Smentita dell’Arabia Saudita sulla volontà di aumentare il taglio della produzione a 1,7 mln di barili. Petrolio oltre i 59 $ all’apertura di Wall Street. Decisivi i condensati russi
Il minimo di giornata, il petrolio, lo ha raggiunto poco prima delle 15, quando è arrivata la smentita da parte dell’Arabia Saudita di essere pronta a firmare per altri 500 mila barili al giorno di tagli alla produzione. In quel preciso instante, il greggio ha abbandonato l’area appena sotto i 59 dollari al barile, per riportarsi poco sopra quota 58. A dire la verità, sembrava che tale proposta fosse partita proprio da Ryad. Ma un funzionario anonimo del petrolio saludita avrebbe rivelato a un network Usa che, da parte loro, non c’è mai stata nessuna proposta. Il minimo intraday è stato abbandonato qualche istante dopo. E all’apertura di Wall Street, il Wti si è riportato a 58,96 $ al barile, per poi agganciare il massimo di 59,1, che non raggiungeva dal 23 settembre scorso.

Grafico Wti by TradingView
4 scenari: taglio a 1,7 mln di barili al giorno inclusi i condensati russi petrolio a 62$
Come per le trattative tra Usa e Cina, bastano anche solo voci di corridoio da Vienna per modificare l’andamento del petrolio nei due giorni, oggi e domani, in cui si terrà il vertice Opec tra i paesi produttori ed esportatori di petrolio e alleati (Opec +). Gli scenari possibili, al momento, sono sostanzialmente quattro.
1- Il primo prevede la conferma del taglio della produzione da 1,2 milioni di barili fino a marzo 2020, ipotesi che verrà discussa domani. Alla quota dei tagli verrebbero esclusi i condensati russi. Se così fosse, il petrolio potrebbe scendere a 56 dollari al barile, rimanendo all’interno della solida barriera di volumi costruita in questi mesi, tra i 51 e i 58 $.
2- Il secondo scenario, al contrario del primo, prevede l’inclusione nella quota del taglio alla produzione di 1,2 milioni di barili, anche i condensati russi. In tal caso, non è escluso un ribasso meno consistente da parte del petrolio, attorno ai 57 dollari al barile.
3. Se l’ipotesi, smentita come detto poco fa dall’Arabia Saudita, di un aumento del taglio alla produzione fino a 1,7 milioni di barili al giorno fino a dicembre dovesse essere comunque confermata, condensati russi compresi, il petrolio potrebbe schizzare sopra i volumi tracciati in questi mesi, superando abbondantemente la soglia dei 58 e arrivando fino a 62 dollari al barile, valori che mancano dall’attacco alle raffinerie di Saudi Aramco, e prima ancora dal mese di maggio.
4. Meno forte sarebbe il rialzo del greggio se il taglio della produzione fino a 1,7 milioni di barili al giorno non prevedesse i condensati russi. A quel punto, il petrolio potrebbe mantenersi si livelli attuali, o salire fino a 60 dollari.

Grafico Wti 30 minuti by TradingView
Arabia Saudita, attacco a Iraq, Nigeria e Russia
La decisione, che potrebbe essere già pronunciata stasera alle 18 se dovesse tenersi la prima conferenza stampa, per ora non ancora confermata ufficialmente, avrà senz’altro molte implicazioni tecniche. Nella seduta odierna sono stati già superati i massimi della vigilia, ma non è escluso possa essere un falso segnale. Intanto, dall’Opec di Vienna, emerge che la delegazione dell’Arabia Saudita sarebbe molto infastidita nei confronti di Nigeria, Russia, Iraq e Venezuela, quest’ultimo paese tra i promotori dell’aumento dei tagli a 1,7 milioni di barili al giorno, colpevoli di non rispettare i tagli previsti attualmente, e cioè 1,2 milioni di barili da mantenere fino a marzo 2020.