Gas naturale: doppio colpo per Europa da USA e Russia - Borsa&Finanza

Gas naturale: doppio colpo per Europa da USA e Russia

Gas naturale: doppio colpo per l'Europa da USA e Russia

Doppio colpo per l’Europa riguardo le forniture di gas naturale. Freeport LNG, terminal di esportazione americano di GNL verso il Vecchio Continente ha comunicato un’interruzione di almeno 3 mesi a causa dell’esplosione avvenuta nel suo impianto la scorsa settimana. L’azienda ha riferito che per effettuare le riparazioni complete le tempistiche sono lunghe e potrebbero arrivare fino alla fine dell’anno. Solo pochi giorni fa, Freeport aveva dichiarato che il terminal sarebbe tornato in funzione a partire da inizio luglio, ma evidentemente i danni arrecati dall’esplosione sono molto più seri di quanto inizialmente ritenuto. La notizia è molto negativa per l’Europa, in quanto la società statunitense rappresenta circa il 10% delle importazioni europee di GNL.

La seconda notizia shock arriva dalla Russia, che ha deciso una riduzione del 40% della capacità del gasdotto Nord Stream 1 verso la Germania, a causa del ritardo nella restituzione dell’attrezzatura tecnica necessaria, che in questo momento sarebbe bloccata dalle sanzioni canadesi. In particolare, la società tedesca Siemens Energy ha affermato che le turbine a gas fornite a Gazprom per la compressione del gas nel gasdotto Nord Stream 1 sono state inviate in manutenzione nello stabilimento di Montreal, in Canada, ma rimangono ora bloccate dalle sanzioni dopo che il Governo canadese, la scorsa settimana, ha esteso le misure punitive contro la Russia, vietando la fornitura di servizi tecnici alle industrie petrolifere, del gas e chimiche russe.

In conseguenza di queste due notizie i prezzi del gas naturale europeo sono aumentati del 15% a 99 euro per megawattora. Questo testimonia quanto il Vecchio Continente sia vulnerabile alle interruzioni di fornitura, nonostante stia cercando affannosamente di ridurre la dipendenza da Mosca dopo lo scoppio della guerra Russia-Ucraina.

 

Europa-USA: obiettivi sul GNL a rischio?

L’incendio scoppiato nello stabilimento di Freeport è una cosa estremamente seria per l’Europa. Proprio a marzo di quest’anno il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden e quello della Commissione Europea Ursula von der Leyen avevano annunciato un accordo con il quale gli Stati Uniti avrebbero fornito 15 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto per l’intero 2022 per tentare almeno in parte di sganciare l’Europa dalla Russia. Quanto successo potrebbe mettere a repentaglio il raggiungimento di questo obiettivo.

L’impianto di Freeport riesce a lavorare 20,4 miliardi di metri cubi di gas all’anno, corrispondenti al 17% della capacità di liquefazione totale USA e al 2% della produzione totale del combustibile del Paese. La battuta d’arresto inizialmente è stata sottovalutata. L’azienda aveva comunicato una chiusura di sole 3 settimane dopo l’incendio. Il fatto che lo stabilimento potrà tornare a regime parziale solo tra 3 mesi e in piena funzione alla fine dell’anno crea un grave pregiudizio per l’Europa, che conta molto sulle forniture americane. Bruxelles infatti ha affermato che entro il 2030 aumenterà la domanda di GNL USA di 50 miliardi di metri cubi all’anno.

 

Gas russo in Europa: ora il problema è il Canada

Finora l’Europa ha evitato di mettere un embargo sul gas russo, diversamente da quanto fatto per carbone e petrolio. Nel frattempo, però, rimane vivo il timore che dal Cremlino possa giungere la brutta notizia di uno stop improvviso delle forniture come ritorsione alle sanzioni occidentali. Ciò che è accaduto ieri è un assaggio del grave danno che potrebbe subire il blocco dei 27 se ci dovesse essere una chiusura dei rubinetti del gas. Per ora Gazprom ha mantenuto l’esportazione nella maggior parte dei Paesi europei, tagliando fuori solo Polonia e Bulgaria dopo il rifiuto opposto da queste due nazioni sul pagamento in rubli. Le principali società energetiche europee si sono invece adeguate alla decisione di Putin, per evitare di perdere forniture.

In queste ore si sta cercando una soluzione di comodo per evitare di impantanare tutto il processo di fornitura, ma i colloqui e la ricerca di eventuali compromessi potrebbero allungare i tempi. Questo significa che si creerà l’ennesimo gap tra domanda e offerta, con i prezzi del gas naturale passibili di nuove ondate rialziste.

AUTORE

Johnny Zotti

Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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