Sul mercato delle materie prime, oggi le quotazioni dell’oro sono in rialzo dello 0,5% a 1.841 dollari l’oncia. Trovano così conferma il mantenimento dei corsi sopra la soglia psicologica dei 1.800 dollari. Gli investitori sembrano orientati a un ritorno di fiamma nei confronti del metallo prezioso dopo un 2021 in surplace. Adesso infatti sembrano più decisi a puntare sul bene rifugio per eccellenza vista le condizioni generali a tutti i livelli poco tranquillizzanti.
I mercati azionari sono sotto un’alluvione di vendite determinate soprattutto dalle attese di rialzo dei tassi della Federal Reserve. Questa settimana la Banca Centrale americana si riunirà nel consueto meeting mensile e da lì si capiranno molte cose sulle sue reali intenzioni sul fronte tassi a partire della prossima primavera. Il costo del denaro dovrebbe aumentare a marzo, ma i segnali che il mercato cercherà di captare saranno quante strette vedremo da qui alla fine dell’anno. L’aumento dei rendimenti in teoria dovrebbe allontanare gli investitori dal metallo giallo, perché aumenta il costo opportunità di detenere un asset non redditizio come l’oro . Tuttavia, in questo caso la restrizione è indice di contenimento dell’inflazione, verso cui l’oro fornisce copertura per tradizione in quanto non perde di valore intrinseco.
Tutto questo si aggiunge al contesto geopolitico che traccia uno scenario poco edificante con la possibile invasione della Russia in territorio ucraino. La cosa potrebbe degenerare in una crisi energetica dai risvolti non proprio positivi sul versante inflazionistico, oltre a una instabilità generale che va a contaminare i mercati. Tutti argomenti questi che favoriscono il rilancio delle quotazioni dell’oro.
Oro: l’ETF SPDR Gold Shares ai più grandi afflussi dal 2004
Un segnale rialzista che l’oro ha ricevuto in questo momento riguarda il più grande afflusso netto di denaro verso il fondo SPDR Gold Shares dal 2004, anno della sua quotazione. Si conta che nel 2022 nell’ETF sono confluiti 1,63 miliardi di dollari, con 27,6 tonnellate di lingotti solo nella giornata di venerdì 21 gennaio. Questo è un aspetto da non trascurare assolutamente, visto che l’anno scorso l’ETF ha registrato il suo più grande deflusso annuale dal 2013.
SPDR Gold Shares aveva risentito infatti della perdita di appeal della materia prima determinata dalla politica anti-pandemica delle Banche centrali che ha determinato la tenuta dei tassi a zero o addirittura negativi. Ciò aveva allontanato gli investitori dal fondo indirizzandoli verso opportunità d’investimento più orientate al rischio e quindi a rendimenti attesi più invitanti.
Secondo Robin Tsui, gold strategist in Asia Pacifico presso State Street Global Advisors, agente di marketing per SPDR Gold, l’attrattiva per l’oro come bene rifugio è aumentata recentemente grazie soprattutto a 3 fattori: l’impennata della volatilità sul mercato azionario, l’escalation delle tensioni geopolitiche e il crollo dei prezzi delle criptovalute.
Proprio l’andamento del mercato crittografico certifica ancora una volta come l’oro e le valute digitali non possano considerarsi un surrogato l’uno delle altre, dal momento che sembrano seguire dinamiche diverse. Il metallo giallo si rafforza nei momenti di maggiore tensione ponendosi in antitesi con quanto accade nei mercati azionari; il rialzo delle criptovalute invece sembra riflettere una propensione al rischio degli operatori di mercato che in questo momento non c’è.