Le quotazioni dell’alluminio continuano a salire al London Metal Exchange (LME), con un rialzo oggi del 2% a 2.241 dollari la tonnellata. Per il terzo giorno consecutivo i trader comprano la materia prima, portando la performance complessiva a circa il 6%. A guidare il mini-rally è stata la notizia che l’LME potrebbe applicare un divieto sulle esportazioni di metalli russi, incrementando così le preoccupazioni per una crisi di offerta. La Borsa londinese ha aperto un dibattito attraverso un documento di discussione in merito all’opportunità o meno di interrompere le consegne russe alla rete di magazzini.
La Russia è il terzo produttore mondiale di alluminio, dopo Cina e India, con una quota del 5,5%. Di conseguenza, una mossa per bloccare le forniture da Mosca avrebbe delle ripercussioni significative sul mercato e quindi sul prezzo del metallo. Nelle precedenti quattro settimane a quella attuale, l’alluminio è stato investito da un pesante sell-off a causa dei timori di una recessione globale, perdendo circa il 15% del suo valore. L’alluminio è una di quelle materie prime, insieme a rame e petrolio, fortemente legate alla crescita per via delle numerose applicazioni nell’economia industriale dei Paesi. Pertanto, qualsiasi pericolo di contrazione economica è in grado di condizionare sensibilmente gli scambi, facendo abbassare il prezzo del metallo.
Alluminio: analisti scettici su blocco forniture russe
Il lancio di un documento di discussione non significa che l’LME poi effettivamente applicherà il divieto di esportazione per i metalli russi. Tuttavia l’iniziativa denota un cambiamento di approccio rispetto al passato. In precedenza, infatti, la Borsa londinese dei metalli aveva comunicato di non aver pianificato alcuna azione al di fuori del contesto delle sanzioni applicate dall’Occidente alla Russia. Ciò ha lasciato relativamente tranquilli alcuni importanti operatori di mercato russi come United Co., Rusal International PJSC e MMC Norilsk Nichel PJSC. Ma anche Glencore, che acquista milioni di tonnellate di alluminio da Rusal attraverso un enorme contratto pluriennale. L’amministratore delegato dell’LME, Matthew Chamberlain, ha dichiarato che l’obiettivo del documento di discussione è semplicemente quello di “suscitare opinioni di mercato sulla continua accettabilità del metallo russo nel più ampio mercato fisico”. Bisogna però precisare che, nelle riunioni recenti, il Comitato per l’alluminio della Borsa londinese si era espresso a favore di un eventuale blocco delle forniture russe.
Gli scenari che si possono aprire a questo punto sono diversi, anche se gli analisti tendono a minimizzare l’eventualità che in questo momento venga imposto un divieto dall’LME o quantomeno pensano a effetti limitati. Wang Xianwei, analista di China Futures Co., ha scritto in una nota che il potenziale stop alle consegne russe ha alimentato le preoccupazioni per una possibile stretta sull’alluminio, ma l’LME eviterà che una compressione simile a quella di marzo con il nichel si possa ripetere. Anche Goldman Sachs rimane scettica su un eventuale provvedimento della Borsa delle materie prime perché “la situazione geopolitica non consente un delisting dei metalli russi”. La banca d’affari americana ha affermando anzi che la pressione sui prezzi dei metalli continuerà a causa della debolezza della domanda in Europa.