Travel Rule: cos'è e come si applica alle criptovalute - Borsa&Finanza

Travel Rule: cos’è e come si applica alle criptovalute

Travel Rule: cos'è e come si applica alle criptovalute

Dal 1° settembre 2023 è entrato in vigore la Travel Rule anche per le crypto-attività. Il provvedimento approvato dal Parlamento Europeo nel mese di maggio rientra in un pacchetto di misure antiriciclaggio messe in campo dall’Unione Europea e finalizzato a completare il quadro normativo applicabile ai servizi relativi alle valute digitali. L’obiettivo è quello di assicurare il tracciamento dei trasferimenti di criptovalute, con la possibilità che gli operatori blocchino le transazioni sospette che finirebbero per alimentare il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo.

 

Come si è arrivati

Nel corso dell’estate 2022, l’Unione Europea ha definito alcuni importanti accordi riguardanti le normative antiriciclaggio (TFR) e la disciplina delle criptovalute (MiCA). In particolare, il MiCA, acronimo di Markets in Crypto-Assets, rappresenta un insieme di norme mirate a regolamentare il settore delle valute digitali per tutelare l’utente finale e migliorare la stabilità finanziaria. Al riguardo, è stato pensato per diventare lo standard di riferimento a livello mondiale proprio in tema di regolamentazione crypto. Gli incarichi di supervisione degli attori crypto sono affidati principalmente a due organi: ESMA, acronimo di European Securities and Markets Authority; ed EBA, sigla della European Banking Authority. Queste autorità hanno la facoltà di attuare restrizioni, ove necessario, che interessano i fornitori di servizi crypto come gli exchange.

 

Travel Rule: cosa c’è da sapere

La Travel Rule è una regola che finora è stata applicata al settore finanziario inerente ai trasferimenti di denaro. In sostanza, quando vengono spostati fondi dall’ordinante al beneficiario, le informazioni sui due soggetti devono essere incluse nei dati che accompagnano la transazione e conservate da entrambe le parti.

Ora, anche i fornitori di servizi sulle monete virtuali dovranno fornire tali informazioni alle autorità competenti relativamente all’ordinante e al beneficiario. In sostanza, ogni operatore deve verificare l’origine dei fondi in tutte le transazioni in cui è coinvolto e ciò non dipende dall’importo dell’operazione. Quindi, se un certo utente effettua uno spostamento di valute da un wallet custodito presso un exchange, dovranno essere trasferite le informazioni relative all’identità dell’operatore, compreso l’indirizzo del wallet sulla blockchain. Contestualmente, l’exchange del beneficiario dovrà verificare che tutte le informazioni richieste dal regolamento siano state trasferite, accertando giocoforza l’origine dei fondi. Sulla base di ciò, viene valutata l’eventuale applicazione di misure restrittive per contrastare fenomeni di riciclaggio e legati al terrorismo.

Una situazione particolare si ha quanto i wallet sono non custoditi, ovvero le chiavi private sono conservate dagli stessi proprietari. Allorché interagiscono con wallet custoditi, l’operatore che riceve un ammontare di crypto-assets da wallet non custoditi deve ottenere informazioni relativamente all’identità dell’esecutore.

Le disposizioni si applicano anche ai marketplace di non fungible tokens, nel caso in cui gli NFT sono qualificati come crypto-assets ai sensi del regolamento MiCA (Markets in Crypto Assets).

In definitiva, le informazioni sui trasferimenti crittografici si pongono come finalità quella di rendere il sistema più trasparente e tracciabile riguardo le risorse virtuali, permettendo di risalire all’origine dei trasferimenti. È bene precisare che i dati trasmessi sono condivisi esclusivamente tra i fornitori di invio e di ricezione. Quindi, nessun altro entra a conoscenza delle informazioni.

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