Rendimenti T-Note: 10 anni USA vicino al 2%, dove può arrivare?
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Rendimenti T-Note: 10 anni USA vicino al 2%, dove può arrivare?

Rendimenti T-Note: 10 anni USA vicino al 2%, dove può arrivare?

Il rendimento dei titoli di Stato USA a 10 anni ha toccato quota 1,90% effettuando quello che è il più grande aumento mensile dal 2016 e si avvicina a grandi passi verso la soglia psicologica del 2%. Anche i T-Note a 30 anni hanno avuto un’impennata di rendimenti, saliti al 2,20%, ossia al livello più alto da giugno 2021. 

Gli investitori stanno ormai prezzando il fatto che la Federal Reserve sarà particolarmente aggressiva sul fronte tassi quest’anno, con almeno 4 aumenti previsti. La dinamica delle stime è cambiata velocemente in questi ultimi giorni, rafforzata da alcune dichiarazioni di illustri esponenti della Banca Centrale americana, ma soprattutto dall’ultimo verbale di dicembre che lascia presagire un atteggiamento particolarmente da falco dell’istituto guidato da Jerome Powell. 

L’inflazione non concede tregua ed è apparso chiaro che tutti gli strumenti di politica monetaria dovranno essere azionati per evitare che nel Paese si manifestino fenomeni di stagflazione come alcuni presagiscono, tipo gli analisti di Bank of America.

 

Rendimenti T-Note USA a 10 anni: dove arriveranno per gli analisti

Rendimenti così alti stanno creando scompiglio nei mercati finanziari, con gli investitori che comprano dollari e si mettono in fuga da quelle azioni come le tech, particolarmente sofferenti di fronte ad alti tassi d’interesse. Anche le criptovalute avvertono le conseguenze negative di un clima poco disteso, mentre la volatilità misurata dall’indice della paura, il VIX, ha raggiunto il livello massimo dell’ultimo mese. 

Ma dove potranno realmente arrivare i rendimenti obbligazionari? Sembra scontata a questo punto una corrispondenza biunivoca con il comportamento della Fed sui tassi e tra tale comportamento e le dinamiche inflazionistiche. Damien McColough, capo della ricerca sul reddito fisso presso Westpac Banking Corp. a Sydney, dà ormai per certo che i T-Note decennali varchino la soglia del 2%. L’esperto tuttavia sottolinea che la svendita dei titoli di Stato rallenterà per poi riprendere il suo corso una volta che la Banca Centrale a stelle e strisce avrà fatto il suo primo aumento in primavera. 

Ancora più severo nell’analisi Gary Dugan, Amministratore Delegato del Global CIO Office di Singapore, che vede i rendimenti arrivare comodamente al 3%, considerando che l’inflazione non si arresta e la Fed ormai è sul piede di guerra per combatterla. In un impeto di pessimismo, Dugan ritiene addirittura possibile che vi siano incursioni fino al 4% se il contesto dovesse ulteriormente deteriorarsi a livello inflattivo. 

Di opinione diversa invece Mamoru Shimode, chief strategist di Resona Asset Management, che non si aspetta rendimenti del Tesoro oltrepassare la soglia del 2% in maniera stabile, perché un aumento prolungato potrebbe spingere la Fed a intervenire per rassicurare i mercati. A supporto di tale tesi, vi sarebbe da aggiungere che l’istituto monetario sta monitorando con attenzione quanto succede sul versante Covid-19 e su come la variante Omicron potrà impattare sull’economia e in modo particolare sull’occupazione, parametro fortemente vivisezionato dalla Banca.

 

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