Le banche italiane stanno affrontando una fuga dai depositi. Secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia oggi nel bollettino “Banche e Moneta”, i risparmiatori hanno prelevato nel mese di maggio ben 20 miliardi di euro dai loro conti, spostandoli in altre forme più remunerative di investimento. Ciò segna una diminuzione nei conti correnti del 4,3% a 2.614,3 miliardi di euro, il livello più basso degli ultimi due anni e mezzo. In aprile si era registrato un calo del 3,4%. Contestualmente, a maggio sono aumentate le emissioni di obbligazioni del 13,2%, mentre il mese precedente si era registrato un incremento del 9,4%.
Sul fronte dell’attivo, a maggio è sceso il credito alle imprese del 3,2% anno su anno, al punto più basso degli ultimi otto anni, superando lo scivolamento di aprile del 2,3%. Bankitalia ha mostrato anche come i prestiti lordi non pagati non abbiano subito grosse modifiche da un mese all’altro, assestandosi a 30,24 miliardi di euro a maggio a fronte di 30,12 miliardi di euro ad aprile.
Banche italiane: come si spiega la fuga dei depositi
Questi risultati possono essere spiegati in un solo modo, ovvero con l’aumento dei tassi d’interesse effettuato dalla Banca centrale europea. L’Eurotower ha attuato una serie di otto strette sul costo del denaro a partire da luglio dello scorso anno portandolo da zero al 4%. Le banche sono state rapide a incrementare i tassi sui mutui alle famiglie e sui finanziamenti alle imprese adeguandoli a rendimenti più alti ma non hanno fatto altrettanto con il tasso di remunerazione dei depositi dei risparmiatori.
Infatti, sempre secondo quanto risulta dal rapporto di Via Nazionale, il TAEG sui mutui per l’acquisto delle case a maggio è arrivato al 4,58%, in aumento rispetto al 4,52% di aprile, mentre per i prestiti al consumo è passato dal 10,29% di aprile al 10,59% di maggio. Tassi d’interesse in salita anche per i nuovi prestiti alle società non finanziarie, che hanno visto nello stesso periodo un salto dal 4,52% al 4,81%. Al confronto i tassi sui depositi sono risultati in maggio dello 0,67%, in lieve rialzo rispetto al 0,64% del mese precedente. Questo differenziale ha indotto famiglie e imprese a limitare l’accesso al credito e i correntisti a cercare altre forme più remunerative dove parcheggiare la liquidità minacciata da un’inflazione ancora elevata che tende a ridurre i rendimenti reali.
Le prospettive
Le prospettive potrebbero non essere rosee e vedere ancora un’emorragia dei depositi e un calo dei prestiti se gli istituti di credito non adegueranno le remunerazione sui conti correnti. In particolare, i risparmiatori sono alla ricerca di alternative altrettanto sicure ma più remunerative, come dimostra ad esempio il successo del BTP Valore.
Le banche italiane saranno chiamate a un ulteriore banco di prova nei prossimi mesi, allorché la BCE aumenterà ancora i tassi d’interesse per cercare di riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2%. Le ultime dichiarazioni del governatore Christine Lagarde non hanno lasciato spazio a dubbi e interpretazioni.