Tre volte ko in Parlamento, l’ultima spiaggia per il premier inglese è un discorso agli elettori inglesi
Ha perso la maggioranza assoluta in Parlamento. Non è riuscito a indire elezioni anticipate. Non riuscirà probabilmente ad avviare la Brexit entro il 31 ottobre. Infine, proprio stamattina, ha ricevuto le dimissioni del ministro dell’istruzione Joe Johnson, suo fratello minore: “combattuto tra la lealtà familiare e l’interesse nazionale”. I mercati applaudono, la sterlina pure, che risale nei confronti dell’euro riportandosi sotto lo 0,9% per la prima volta da fine luglio, mentre il cambio con il dollaro si è riportato sopra l’1,23 come non succedeva da più di un mese.
It’s been an honour to represent Orpington for 9 years & to serve as a minister under three PMs. In recent weeks I’ve been torn between family loyalty and the national interest – it’s an unresolvable tension & time for others to take on my roles as MP & Minister. #overandout
— Jo Johnson (@JoJohnsonUK) September 5, 2019
Ma il premier inglese non vuole arrendersi. E infatti ha già annunciato di volersi rivolgere direttamente alla nazione, e quindi ai cittadini, per denunciare i continui tentativi dell’opposizione guidata da Jeremy Corbyn di rinviare il più possibile la Brexit che i cittadini stessi hanno votato, ormai più di tre anni fa.
NESSUN NO DEAL SENZA L’OK DEL PARLAMENTO
Non Johnson, che, questo è bene ricordarlo, aveva votato contro la decisione di uscire dall’Unione Europea. Salvo poi annunciare, dopo esser subentrato a Theresa May come nuovo primo ministro inglese, di voler concludere le operazioni entro e non oltre il 31 ottobre, anche a costo di farlo senza accordi con Bruxelles, la cosiddetta Hard Brexit. Una soluzione che ora rischia seriamente di saltare, proprio grazie al disegno di legge proposto da laburisti e libdem che il Parlamento ha già approvato (il testo dovrà ricevere il via libera definitivo lunedì e l’approvazione formale della Regina Elisabetta) e che stabilisce l’impossibilità di un “no deal” senza il consenso della Camera dei Comuni, concedendo il tempo per raggiungere un nuovo accordo con l’Ue al prossimo summit di ottobre ed eventualmente chiedere un’estensione al 31 gennaio 2020.
BATTUTO ANCHE SULLE ELEZIONI ANTICIPATE
E’ evidente che l’opposizione si sia compattata con l’obiettivo di evitare a ogni costo l’Hard Brexit. Un’unione di intenti evidentemente sbocciata dopo la mossa del premier di chiudere i lavori parlamentari dal 10 settembre al 14 ottobre, nel tentativo proprio di evitare ogni intervento per impedire l’uscita dall’Ue. L’ultima carta, Johnson ha provato a giocarsela ieri sera, chiedendo elezioni anticipate, nella speranza di un ribaltone dopo i risultati delle elezioni europee, con il partito di Nigel Farage Brexit Party cresciuto oltre ogni aspettativa. Un alleato chiave, insomma, per agevolare il processo Brexit. Ma anche questa volta Johnson è stato sconfitto, con 298 voti contro e 56 a favore.
DISCORSO ALLA NAZIONE
Il primo ministro inglese è pronto a tentare il tutto per tutto e lo farà nella giornata di oggi, ancora sconosciute date e luogo del suo discorso ai cittadini. Probabilmente Johnson ribadirà che l’unica soluzione allo stallo attuale sono le elezioni anticipate. Secondo fonti non ufficiali da Downing Street, l’inquilino di Downing Street sarebbe pronto a non rispettare l’eventuale approvazione del disegno di legge anti Brexit no deal che, come detto, prevede anche un ultimo tentativo di mediazione con l’Ue.