Titoli di Stato: per BlackRock non puntare sull'Europa dell'Est

Titoli di Stato: per BlackRock non puntare sull’Europa dell’Est

Titoli di Stato: per BlackRock non bisogna puntare sull'Europa dell'Est

Investire sui titoli di Stato dell’Europa dell’Est non è una buona strategia di investimento. È questa la sentenza di BlackRock, il più grande gestore patrimoniale del mondo. Il fondo sostiene che in particolare i titoli di Stato della Repubblica Ceca, dell’Ungheria e della Polonia soffriranno dell’aumento dei tassi che le Banche centrali dei 3 Paesi devono adottare per tenere a freno la corsa dell’inflazione. Quest’ultima ormai viaggia a livelli insostenibili, con solo la Repubblica Ceca che ha visto diminuire i prezzi leggermente al 6% nell’ultimo aggiornamento che si riferisce al mese di novembre. Le altre 2 hanno visto schizzare il carovita di diversi punti base.

Ma ad aggravare la situazione ci sarà anche un indebolimento valutario nel 2022 perché la Federal Reserve alzerà a sua volta i tassi d’interesse per sostenere il Dollaro americano. La società d’investimento aggiunge anche che l’inflazione elevata sarà aggravata dalle contrazioni del mercato del lavoro e dalle interruzioni della catena di approvvigionamento. Tutto quanto porterà a rendimenti negativi per gli investitori senza precedenti.

 

Titoli di Stato: meglio Repubblica Ceca di Ungheria e Polonia

In questo momento i titoli di Stato ungheresi stanno perdendo circa il 20% nel 2021, effettuando una valutazione in dollari, mentre quelli polacchi hanno avuto un crollo del 17% e i cechi una discesa del 13%. BlackRock tra i 3 privilegia maggiormente i buoni del Tesoro ceco perché a suo giudizio la Banca centrale del Paese ha manifestato una maggiore credibilità con una guida molto chiara sui tassi.

In Ungheria e Polonia viceversa le politiche monetarie risentono molto della situazione di stallo con l’Unione Europea riguardo l’accesso ai capitali del Recovery Fund e quindi appaiono meno cristalline. Infatti il denaro che arriva dall’Europa costituisce una fetta importante del PIL, esattamente il 5% per l’Ungheria e l’8% per la Polonia. Un congelamento di questi soldi potrebbe avere un impatto sulla crescita consistente, mettendo in difficoltà le finanze dello Stato.

Entrando maggiormente nelle situazioni specifiche, si può dire che Budapest ha fatto parecchio per impedire alla moneta locale di precipitare oltremodo ma, con il quadro inflattivo che vi è nello Stato, il mercato ha bisogno di una sterzata più decisa. Nel 2022 poi ci saranno le elezioni e questo potrebbe essere un motivo per cui la politica fiscale potrebbe ancora mantenersi allentata, nonostante un’inflazione che ha raggiunto il 7,4% su base annuale.

Quanto alla Polonia nell’ultima rilevazione di mercoledì 15 dicembre che si riferisce al mese di novembre, l’indice dei prezzi al consumo risulta del 7,8%. BlackRock sottolinea che il carovita era alto già prima del Covid, ma la Narodowy Bank Polski ha tardato a iniziare il ciclo di rialzi del costo del denaro. Ancora l’inflazione non ha raggiunto il picco a Varsavia, quindi per gli analisti del fondo è molto importante che l’aumento dei tassi continui.

 

AUTORE

Johnny Zotti

Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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