GDR: cosa sono e come funzionano - Borsa&Finanza

GDR: cosa sono e come funzionano

GDR: cosa sono e come funzionano

Negli ultimi tempi si sta vivacizzando il mercato delle GDR, soprattutto in Paesi come l’Europa, in quanto un certo numero di aziende cinesi si dirigono lontano dal mercato americano. La ragione è che i rapporti tra Stati Uniti e Cina sono sempre più tesi a ogni livello e nel 2024 circa 200 società del Dragone rischiano di venire espulse da Wall Street se non si adeguano alle regole contabili stabilite dalle autorità statunitensi. I colloqui tra le autorità dei due Paesi per dipanare la questione hanno fatto passi avanti, ma non sono riusciti a risolverla.

Nel contempo si è ampliato un programma tra la Cina e diverse Borse del Vecchio Continente per semplificare il processo di quotazione, nonostante gli evidenti problemi di liquidità rispetto alla piazza di New York. Infatti, in Europa non c’è questa pressione riguardo l’apertura dei libri contabili e inoltre esiste un sistema che semplifica le quotazioni transfrontaliere. Nel 2019 è stato istituto lo Shanghai-London Stock Connect che collega le due Borse, ampliandolo nel 2022 con l’inclusione della Borsa di Shenzhen, Borsa di Zurigo e quella di Francoforte.

 

GDR: caratteristiche e funzionamento

Le Global Depositary Receipts, il cui acronimo è GDR, sono certificati emessi da una banca depositaria, che acquista azioni da una società straniera e le colloca su una Borsa locale che non sia quella statunitense. In sostanza, funzionano in modo simile alle ADR, ossia alle ricevute di deposito americane. C’è da dire che, se una società estera ha ADR a Wall Street, non può fare un semplice passaggio in GDR, ma deve necessariamente delistarsi dalla Borsa americana e riquotarsi nella sede dove vengono emesse le GDR.

Ogni GDR rappresenta un certo numero di azioni sottostanti, normalmente 10, ma la banca può utilizzare qualsiasi rapporto. Sono diverse le banche a livello internazionale che emettono GDR, soprattutto nelle Borse di Francoforte, Lussemburgo e Londra. Tra tali istituti si ricordano principalmente JPMorgan Chase, Citigroup, Deutsche Bank e The Bank of New York Mellon.

Durante l’elaborazione della transazione, le banche depositarie spesso prendono possesso delle azioni garantendo alle parti coinvolte nello scambio un livello di protezione e facilitando la partecipazione. I broker che rappresentano l’acquirente delle GDR ne gestiscono l’acquisto e la vendita. Un investitore può decidere attraverso il proprio broker di vendere GDR così come sono nelle Borse appropriate o anche di convertirle in azioni regolari per l’azienda.

In definitiva, i soggetti coinvolti nelle operazioni che riguardano le GDR sono:

 

  • un intermediario nella patria dell’investitore;
  • un intermediario situato all’interno del mercato associato alla società che ha emesso le azioni;
  • una banca in rappresentanza dell’acquirente;
  • una banca depositaria.

GDR: vantaggi e svantaggi

Le GDR presentano diversi vantaggi per le parti in causa. Con questo strumento, una società può raggiungere investitori nei mercati dei capitali al di fuori del suo contesto di origine. Dal canto loro, gli investitori locali hanno la possibilità di effettuare transazioni su titoli di società estere a costi più bassi rispetto a quelli sostenuti per negoziare i titoli nei mercati esteri delle stesse società.

L’inconveniente è dato dalla liquidità, ancora ben al di sotto rispetto a quella che vi è a Wall Street, e ciò comporta che ci sono meno acquirenti e venditori in grado di facilitare il trading. Questo è uno dei principali motivi per cui alcuni emittenti cinesi sono titubanti dal quotarsi in Europa, nonostante tutte le problematiche a cui andrebbero incontro con gli ADR negli Stati Uniti.

 

La meta potrebbe essere Zurigo

Se si vuole uscire dal perimetro americano, quali sono le Borse più convenienti dove quotarsi per le aziende straniere? Zurigo sembra essere la meta più allettante, per via di un processo di quotazione meno farraginoso e costoso rispetto a quello delle Borse di Francoforte e Londra. In questi ultimi due mercati le regole e i requisiti rigorosi possono essere un freno non indifferente. Jos Dijsselhof, amministratore delegato della Borsa svizzera Six Group AG, ha indicato “la neutralità e la prevedibilità del fatto che la Svizzera sia un paese a sé stante, cioè non parte dell’Unione europea o di qualsiasi altra alleanza, come fattore attraente per le imprese straniere”.

AUTORE

Johnny Zotti

Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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