La fusione tra UBS e Credit Suisse ha sollevato un mare di polemiche. Gli attori coinvolti e le autorità di regolamentazione hanno sbandierato l’accordo come necessario per evitare guai peggiori. L’aggregazione tra la prima e la seconda banca svizzera sarebbe stata la migliore soluzione, rispetto alle alternative rappresentate dalla vendita di Credit Suisse a entità straniere o dalla liquidazione della società.
Tuttavia sono in molti a non aver digerito bene quanto accaduto e gli aspetti su cui discutere sono parecchi, A partire dall’annullamento di 16 miliardi di franchi di obbligazioni AT1. La decisione della Finma – l’Autorita federale di vigilanza sui mercati della Svizzera – al riguardo ha contravvenuto alla regola generale che vuole che le perdite di un fallimento aziendale siano prima sopportate dagli azionisti e poi dagli obbligazionisti.
Ma ci sono anche questioni di definizioni legali. Marcel Niggli, uno dei più autorevoli professori di diritto penale in Svizzera, ha definito la fusione un “non accordo”, soprattutto in ottica giuridica. L’esperto contesta l’invocazione del diritto di emergenza da parte del governo svizzero visto che i problemi di Credit Suisse erano noti da tempo. “Se non si percepisce l’emergenza come tale ma si sa in anticipo che accadrà, allora non è più una vera emergenza. È una negazione dello stato di emergenza che tu stesso hai dichiarato, una contraddione”.
UBS-Credit Suisse: la perdita di reputazione della Svizzera
La Svizzera nel frattempo ha perso reputazione come hub bancario secondo i gestori degli hedge fund. Il paese è sempre stato “un faro di sicurezza e stabilità” ha commentato Suman Bannerjee, chief investment officer dell’hedge fund Hedonova, ma “l’operazione UBS-Credit Suisse comporta una perdita di reputazione“. Da molti anni la Svizzera si distingueva per avere un sistema bancario fortemente protetto, che si fregiava di un trattamento fiscale vantaggioso e soprattutto era un fortino della segretezza e della protezione degli investitori.
In questo contesto, Credit Suisse era diventata la seconda più grande banca svizzera, proprio alle spalle di UBS, ma nell’ultimo decennio è stata martoriata da una serie di scandali finanziari che hanno determinato multe miliardarie da parte delle autorità di regolamentazione. Ad esempio, nel 2014 l’istituto con sede a Zurigo si è dichiarato colpevole per aver favorito alcuni facoltosi cittadini statunitensi che hanno evaso il fisco. Per questo, la banca ha pagato una multa di 2,6 miliardi di dollari. Un’altra stangata è arrivata nel 2021 da parte della Financial Conduct Authority per 147 milioni di sterline a seguito di alcuni reati finanziari. Nel frattempo, le divisioni della banca accumulavano perdite, meno quella della banca locale che recentemente è stata l’unica a guadagnare. Ad ogni modo, il sistema bancario svizzero “ha ignorato i fallimenti di Credit Suisse e ha giocato un ruolo fondamentale nel non chiedere una risoluzione immediata delle debolezze” secondo Orlando Gemes, socio fondatore dell’hedge fund britannico Fairwater Capital.
UBS-Credit Suisse: le opportunità per gli hedge fund
In tutta questa storia, c’è anche chi vede delle opportunità tra gli hedge fund. Bob Elliott, amministratore delegato di ETF Unlimited, ritiene che l’accordo di salvataggio abbia limitato il contagio e quindi emergeranno opportunità significative a seguito della fusione. Anche Bannerjee vede buone occasioni in alcune aree in ambito bancario. “Nel breve termine c’è l’opportunità di andare lunghi nel settore bancario dei mercati emergenti. I titoli bancari in America Latina, India e Cina sono scesi molto sulla scia della narrativa della crisi e stanno rimbalzando rapidamente. Ci saranno molti acquisti d’occasione”.