I tassi ipotecari sono arrivati al livello più alto da oltre un decennio negli Stati Uniti, dopo un lungo periodo in cui i mutuatari per l’acquisto di una casa hanno potuto approfittare di oneri esigui. Quando è scoppiata la pandemia a marzo 2020 la politica largamente accomodante della Federal Reserve ha aiutato il mercato immobiliare a risollevarsi. Infatti, tenendo il costo del denaro a zero, la Banca Centrale ha permesso che i tassi applicati alle richieste di mutuo fossero ultra bassi e questo ha spinto gli americani ad aumentare la domanda nonostante i prezzi delle case fossero in crescita. All’inizio del 2021 chiedere un mutuo ipotecario a 30 anni comportava un pagamento di un tasso fisso appena del 2,65%, livello minimo degli ultimi anni.
Lo scenario si è completamente rovesciato allorché la Fed ha operato una svolta da falco nella sua politica monetaria, nel tentativo di arrestare la corsa dell’inflazione. Questo ha generato una crescita di quasi 2 punti percentuali dei tassi ipotecari da inizio gennaio 2022 e, con le prospettive di rialzo del costo del denaro da parte dell’istituto centrale, è molto probabile che tali tassi cresceranno ancora lungo il corso dell’anno. Adesso gli acquirenti di case devono affrontare costi per i mutui richiesti che vanno dal 5% al 6%. Uno shock se si pensa che per lungo tempo si erano abituati a tassi ben al di sotto la soglia del 4%. In base ai dati della Federal Reserve Bank di Atlantia, in media una famiglia americana lo scorso anno aveva bisogno del 29,2% del proprio reddito per coprire i pagamenti mensili generati dall’acquisto di una casa; oggi invece necessita del 34,9% del reddito.
Mutuatari: le contromisure per tassi ipotecari più alti
I mutuatari stanno cercando di ricorre a delle contromisure, in questo nuovo contesto. Molti ad esempio stanno versando acconti più alti per ridurre l’importo da finanziare, in modo che i tassi più alti pesino di meno sulle rate periodiche da pagare. Quelli che acquistano direttamente dal costruttore cercano di bloccare i tassi ipotecari odierni piuttosto che rischiare di vedersi applicate tariffe maggiori col passare del tempo e con la prospettiva che i rendimenti sul mercato continuino a crescere nel corso dell’anno.
Secondo i dati forniti dalla Mortgage Bankers Association, negli ultimi 3 mesi sono raddoppiati anche i mutui a tasso variabile, che partono da un rendimento di base più basso, nella speranza che, superato questo periodo di rialzi, nel medio-lungo i tassi tendano a scendere. I mutui a tasso variabile però comportano dei rischi. Ad esempio se un mutuatario non è in grado di vendere o rifinanziare prima di un possibile aumento dei tassi, i pagamenti mensili potrebbero incidere in maniera molto più rilevante sul reddito.