eliminare le centrali a carbone e dare un colpo decisivo alla transizione energetica ha portato allo sviluppo di importanti progetti conosciuti come JETP. Vediamo quindi di saperne di più entrando nei dettagli e mettendo in luce quali sono stati i Paesi più attivamente coinvolti.

 

JETP: cosa sono

Gli JETP sono l’acronimo di Just Energy Transition Partnership e riguardano accordi per il clima su base finanziaria mirati a disattivare le centrali elettriche a carbone, in modo da favorire un passaggio a un ecosistema più sostenibile incentrato sulla bassa emissione di carbonio. In sostanza, le nazioni più ricche finanziano un Paese in via di sviluppo che dipende dal carbone in modo da favorirlo in un percorso verso l’eliminazione graduale del combustibile e verso la transizione a un’energia più pulita, tenuto conto sempre degli impatti a livello sociale. La transizione deve essere “giusta”, ossia i lavoratori e la comunità devono trarre vantaggio dalla riqualificazione, dal miglioramento delle competenze e dalla creazione di posti di lavoro.

Gli JETP possono essere finanziati attraverso sovvenzioni, prestiti o investimenti. Tra i principali soggetti economici che operano attivamente vi sono l’International Partners Group (IPG) e il Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ). L’IPG è formato da Giappone, Stati Uniti, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, UE e Regno Unito. Il GFANZ include le banche di sviluppo multilaterali e nazionali e agenzie finanziarie come HSBC e Citi Bank.

 

Ecco le partnership stabilite finora

Il progetto JETP parte dal Sudafrica nel 2015 attraverso un piano per combinare obiettivi climatici e sviluppo sostenibile. In quel periodo era molto difficile parlare in quell’area di transizione energetica, poiché lo sviluppo delle energie rinnovabili trovavano la ferma opposizione di Eskom, l’utility energetica statale che dominava il settore attraverso il carbone. Tuttavia, il settore era dilaniato da frequenti interruzioni di energia, oltre che da debiti elevatissimi. Per ragioni di efficienza e finanziarie, quindi, necessitava di una profonda riforma che rivedesse i piani energetici nazionali e soprattutto aprisse a obiettivi climatici di altro spessore. Così il Governo sudafricano e Eskom si sono impegnati a una revisione del sistema.

Il primo JETP fu stabilito in occasione del COP26 del 2021 tra Stati Uniti, Germania, UE e Sudafrica, con cui è stato assunto l’impegno di stanziare 8,5 miliardi di dollari subordinatamente alla presentazione di un progetto di riduzione dell’utilizzo di carbone. Il Sudafrica ha pubblicato il suo piano di attuazione che dovrebbe prevenire fino a 1-1,5 gigatonnellate di emissioni dall’atmosfera nei prossimi 20 anni.

Tutto ciò ha aperto le porte ad altri JETP. Il secondo in ordine cronologico ha coinvolto l’Indonesia ed è stato annunciato al vertice del G20 di Bali nel novembre 2022. L’Indonesia fa parte di quei Paesi della sfera Asia-Pacifico più inquinanti, ma che necessitano di supporto finanziario per ridurre drasticamente le emissioni di CO2 in linea con gli obiettivi sul cambiamento climatico concordati tra i vari Paesi a livello internazionale. Il problema è che la domanda di energia nel Paese cresce a dismisura e c’è da fare i conti con un fabbisogno in costante incremento. Per questo, il Paese asiatico riceverà inizialmente 20 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici e privati nei prossimi 3-5 anni. Nel febbraio 2023 l’Indonesia ha avviato il segretariato per il partenariato per una transizione energetica giusta.

Più complicata è stata la situazione del Vietnam, a causa dell’arresto dei principali attivisti sul clima che ha fatto pensare a un abbandono definitivo dei piani di cui si discuteva da tempo. Il JETP del Vietnam è stato annunciato nel dicembre 2022 dopo un lungo processo di negoziazione e comporterà un fondo iniziale per i prossimi 3-5 anni di 15,5 miliardi di dollari. Il Vietnam dovrebbe pubblicare il suo piano di mobilitazione delle risorse JETP entro novembre 2023.

Recentemente è stato invece il turno del Senegal, che ha lanciato uno JETP insieme a Germania, Francia, Unione Europea, Regno Unito e Canada. L’accordo consentirà di mobilitare a partire da quest’anno e per un periodo iniziale di 3-5 anni, circa 2,5 miliardi di euro di finanziamenti per l’accelerazione alle energie rinnovabili, portando la quota delle stesse al 40% del mix elettrico senegalese entro il 2030. Il Senegal dovrà preparare entro dodici mesi un piano che identificherà gli investimenti necessari e le opportunità per attuare la sua visione di una transizione energetica giusta ed equa.

Altri Paesi potrebbero entrare in lizza per uno JETP. Tra questi vi è l’India, che brucia più carbone di Sudafrica e Indonesia messi insieme, e con una popolazione in aumento continuo al punto da essere a un passo dal diventare il Paese più popoloso del mondo. Questo significa che Nuova Dehli ha bisogno di qualsiasi risorsa per far funzionare la propria economia e quindi sganciarsi dal carbone è un’impresa più difficile.

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