Inflazione ferma, negoziati Usa-Cina. E il dollaro va giù

INFLAZIONE FERMA E NEGOZIATI USA-CINA: IL DOLLARO VA GIU’

mercato valutario

Euro Dollaro oltre la soglia dell’1,10 dopo quindici giorni. Prezzi al consumo Usa fermi

La resistenza a 1,099 ha ceduto. Una soglia psicologica durata due settimane e appena solleticata dall’euro dollaro nelle ultime sedute, ma mai infranta. E’ successo oggi, fino al record intraday di 1,1033, massimo dal 20 settembre scorso, per poi stabilizzarsi in area 1,1016.


Grafico Euro Dollaro by TradingView

Il patto valutario tra Pechino e Washington

Ma cosa succede al biglietto verde? Anche sul proprio indice di riferimento, il Dollar Index, ha perso terreno arretrando fino a 98,8, sfiorando i minimi degli ultimi quindici giorni. “Il dollaro americano sta mostrando debolezza poiché sono emerse notizie che suggeriscono la possibilità di un accordo commerciale parziale tra Stati Uniti e Cina, che includerebbe un patto valutario tra le due potenze, nonché la sospensione dee dazi statunitensi sulle importazioni dalla Cina”. A rispondere è Ricardo Evangelista, Analista Senior di ActivTrades. La prima apertura è stata manifestata da Pechino, che ieri, stando a fonti riportate da Bloomberg e dal Financial Times, ha fatto sapere di essere disposta a fare un passo in avanti, garantendo un aumento di circa 10 miliardi di dollari l’anno di prodotti agricoli acquistati dagli Stati Uniti, in cambio dello stop ai dazi da parte di Donald Trump. Il presidente Usa nel pomeriggio ha scritto un commento su Twitter: “La Cina vuola raggiungere un accordo… Ma siamo sicuri che anche io lo voglia? Domani alla Casa Bianca incontrerò il vicepresidente”. 

Inflazione ferma su base mensile, stabile su base annuale

Proprio sull’escalation della trade war, Evangelista spiega: “E’ stata come una corsa sulle montagne russe per il mercato, poiché il tono delle discussioni commerciali continua a cambiare e gli investitori ricevono costantemente messaggi contraddittori. Quest’ultimo capitolo sembra gettare una luce più positiva sui negoziati, con conseguenti perdite per la valuta statunitense come bene rifugio”. Nel pomeriggio, i dati macroeconomici riguardanti gli Stati Uniti hanno consolidato il momento di debolezza del dollaro: l’indice principale dei prezzi al consumo a settembre, su base mensile, misura +0,1%, inferiore al 0,2% atteso e all0 0,3% di agosto. Inoltre si ferma l’inflazione: lo 0% di settembre delude le attese e il dato di agosto (+0,1%) mentre su base annuale il dato è pari all’1,7%, inferiore all’1,8% atteso e in linea con quello precedente. Un dato più elevato del previsto va interpretato come un segnale rialzista per il dollaro: lo strumento più comune per combattere l’inflazione infatti è l’aumento dei tassi, che può attrarre investimenti stranieri. Ma un valore inferiore al previsto, come in questo caso, va interpretato come un segnale ribassista.

 

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