Merian Global Investors: dollaro più forte, commercio globale sotto pressione
Accordo commerciale sempre più lontano. Dollaro sempre più forte. E quindi, nuova pressione nei confronti della Federal Reserve. Sono queste le previsioni di Merian Global Investors, società indipendente di asset management, dopo il via libera di Pechino alla svalutazione dello Yuan. Per la prima volta dalla crisi finanziaria globale la valuta cinese ha superato la soglia dei 7 Yuan per Dollaro, ai minimi da dicembre 2008. Mantenere l’ancoraggio della divisa era visto come una prerogativa chiave per un qualsiasi successo nei negoziati commerciali con Washington, ma la mossa del Presidente Usa Donald Trump di aggiungere dazi ulteriori ai rimanenti 300 miliardi di dollari di importazioni (da settembre) è stata vista quasi come uno scacco al Re da parte del colosso asiatico, che ha deciso così di passare al contrattacco.
VERSO UN APPREZZAMENTO DEL DOLLARO (MA NON OGGI)
Quali possono essere le implicazioni? Secondo Nick Wall, co-gestore del fondo Merian Strategic Absolute Return Bond, la conseguenza più ovvia è che l’accordo commerciale diventi sempre più improbabile nel breve termine. In verità, dopo gli incontri di luglio che si sono svolti a Shanghai, tutto rimarrà fermo fino a settembre, mese in cui un nuovo tavolo verrà convocato, stavolta, a Washington. Di sicuro non si ripartirà con i migliori auspici, anche in virtù del recente ordine rivolto alle aziende cinesi, da parte di Pechino, di bloccare le importazioni di prodotti agricoli statunitensi. In secondo luogo, continua Nick Wall, questa correzione non farà che rafforzare il dollaro. E un apprezzamento del biglietto verde, sul lungo periodo, rischia di danneggiare il resto del mondo, che ha sottoscritto molti prestiti nella valuta di riserva. Insomma: un’ulteriore stretta del biglietto verde e una conseguente maggiore volatilità valutaria sono piuttosto elevati, anche se nella giornata di oggi, va detto, la valuta che si sta apprezzando maggiormente è l’Euro, che ha sta per raggiungere l’1,12 nei confronti del Dollaro, nonostante gli indici Pmi dell’Eurozona abbiano registrato un rallentamento nel mese di luglio, seppur ancora in espansione.
COSA FARA’ LA FED?
La terza implicazione è di tipo deflazionistica. Prosegue l’analista di Merian Global Investors: “La forza dello Yuan implicava che il Paese importasse parte della deflazione mondiale. Ciò mette ancora più pressioni sulla Federal Reserve”. Lo stesso Donald Trump, proprio nella giornata oggi, ha attaccato nuovamente la Fed su Twitter affinché allenti ulteriormente la politica monetaria, stavolta con un intervento più deciso rispetto a quello del 31 luglio, in modo da facilitare la discesa del Dollaro. Secondo Nick Wall, la curva, gli scambi commerciali e il dollaro dovrebbero essere i parametri chiave a cui la Fed dovrebbe guardare, e non i rallentamenti sul fronte dei dati macroeconomici domestici americani. I Fed Funds prevedono un nuovo taglio dei tassi da parte della Fed per 60 punti base entro la fine dell’ anno. Ma conclude Wall, un intervento di questa portata potrebbe anche non essere sufficiente.
China dropped the price of their currency to an almost a historic low. It’s called “currency manipulation.” Are you listening Federal Reserve? This is a major violation which will greatly weaken China over time!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 5, 2019