Wall Street: perché ora è rischioso comprare azioni tech

Wall Street: perché ora è rischioso comprare azioni tech

Wall Street: perché ora è rischioso comprare azioni tech

A Wall Street (qui le altre notizie sulla Borsa americana) i titoli tecnologici sono nel pieno di un grande ribasso. In concomitanza con la svolta da falco da parte della Federal Reserve nella sua politica monetaria, in queste ultime settimane il  movimento sta prendendo forza alla Borsa americana. La Banca Centrale statunitense tra qualche mese darà vita a un ciclo di rialzo dei tassi che si prevede sarà lungo e che potrà essere frenato solo se la variante Omicron del Covid-19 affosserà nuovamente l’economia americana. Pochi però preconizzano uno scenario così tetro e i mercati stanno scontando ormai tutte le restrizioni monetarie annunciate in questo periodo. 

Per le aziende che puntano tutto sulla crescita e sull’innovazione si profilano quindi tempi bui a Wall Street, se si fa uno stretto collegamento tra l’aumento dei rendimenti e gli investimenti aziendali. Con tassi più alti gli investitori in linea di massima si mettono in fuga da società come le tech, che vedono aumentare il costo del finanziamento per sostenere gli investimenti, per indirizzarsi in aziende come le banche, che invece vedono accrescere la loro redditività dal margine di intermediazione.

 

Wall Street: il rischio di comprare ora azioni tech

La cosa che potrebbe preoccupare gli investitori tra l’altro è che ancora alcune azioni del settore tecnologico sono molto costose nonostante i cali in Borsa. Ad esempio vi sono società non ancora redditizie il cui titolo scambia a 16 volte le vendite, ovvero il triplo rispetto al multiplo del NASDAQ-100. 

Anche le azioni di software sono tutt’altro che economiche, come dimostra l’indice S&P 500 Software & Services che ha un price/sales di 9, ben oltre la sua media quinquennale di 6,8. Le altissime valutazioni ancora si portano dietro gli strascichi della grande corsa verso i produttori di software durante il periodo della pandemia. E questo ha riguardato sia gli investitori retail che i fondi istituzionali. Nel punto massimo del 2021, il portafoglio degli hedge fund era rappresentato per il 20% dai titoli tecnologici di software. Da quando però sono iniziate le vendite, i fondi hanno rapidamente smobilizzato le loro posizioni facendo scendere l’esposizione al livello più basso dell’ultimo anno e mezzo. 

Tutto questo la dice lunga sulla rischiosità oggi di comprare tale tipologia di titoli, che sono costosi e con i grandi investitori in posizione di vendita. La cosa potrebbe aggravarsi addirittura se dovessero modificarsi in peggio le prospettive sugli utili aziendali, che ancora oggi sono date in positivo e in qualche modo fanno da contraltare ai catalizzatori negativi.

 

Azioni tecnologiche: Cathie Wood irriducibile

Alcuni grandi protagonisti di Wall Street però continuano a essere irriducibili nei confronti degli investimenti tecnologici. In pole position vi è certamente Cathie Wood, che ne ha fatto quasi un credo in questi anni attraverso il suo fondo ARK Innovation, nonostante abbia perso quasi il 50% del valore di portafoglio dal picco del 2021. 

Recentemente la stock picker californiana ha rinnovato la fiducia nel settore affermando che alcune innovazioni come l’intelligenza artificiale e la tecnologia blockchain abbiano ormai avviato un percorso inarrestabile. Inoltre ha aggiunto che quanto sta accadendo adesso sui mercati sia irrazionale e che presto ci sarà una svolta con l’arrivo dei rapporti sui guadagni trimestrali.

Di opinione decisamente contraria Mike Wilson, chief equity strategist statunitense di Morgan Stanley, che ha dichiarato come i ribassi in questo periodo nel settore tecnologico siano determinati dall’angoscia sui tassi d’interesse della Fed, ma anche dal sentiment sugli utili che si va deteriorando.

 

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