Storia, date, numeri. Come si è arrivati alla Brexit. Cosa succederà alla sterlina e all’economia britannica. Cosa faranno Scozia e Irlanda del Nord
Ci siamo. Oggi è l’ultimo giorno della Gran Bretagna nell’Unione Europea. Domani, la Brexit sarà compiuta. Come andò a finire il referendum?
Il 23 giugno 2016 si recarono alle urne 33 milioni di persone. Il 51,89% degli elettori votò a favore dell’uscita dall’Ue. Il 48,11% votò contro.
Per quale motivo David Cameron indisse il referendum?
Leader del partito dei Conservatori, aveva promesso il referendum in caso di vittoria alle elezioni, nel 2015. In questo modo ha voluto rispondere alle richieste dei parlamentari del suo partito e dell’Ukip, il partito nazionalista ed euroscettico di Nigel Farage (oggi diventato Brexit Party) che insisteva affinché venisse data la possibilità ai cittadini britannici di esprimersi sul tema.
Tutto il Regno Unito registrò una maggioranza di votanti a favore della Brexit?
No. Il 62% dei votanti in Scozia votò per rimanere nell’Unione Europea. Stessa preferenza per il 55% dei votanti dell’Irlanda del Nord. Entrambi i paesi stanno lavorando per chiedere a loro volta l’indipendenza dalla Gran Bretagna. La premier scozzese Nicola Sturgeon, in un’intervista, ha dichiarato: “Torneremo in Europa da indipendenti”.
Era già stato fatto in Gran Bretagna un referendum per l’indipendenza dall’Europa?
No, ce ne fu un altro nel 1975. Allora, il 62% degli inglesi votò per rimanere nell’allora Comunità Economica Europea (CEE).
Quanto tempo è passato dal referendum lanciato e voluto da David Cameron?
Solo numeri primi. Nel senso che sono 3 anni, 7 mesi e 7 giorni. Numeri primi anche per i giorni totali trascorsi: 1.315. Quel referendum costò le dimissioni allo stesso Cameron. Al suo posto fu eletta Theresa May che a sua volta dovette abbandonare Downing Street dopo aver ricevuto tre bocciature dal Parlamento sulla proposta di uscita concordata con l’Unione Europea.
Londra ha sempre fatto parte dell’Ue e della Cee?
No. La Comunità Economica Europea nacque il 25 marzo 1957. Sei gli stati fondatori: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, che firmarono i trattati di Roma entrati in vigore il 1º gennaio 1958. Londra fece richiesta nel 1961, a cui si oppose per due volte la Francia. L’ingresso ufficiale avvenne nel 1973.
Quando entrerà ufficialmente in vigore l’uscita dall’Europa?
A mezzanotte, ora italiana, mentre alle 23 andrà in onda il messaggio rivolto alla nazione registrato dal premier Boris Johnson.
Qual è stata la svolta per il via libera alla Brexit?
l’attuale premier Boris Johnson ha ricevuto 80 seggi in più in Parlamento: la più ampia per un leader conservatore dai tempi di Margaret Thatcher. Forte di questi numeri e di questa maggioranza, Johnson ha chiuso un accordo flash con l’Unione Europea, ricevendo il via libera dalla Camera dei Comuni con 99 voti di scarto.
Cosa succederà ai cittadini non britannici residenti nel Regno Unito?
Dei 3 milioni e 600 mila abitanti residenti in Gran Bretagna (e 700mila italiani) circa 2 milioni e mezzo hanno ricevuto la garanzia di restare nel Regno Unito con gli stessi diritti odierni, fino al 31 dicembre 2020.
Quanto costerà la Brexit alla Gran Bretagna?
Per la Banca d’Inghilterra, l’uscita dall’Unione Europea costerà al Regno Unito 440 milioni di sterline a settimana. Secondo invece Bloomberg Economics, il “danno” del voto britannico ha raggiunto i 130 miliardi di sterline, e altri 70 miliardi potenziali entro la fine del 2020.
Qual è lo stato di salute dell’economia della Gran Bretagna?
Sostanzialmente solida. È la quinta economia mondiale, la disoccupazione è al di sotto del 4% e ha chiuso il 2019 con una crescita intorno all’1%. C’è da aggiungere che dal momento in cui è passata la Brexit, diverse proiezioni e analisi hanno dimostrato un rallentamento della crescita a causa delle incertezze economiche e commerciali che ne sarebbero conseguite. Per Bloomberg, il paese sarebbe cresciuto il 3% in più. Inoltre, la Gran Bretagna è un paese che importa più di quanto esporta. E il 45% del suo export va nell’Unione Europea, mentre da essa importa il 53%.
Se la Gran Bretagna è soprattutto esportatrice, quali sono i paesi da cui esporta di più, e quindi che rischiano di subire il contraccolpo economico maggiore?
Soprattutto Belgio, Olanda, Irlanda, Francia e la Germania, paese esportatore per eccellenza.
Cosa si prevede possa accadere alla terza valuta più importante a livello mondiale, la sterlina?
Al momento la sterlina si sta apprezzando: dopo la decisione della Bank of England di non toccare gli attuali tassi d’interesse, il pound si è riportato sopra quota 1,31 con il dollaro: dal 10 ottobre scorso ha guadagnato quasi l’8%. Tuttavia, è probabile che si manifestino tensioni economiche durante le trattative tra Londra e Bruxelles per il necessario nuovo accordo commerciale che andrà raggiunto. In questo senso, la sterlina potrebbe deprezzarsi.
Perché un nuovo accordo post Brexit è necessario?
Perché da un mercato aperto si torna all’istituzione di barriere e vincoli. E il minor potere contrattuale ce l’ha Londra, ecco perché l’idea è che sia la Gran Bretagna a rischiare di subire gli effetti più negativi.
Quanto dureranno queste trattative?
“Boris Johnson vuole chiuderle in prima possibile e si è dato 11 mesi di tempo. Anche perché, finché non raggiungerà l’intesa con l’Unione Europea, non potrà avviare ulteriori trattative. La Commissione Ue ha già espresso perplessità in tal senso e che si possa trovare un accordo in così breve tempo. Tra Canada e Ue, l’accordo di libero commercio ha richiesto 7 anni.