Stando ai dati raccolti dal Censis nell’indagine Il valore sociale dei medici veterinari, gli italiani sono secondi in Europa per numero di animali domestici posseduti. Se ne contano in tutto 32 milioni, in maggioranza uccelli, cani e gatti, pari a 53,1 ogni 100 abitanti. Ma il dato più sorprendente è che le famiglie italiane spendono tra i 31 e i 100 euro al mese per l’alimentazione, la cura e il benessere degli amici a quattro zampe. Per chi non può permettersi di sostenere queste cifre, l’alternativa è sperare nell’approvazione del bonus animali domestici, l’incentivo chiesto a gran voce dalla deputata Michela Vittoria Brambilla, presidente e fondatrice della LEIDAA.
Bonus animali domestici: cos’è e come funziona
Nella prima manovra del governo targato Giorgia Meloni, la Brambilla ha spinto in tutti i modi per far inserire un emendamento contenente un’agevolazione per chi possiede un animale da compagnia. Nei piani della deputata animalista, il bonus dovrebbe prevedere una somma di 150 euro all’anno per ogni animale d’affezione che vive in famiglia ed è iscritto nella relativa anagrafe, per un massimo di tre animali domestici e 450 euro complessivi. La cifra verrebbe corrisposta dall’INPS e ci sarebbe pure la possibilità di moltiplicare il bonus per i nuclei familiari con un ISEE inferiore a 7.000 euro all’anno. In questo caso, l’importo massimo raddoppierebbe fino a 900 euro.
Nell’emendamento Brambilla alla Legge di Bilancio 2023, il bonus era accompagnato da altre proposte per tutelare la salute degli animali e i risparmi dei proprietari. Tra queste, la riduzione dell’IVA al 4% sui cibi per animali e al 10% sulle cure veterinarie; il permesso di assentarsi dal posto di lavoro in caso di cure o decesso dell’animale domestico; il rifinanziamento del fondo per la lotta al randagismo, in particolare al Sud e in Sicilia; lo stanziamento di risorse per la transizione a un allevamento senza gabbie che protegga gli animali selvatici.
A chi spetta il bonus animali domestici?
Nelle intenzioni della promotrice, il bonus animali domestici si dovrebbe basare sul calcolo del reddito: l’assegno dovrebbe spettare esclusivamente a chi appartiene ad un nucleo familiare con un ISEE non superiore a 15.000 euro annui. Per richiedere l’incentivo, sarebbe il proprietario dell’animale a presentare la domanda direttamente all’Istituto di previdenza sociale.
Il condizionale è d’obbligo perché l’emendamento con il bonus è stato bocciato dalla Legge di Bilancio ed è tuttora in un limbo. La proposta dell’onorevole Brambilla, eletta alle politiche del 2022 con la coalizione di centro-destra ma passata al Gruppo misto prima di diventare Presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, non ha superato il vaglio della Commissione bilancio della Camera. Fino al 2022, invece, era possibile usufruire del bonus fiscale per detrarre le spese legate alle cure degli animali da compagnia come visite veterinarie, esami di laboratorio, spese farmaceutiche ed interventi chirurgici.
In un’intervista concessa a GP Magazine, la Brambilla ha dichiarato che “purtroppo il bonus animali domestici ha fatto la fine di altre proposte di politica sociale, non prese in considerazione perché le risorse a disposizione non erano sufficienti”.
Ma io non demordo. Lo riproporremo, come riproporremo il tema dell’IVA sugli alimenti per animali e sulle cure veterinarie e quello delle agevolazioni per gli anziani che vivono con animali d’affezione.
Da anni l’ENPA (l’Ente nazionale protezione animali) lancia appelli e petizioni per chiedere ai governi di approvare una legge che riduca l’imposta su alimenti e spese veterinarie. L’obiettivo è contrastare gli abbandoni e le cessioni di cani e gatti, il calo delle adozioni e i casi di violenza e maltrattamento. Dai dati raccolti nel corso del 2022 all’interno delle 168 sezioni della Protezione animali sparse in tutta Italia, emerge infatti che gli abbandoni e le cessioni di animali domestici sono aumentati del 20% e le adozioni sono diminuite del 10% rispetto al 2021. Il fattore economico incide quasi per il 50% delle cessioni.
“La crisi economica, il costo quotidiano e l’incertezza di come arrivare a fine mese – spiega la Presidente Carla Rocchi – spingono i proprietari a rivolgersi all’ENPA: mantenere un cane in buona salute costa circa 120 euro al mese, quando poi subentrano malattie e problemi di salute i costi lievitano notevolmente”.
Si tratta di una nostra storica battaglia che portiamo avanti da tanti anni, ma che adesso, tra aumenti di energia, carburante e inflazione a cascata su tutti i settori, è un obiettivo non più rimandabile: stiamo assistendo a troppe cessioni di animali per motivi economici e sempre più famiglie si rivolgono alla nostra associazione perché non riescono a sostenere i costi onerosi di interventi veterinari e del cibo per i propri pet.