Negli ultimi due mesi i prezzi dell’oro sono saliti del 14%, con il conseguente calo dei rendimenti dei Treasury e l’aumento della domanda per gli asset considerati “sicuri”, secondo Nitesh Shah, Director – Research, Wisdom Tree.
Secondo l’analista, i prezzi dell’oro saliranno a 1,550 usd l’oncia nel 2° trimestre del 2020, in aumento rispetto ai 1.500 usd l’oncia di metà agosto 2019.
Le crescenti tensioni commerciali tra gli Usa e la Cina hanno innervosito i mercati, rafforzando così la domanda di asset “rifugio”. Sia il mercato che l’amministrazione Trump sembrano avere forzato la mano della Federal Reserve (Fed) per allentare la politica monetaria. Le incertezze dell’amministrazione Trump sul fronte commerciale hanno indotto la Fed ad apportare un taglio ai tassi di tipo cautelativo e ci si aspetta altri tagli nel corso dell’anno che probabilmente terranno bassi i rendimenti dei Treasury Usa.
Attualmente, il posizionamento speculativo nel mercato dei future sull’oro è molto alto: 346mila contratti netti long, secondo i dati della Commodity Futures Trading Commission (cftc), una cifra vicinissima al picco storico registrato nel luglio del 2016. Il sentiment dei mercati nei confronti dell’oro è cambiato molto rapidamente in un breve lasso temporale – basti pensare che nel novembre del 2018 il posizionamento speculativo era netto corto. Alla luce di questo, sempre secondo Nitesh Shah, è previsto un calo dei contratti netti lunghi su una cifra più modesta, 120mila, poiché il posizionamento non è mai rimasto così alto e così a lungo come oggi.
Con uno scenario di base conservativo, le posizioni speculative si avvicinano alla media di lungo periodo ma se dovessero restare elevate come oggi fino al 2° trimestre del 2020 il prezzo dell’oro si avvicinerà ai 1.815 usd l’oncia, prosegue il money manager.
Sono molteplici i rischi finanziari e geopolitici che hanno spinto a livelli elevati le posizioni dei future sull’oro:
- La rottura dei negoziati commerciali tra gli Usa e la Cina.
- I mercati temono che l’allentamento di politica monetaria adottato dalla Fed sia un errore, vista la rigidità del mercato del lavoro e il mancato calo dell’inflazione.
- Le maggiori probabilità di una “hard Brexit” con un nuovo Primo ministro in Regno Unito.
- L’escalation delle tensioni in Medio-oriente poiché l’Iran continua ad arricchire l’uranio superando i limiti consentiti dall’accordo sul nucleare. Gli attacchi alle navi che attraversano lo Stretto di Hormuz – tramite il quale passa un terzo del petrolio mondiale trasportato via mare– hanno aggravato le tensioni nella regione dopo che l’amministrazione Trump ha applicato delle sanzioni punitive nei confronti di Teheran.
- L’attività economica dell’Argentina e la nuova crisi dei mercati azionario/obbligazionario.
- La nuova incertezza politica in Italia con la proposta del voto di sfiducia per il Primo ministro in carica.
- I disordini di Hong Kong, in risposta ad una nuova legge sull’estradizione forzata che ha acceso la richiesta di una riforma democratica più ampia.
Se le tensioni geopolitiche dovessero aggravarsi ulteriormente, il posizionamento speculativo potrebbe aumentare ancora di più. Se le posizioni dovessero salire a 400mila contratti netti lunghi, i prezzi dell’oro potrebbero salire a 1.875 usd l’oncia, vicinissimi al prezzo più alto di sempre, pari a 1900 usd l’oncia, toccato il 5 settembre del 2011, ha concluso Nitesh Shah.