Binance ha trovato il modo per risolvere almeno in parte il problema della repressione normativa sulle criptovalute in alcuni Paesi, stringendo accordi con fondi sovrani per investire nel più grande exchange del mondo. Per ora la piattaforma è in trattativa senza specificare di quali fondi si tratti, però l’obiettivo è quello di irrobustire le relazioni con i Governi e i Regolatori aggressivi, stando alle parole dell’Amministratore Delegato Changpeng Zhao. “L’entità della cosa non sarà piccola e il processo potrebbe essere lungo” ha precisato in un’intervista alla carta stampata il CEO aziendale, nonché fondatore della società.
Criptovalute: la regolamentazione
L’exchange ha dovuto affrontare quest’anno diversi problemi di carattere regolamentare. Alcune Authority come la FCA britannica affermano la loro incapacità a supervisionare adeguatamente l’attività di Binance perché la società si è rifiutata di fornire informazioni basilari che riguardano le sue funzionalità. Addirittura alcune grandi banche tipo Barclays hanno impedito ai clienti di effettuare transazioni nella piattaforma.
La società si è difesa dichiarando di avere tutti gli strumenti necessari per informazioni importanti come l’individuazione del cliente e le tecniche antiriciclaggio. La scorsa settimana inoltre Binance ha pubblicato una lettera che richiama i diritti fondamentali degli utenti di valute digitali. Si è trattato di una sorta di manifesto in cui vengono affrontate le questioni della privacy e della regolamentazione.
Negli ultimi 2 mesi Binance ha incontrato varie Authority di regolamentazione a Dubai, Parigi, Qatar e Bahrain in modo da cercare di dipanare alcune questioni spinose. Ciò che ne è emerso è che molti Governi non abbiano le idee chiare su alcuni prodotti come i token gamificati e gli NFT, di conseguenza la società attende delle linee guida sul suo modus operandi. La piattaforma intanto sta crescendo, con le transazioni in criptovalute che la settimana scorsa hanno raggiunto un volume giornaliero di 170 miliardi di dollari, più di 5 volte rispetto a quanto facevano registrare 2 anni fa.
Criptovalute: Binance e la Cina
Binance è stata fondata in Cina e fino a poco tempo fa non aveva una sede fissa, con il suo fondatore che era rimasto segreto. Da quando il Dragone ha iniziato a vietare gli scambi di criptovalute, la società ha chiuso bottega trasferendo gli uffici altrove. Oggi l’azienda afferma di non avere sedi e attività nella Cina continentale e vi è solo un numero ristretto di dipendenti da quelle parti che continua a lavorare sulla tecnologia blockchain e su altre attività che però non riguardano la piattaforma di scambio delle criptovalute.
Secondo Zhao, l’atteggiamento della Cina in merito al mining e alle transazioni crittografiche è la dimostrazione che Pechino vuole soppiantare la tecnologia esterna per favorire quella locale, tant’è che a febbraio vi sarà l’approdo dello Yuan digitale sostenuto dalla People’s Bank of China. Il maggior azionista di Binance marca un aspetto, ossia che la repressione cinese a ruota libera magari ha funzionato con aziende tecnologiche come Alibaba e Tencent, ma per le criptovalute potrebbe essere diverso.