I mantra ‘Don’t fight the Fed’ and ‘There is no alternative’ guidano i mercati, che scontano l’accordo parziale fra USA e Cina e il ritorno alla crescita degli utili nel 2020. Ma a che punto è l’economia?
Il meccanismo che ha guidato i mercati negli ultimi mesi può essere visto come un allineamento perfetto di circostanze: misure di politica monetaria e il possibile accordo parziale fra Usa e Cina, con sospensiva delle misure più draconiane attese per dicembre, hanno allontanato gli spettri incombenti di stallo economico globale. Forti di questi migliori auspici, i mercati hanno atteso segnali di stabilizzazione del ciclo, ricevuti sotto forma di Pmi positivi e di tenuta del mercato del lavoro.
Se la fase 1 è in dirittura di arrivo…
Secondo Massimo De Palma Responsabile team Multi Asset Italia di Gam Sgr, la prognosi è stata quindi che l’economia, seppur con qualche comprensibile défaillance indotta dall’incertezza, avesse superato la fase peggiore, in attesa degli effetti dei tagli dei tassi e di un rasserenamento negli scambi internazionali. L’altro pianeta allineato è stato di natura tecnica: i portafogli degli investitori erano mediamente scarichi, dopo la riduzione estiva del rischio azionario, e questo ha propiziato le classiche dinamiche ‘comportamentali’ di inseguimento del trend, con flussi che in poche settimane hanno portato i mercati in un’area di ‘euforia’ (fonte: BofA Merrill Lynch). Il risultato è che gran parte dell’accordo di “fase 1” sui dazi e una robusta crescita degli utili nel 2020, conferma implicita di un prolungamento del ciclo economico, sono già nei prezzi.
…per la fase 2, quella decisiva, è ancora tutto da decidersi
“Il teorema dei mercati ha un’architettura solida, ma giova ricordare che il presupposto fondamentale (l’accordo fra Usa e Cina) non è ancora realizzato e la sua tempistica non è aspetto secondario” spiega De Palma. Che aggiunge: “Ne riceviamo conferma proprio dai dati economici pubblicati di recente. Con ottobre e novembre ormai alle spalle, la stima istantanea della crescita del quarto trimestre (Fed GDPNow Atlanta) al 26 novembre è di +0,4%”. Come dichiarato lo stesso giorno da Robert Kaplan (Fed di Dallas), il quarto trimestre rischia di essere particolarmente debole per via del comportamento delle imprese, che hanno ridotto investimenti e livello delle scorte in risposta alle incertezze geopolitiche.
Maggiore è il ritardo, maggiore è il danno sull’economia mondiale
Il concetto per le Autorità dovrebbe essere chiaro, conclude De Palma, il tempo per un accordo sui dazi non è illimitato e il suo ritardo danneggia seriamente l’economia, rischiando di contagiare le parti finora rimaste sane (lavoro e consumi). Lo stesso concetto, applicato agli investimenti, consiglia di monitorare attentamente i nuovi dati in uscita e i concreti progressi nella trattativa tra Usa e Cina e tra Trump e Xi: “I mercati hanno puntato convintamente su uno scenario, eventuali incagli nel processo o soluzioni che dovessero dimostrarsi tardive potrebbero determinare correzioni anche profonde”.