La Corte Suprema boccia Johnson. L’opposizione chiede le dimissioni. Sterlina in rialzo
Sei voti su sei persi in Parlamento. La legge anti No Deal approvata in tempi record dall’opposizione. L’ultimatum dell’Europa. E adesso, la Corte Suprema. Che ha dichiarato illegale la sospensione dei lavori della Camera dei Comuni fino a metà ottobre, per impedire ulteriori rinvii alla Brexit. La premiership di Boris Johnson ha subito oggi l’ennesima bocciatura, forse, stavolta, definitiva. Perché dopo il giudizio unanime della Corte Suprema Britannica, lo speaker John Bercow ha riconvocato immediatamente tutti i deputati al lavoro. E se è vero che quasi tutti i laburisti sono fuori Londra per una convention, il leader del partito Jeremy Corbyn si è subito mosso di conseguenza, chiedendo da New York, dov’è in corso il vertice Onu, le dimissioni immediate di Johnson. Colpevole, secondo la Corte, di aver messo “in serio pericolo la democrazia britannica”.
“The Italian Style”
Ovviamente il premier non ha nessuna intenzione di lasciare il suo posto. Inoltre, ha già ribadito più volte di essere pronto a ignorare la legge anti No Deal approvato dal Parlamento prima della chiusura illegale (rischierebbe il carcere se lo facesse). Intanto però si fa sempre più concreta l’ipotesi suggerita, tra gli altri, anche dal Financial Times la settimana scorsa: una soluzione politica “Italian Style”, con Boris Johnson messo in minoranza dai suoi stessi alleati (la maggioranza in Parlamento è già compromessa) con conseguente nuovo governo formato dai Libdem, i laburisti e gli scozzesi.
La Sterlina
Immediata la reazione della moneta inglese, che già prima della sentenza ha iniziato a recuperare terreno nei confronti dell’Euro e del Dollaro: 0,8806 è il minimo intraday raggiunto nel cambio con la moneta unica, 1,249 il rapporto con il biglietto verde. La sensazione è che l’Euro/Sterlina possa scendere almeno fino a 0,87, quota già raggiunta il 20 settembre scorso, ai minimi degli ultimi 4 mesi.

Grafico Sterlina / Dollaro by Trading View
La figuraccia della Regina
Oltre a dare spazio alla notizia della Corte Suprema e ai rischi che ora corre Boris Johnson, i tabloid inglesi si stanno concentrando anche sulla cosiddetta “figuraccia” della Regina, ma la cui responsabilità viene attribuita al premier stesso: è stata infatti Elisabetta II a dare il via libera definitivo alla proposta della chiusura dei lavori in Parlamento. Avrebbe potuto opporsi, ma per convenzione, storicamente, il Sovrano non lo fa mai, anche in base alla particolarità della Costituzione inglese. Risultato: la Regina, di fatto, ha approvato un provvedimento illegale, come se fuorviata dalle manovre del primo ministro inglese mirate a impedire ogni ostacolo a una Brexit senza accordo nonostante sue recenti dichiarazioni, nelle quali spiegava che il suo obiettivo fosse trovare un accordo con l’Unione Europea.
Verso un nuovo referendum?
Intanto, i laburisti stanno già tracciando la direzione in vista di eventuali elezioni anticipate, oggi più che mai possibili. La conferenza ha votato a maggioranza la mozione dal leader Corbyn: in caso di vittoria, verrà convocato un referendum bis entro 6 mesi, rinviando la decisione di una campagna rivolta al Remain o meno. Al momento, la Brexit No Deal rimane comunque l’ipotesi più probabile, dato che, stando all’ultimatum del premier finlandese e presidente di turno dell’Ue Antti Rinne, il Regno Unito ha ancora 8 giorni per presentare le sue proposte per un rinvio, evitando l’uscita forzata senza accordi, con un impatto sull’economia disastrosa. Proprio ieri è arrivato l’allarme dell’industria europea dell’auto: i capi di 23 associazioni imprenditoriali di case automobilistiche europee hanno messo in guardia sul rischio derivante da un divorzio senza accordo, precisando che potrebbero perdersi miliardi di euro e milioni di posti di lavoro.