VIX e MOVE: cosa sono gli indici della paura dei mercati - Borsa&Finanza

VIX e MOVE: cosa sono gli indici della paura dei mercati

VIX e MOVE: cosa sono gli indici che monitorano la paura dei mercati

Quando nei mercati azionari e obbligazionari vi sono grandi incertezze e preoccupazioni, aumenta la volatilità delle quotazioni; pertanto, si ricorre a strumenti come il VIX e MOVE per misurare la paura che gli investitori hanno in quel momento. Entriamo nello specifico degli indici, definendo di cosa si tratta e quanto sono importanti per determinare il sentiment degli operatori nelle varie situazioni.

 

VIX: cos’è e come funziona

Il VIX è stato lanciato dal Chicago Board Options Exchange (CBOE) nel 1993 e misura la volatilità implicita delle opzioni dell’indice S&P 500. Per volatilità implicita si intende l’oscillazione dei prezzi delle azioni per frequenza ed entità in un determinato periodo di tempo futuro. Essa si distingue dalla volatilità storica proprio perché implica una proiezione per il futuro, mentre la storica si riferisce al comportamento dei titoli in passato. Il VIX è conosciuto anche come l’indice della paura dei mercati azionari, perché maggiore è il suo valore più gli investitori sono incerti e spaventati su quanto succederà in futuro e quindi reagiscono nervosamente a una minima variazione dei prezzi.

Il VIX è correlato in maniera inversa rispetto alle quotazioni azionarie. Più queste scendono, più il mercato diventa agitato e più l’indice della paura sale. Il calcolo del VIX avviene ponderando i prezzi delle opzioni call e put sull’S&P 500, ovvero come media ponderata della volatilità implicita di un paniere di opzioni a 30 giorni sul benchmark americano. Quindi, in sostanza, il VIX rappresenta una previsione di quella che sarà la volatilità nei successivi 30 giorni di mercato.

Dal 1990 ad oggi l’indice ha viaggiato a un media di 19 punti, ma nei momenti di grande turbolenza – come la crisi dei mutui subprime del 2008, la crisi del debito sovrano del 2012 e l’arrivo della pandemia nel 2020 – ha toccato vette molto più elevate arrivando a superare gli 80 punti. Un investitore potrebbe anche sfruttare il VIX per realizzare guadagni, soprattutto nelle fasi più concitate dei mercati. Per farlo, non può investire direttamente sull’indice, ma attraverso prodotti derivati come futures e opzioni. Nel primo caso, deve però stare molto attento all’effetto contango, in quanto il rollover dei futures scaduti con quelli a nuova scadenza fa erodere il valore della posizione in atto. Per questo, tali strumenti sono indicati solo per sfruttare la volatilità del momento e non in un’ottica di lungo periodo.

 

MOVE: cos’è e come funziona

Un indice della paura esiste anche per il mercato obbligazionario statunitense e riguarda il Merrill Lynch Option Volatility Estimate, nato negli anni ’90 e più comunemente conosciuto come MOVE. Il parametro traccia la volatilità implicita dei rendimenti dei titoli di Stato USA alle scadenze di 2, 3, 10 e 30 anni dai prezzi delle opzioni a 1 mese. Un aspetto importante che marca la differenza tra il MOVE e il VIX è che il primo può aumentare se il sottostante, ossia i Treasury Bond, si muove al rialzo o al ribasso. Viceversa, il VIX cresce essenzialmente quando l’S&P 500 scende, per via del rapporto di correlazione inversa di cui abbiamo parlato.

I movimenti del MOVE danno delle indicazioni importanti su quello che potrà essere il mercato, osservando vari elementi. Ad esempio, quando l’indice è basso e la curva dei rendimenti dei titoli di Stato tende ad appiattirsi, non è raro trovare un incremento della volatilità. Normalmente, il MOVE si muove tra 80 e 120, dove l’estremo più alto riflette uno stato di estremo nervosismo nei mercati obbligazionari, mentre 80 una situazione di relativa tranquillità. L’anomalia è quando l’indice si trova al di sotto di 80, perché comporta una calma che presagisce che qualcosa sta per accadere. Ciò è avvenuto ad esempio in occasione della bolla dot-com di inizio millennio e della crisi del credito degli anni dieci.

 

Il rapporto tra VIX e MOVE

Gli investitori sovente mettono insieme gli indici della paura dei mercati azionari e obbligazionari per avere una cartina di tornasole sullo stato di tensione nei mercati finanziari. Il rapporto MOVE/VIX fornisce alcuni spunti interessanti. Quando tale rapporto scende, allora il mercato comincia a mettersi in allerta, perché significa che la volatilità sta crescendo di più sul comparto azionario e quindi vi è tendenzialmente una certa avversione al rischio. In tal caso, gli investitori privilegiano il reddito fisso. Al contrario, se il MOVE/VIX è basso, gli operatori stanno acquistando le azioni facendo salire i prezzi e riducendo la volatilità, mentre l’obbligazionario viene messo in secondo piano.

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