Weidmann (Bundesbank) : "La Bce sbaglia e vi spiego perchè"

WEIDMANN: “LA BCE SBAGLIA E VI SPIEGO PERCHE'”

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Il presidente della Bundesbank non condivide il tasso di aumento dei prezzi deciso dall’Eurotower

La zona Euro subirà un ulteriore rallentamento dell’economia.

Notizia non nuova nè tantomeno inedita, confermata soprattutto non più di due settimane fa da esperti economici della Bce che hanno rivisto ulteriormente al ribasso le proiezioni per la crescita  dell’Europa.

Una precisazione fatta dal presidente della Deutsche Bundesbank, Jens Weidmann nel suo discorso alla cerimonia di cambio ufficio della sede principale nel Baden-Württemberg.
Nel lungo discorso che è servito ad analizzare la situazione mondiale contemporanea, tenendo conto inevitabilmente delle “aggravanti” quali la trade war o rischi politici come la Brexit, la situazione economica dell’Europa è stata messa in relazione  con le ultime e recenti decisioni di politica monetaria della Banca Centrale, con le quali Weidmann non si sente completamente in accordo.

Il presidente della Bundesbank parte da un ragionamento intorno all’inflazione: “Non stiamo raggiungendo il nostro obiettivo a causa delle insufficienti pressioni sui prezzi interni. Dal 2013, i prezzi al consumo nella zona Euro sono aumentati in media dello 0,9% all’anno. Nel periodo 2014-2016, il tasso d’inflazione medio è addirittura pari solo allo 0,3.  La Bce ha fissato l’obiettivo di raggiungere un tasso di aumento dei prezzi a medio termine inferiore, ma vicino al 2%: se questo obiettivo continua a essere ridotto, esiste il rischio che la credibilità della nostra politica monetaria risulti compromessa e che le aspettative di inflazione diminuiscano”.

In questo momento, per Weidmann, è fondamentale quindi che il Consiglio della Bce non abbia ancora formalmente reso effettiva la decisione, concedendo quindi più tempo per aumentare il prezzo solo gradualmente.

Il calo dei prezzi del petrolio

Jens Weidmann analizza però altre cause. Come il forte calo dei prezzi del greggio e di altre materie prime che negli ultimi anni ha indubbiamente contribuito ai bassi tassi di inflazione. Anche il tasso core, cioè il tasso di inflazione senza energia e cibo, è stato notevolmente ridotto. Inoltre, nei Paesi Ue la disoccupazione ha raggiunto il picco nel 2013 arrivando a un tasso del 12%.

Digitalizzazione e globalizzazione

Al di là delle questioni cicliche, in ogni caso, Weidmann si chiede se le connessioni e le ragioni sottostanti siano cambiate, citando e ricordando profondi cambiamenti come la digitalizzazione e la globalizzazione che parrebbero aver influenzato la pressione sui prezzi.

Il commercio mondiale è più che raddoppiato dal 1980 portando nuovi concorrenti dai mercati emergenti. E le tecnologie digitali sono diventate onnipresenti, sia nella vita professionale che privata. Ciò suggerisce un effetto diretto sullo sviluppo dei prezzi in molti modi: le aziende stanno diventando più produttive attraverso le tecnologie digitali producendo a un costo inferiore.

La situazione in Germania

Lo slancio economico generale ha subito un notevole rallentamento dall’inizio del 2018, ma questo ha riguardato maggiormente la Germania, in particolar modo sul fronte degli investimenti globali e del commercio mondiale, che hanno perso slancio. I dati macroeconomici, soprattutto quelli che riguardano l’esportazione, risultano in flessione, lasciando presagire una recessione tecnica sempre più vicina.

Weidmann lascia infine spazio anche a una visione più rosea del futuro. “Lo sviluppo lento delle attività internazionali”, sostiene, “è compensato dal continuo miglioramento del mercato del lavoro nell’area dell’euro. Il tasso di disoccupazione è sceso al 7,5% a luglio, in calo di soli 0,2 punti percentuali rispetto al minimo pre-crisi. La continua creazione di occupazione e l’aumento dei salari favoriscono la crescita dei consumi. Allo stesso tempo, le famiglie e le società private beneficiano delle continue condizioni di finanziamento molto favorevoli”.

 

 

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