Recentemente Amazon ha annunciato lo split azionario con un rapporto 20:1, il che significa che gli azionisti riceveranno 19 nuove azioni per ognuna detenuta. Solitamente un’operazione di questo tipo comporta una crescita di valore del titolo in Borsa per effetto del fatto che il prezzo unitario si riduce e in questo modo attrae un numero maggiore di investitori. In media nei successivi 3 mesi dal frazionamento azionario le società quotate guadagnano quasi l’8% in Borsa, contro poco più del 2% dell’S&P 500. Negli ultimi 20 anni tuttavia non sono state molte le operazioni di questo tipo, ancor più riguardo le aziende che fanno parte del Dow Jones che devono attenersi a determinati criteri di prezzo. Ma vediamo di sapere di più sullo split delle azioni rispondendo a 8 domande.
Cos’è uno split azionario?
Uno split azionario non è altro che la suddivisione delle azioni in circolazione in un numero maggiore grazie a nuove emissioni. Ciò vuol dire che se vi è un frazionamento 5 a 1, ogni azionista riceverà 4 nuove azioni per ognuna detenuta. Il prezzo originale del titolo ovviamente non rimarrà lo stesso, ma verrà diviso per 5, di modo che la capitalizzazione di mercato rimanga la medesima. Se quindi un’azione quota 1.000 dollari e ve ne sono 50.000 in circolazione, dopo lo split varrà 200 dollari con 250.000 pezzi che verranno scambiati nel mercato.
Perché viene fatto lo split azionario?
Solitamente l’obiettivo è quello di dare la possibilità a un numero maggiore di investitori di acquistare le azioni, il cui accesso sarebbe più difficoltoso con un prezzo unitario elevato. Un conto è spendere 150 dollari per un’azione Amazon, un altro è sborsarne 3.000. In questa maniera più trader entrano a mercato e più cresce il valore di mercato del titolo. Tuttavia, questa ragione viene meno oggi che vi sono moltissimi broker che danno la possibilità di acquistare frazioni di azioni.
Amazon ha effettuato lo split anche per rendere più fluido il sistema dei compensi ai dipendenti, una volta che ha più che raddoppiato lo stipendio a molti funzionari aziendali. L’e-commerce, come pure Google che ha fatto la stessa operazione nel mese di febbraio, potrebbe essere mossa dalla motivazione di entrare a far parte dell’indice Dow Jones, che pondera le azioni in base al prezzo e non alla capitalizzazione dell’azienda.
Cosa succede al dividendo?
Il dividendo della società dovrebbe rimanere costante, salvo decisioni diverse da parte del Consiglio di Amministrazione. In sostanza, un pagamento della cedola di 1 dollaro per azione scenderebbe a 20 centesimi dopo uno split azionario 5 a 1.
Cosa succede al valore delle opzioni?
I contratti delle opzioni vengono rimodulati per tenere conto della suddivisione delle azioni. Il valore di ogni contratto rimane lo stesso, cambia solo il prezzo e il numero di titoli sottostanti. In uno split 5 a 1 un’opzione call, che prima copriva 100 azioni con uno strike price di 50 dollari, ora copre 500 azioni con un prezzo di esercizio di 10 dollari.
Cosa succede alle frazioni di azioni?
Non cambia nulla rispetto al valore unitario delle azioni. Nel nostro esempio di split 5 a 1, chi deteneva prima un quinto di azione, si ritrova a possedere un’azione intera con un prezzo ovviamente 5 volte inferiore rispetto al periodo pre-split.
Cosa succede alla capitalizzazione dell’azienda?
Anche qui non cambia assolutamente nulla. Vi sono solamente più azioni in circolazione con un valore unitario inferiore, ma il valore di mercato complessivo rimane inalterato. Altro discorso è il fatto che poi la capitalizzazione cresca con l’avvento di nuovi investitori attirati da un prezzo più basso.
Cosa comporta per il mercato azionario?
La suddivisione non ha alcun impatto su indici come l’S&P 500 e il NASDAQ, che sono ponderati in base alla capitalizzazione delle aziende, la quale rimane la stessa dopo lo split. Discorso diverso invece per il Dow Jones, la cui ponderazione è effettuata in funzione del prezzo unitario delle azioni e quindi il frazionamento avrà una certa influenza al suo interno. Infatti, un prezzo più basso significa che le oscillazioni giornaliere del titolo incideranno di meno sulla variazione dell’indice. E questo potrebbe allargare il divario delle performance tra l’indice dei 30 titoli e gli altri benchmark che seguono un’altra ponderazione.
Quanto è attuato lo split azionario oggi?
Negli ultimi anni la moda dello split azionario si è persa diffusamente e sono sempre meno quelli che vi ricorrono. Nel 2020 si sono segnalate alcune grandi realtà tecnologiche come Apple, che ha suddiviso le azioni con un rapporto 4 a 1, e Tesla che l’ha seguita attuando un frazionamento 5 a 1. A febbraio 2022 è stata invece Google tra le big tech che ha deciso per uno split 20 a 1.
Alcuni grandi conglomerati hanno invece posto il veto assoluto. Una di queste è Berkshire Hathaway, le cui azioni di classe A sono negoziate a 485.000 dollari. Per la verità, il gruppo guidato da Warren Buffett ha effettuato una suddivisione per le azioni di classe B nel 1996 e nel 2010.
Uno dei motii per cui le società erano maggiormente predisposte a dividere le proprie azioni in passato è dato dal fatto che non vi era la possibilità come oggi di acquistare frazioni di azioni e quindi l’accesso diveniva più limitato per gli investitori retail con prezzi alti. Inoltre vi era una ragione legata alle commissioni, che divenivano meno elevate quando si acquistavano lotti maggiori. Oggi questo problema non esiste quasi più, perché le piattaforme online si sono uniformate a basse o nulle tariffe di negoziazione.