Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale non potrà prescindere dall’uso dei combustibili fossili per il momento. È quanto afferma Dale Klein, presidente del comitato di monitoraggio della riforma nucleare per Tokyo Electric Power Co. A suo avviso, l’enorme domanda di energia proveniente dai data center aumenterà a un ritmo così veloce che “non ci sarà il tempo di costruire inizialmente centrali nucleari”. Quindi, prima che l’energia atomica sostituisca le fonti più inquinanti, è necessario appoggiarsi ai combustibili fossili. Negli ultimi anni, Stati Uniti e Giappone sono stati all’avanguardia nella costruzione dei data center per contenere il flusso enorme di dati generato dall’AI (Artificial Intelligence). Questo ha comportato un consumo elevato di energia che ha messo sotto pressione le reti elettriche.
Aziende come Microsoft, Amazon e Alphabet hanno investito molto nel nucleare attraverso contratti con società operative nel settore in modo da far fronte al fabbisogno di approvvigionamento per mandare avanti i centri dati e non creare interruzioni. Ciò significa che l’atomico avrà un ruolo centrale nei prossimi anni per il raggiungimento dello scopo, considerando anche e soprattutto la questione ambientale. “Non possiamo soddisfare questa grande domanda di questi data center senza una centrale nucleare, se vogliamo mantenere una riduzione dei gas serra”, ha detto Klein.
Intelligenza artificiale: quanto serve il nucleare
NextEra Energy ha stimato che negli Stati Uniti, la domanda di energia crescerà del 40% nei prossimi due decenni, rispetto a un aumento del 9% negli ultimi 20 anni. La ragione principale di questa esplosione della domanda è da attribuire proprio ai data center, sostiene il più grande costruttore mondiale di energia eolica e solare non sostenuto da un governo. Tutto ciò è da ricondurre all’intelligenza artificiale per via “dell’addestramento dei modelli e del processo di inferenza con cui la nuova tecnologia trae conclusione da dati che non ha mai visto prima”.
Prima della fine del decennio, le tre Big Tech citate in precedenza hanno intenzione di far funzionare i loro data center esclusivamente con energia pulita, mentre stanno lavorando su metodologie per utilizzare meno energia e bilanciare la domanda sulla rete in maniera più efficiente. L’amministratore delegato di OpenAI, Sam Altman, ritiene però che sia necessaria una svolta energetica, ricorrendo probabilmente all’energia nucleare, sulla quale Amazon, Alphabet e Microsoft stanno puntando.
Negli Stati Uniti c’è un sostegno bipartisan per il nucleare, ma “prima che possano essere costruiti piccoli reattori modulari e impianti più grandi, il gas sarà utilizzato per affrontare il boom della domanda di energia da parte dell’intelligenza artificiale”, ha detto Klein. In Giappone, la situazione è più complessa perché il Paese è ancora rimasto traumatizzato dal disastro di Fukushima del 2011 e quindi è più riluttante ad accogliere un’energia basata sull’uranio. Attualmente, la domanda locale di elettricità sta scendendo per via del calo dello spopolamento a livello locale, ma Klein ritiene che ci sarà un’inversione via via che la nazione costruisce più data center e impianti di semiconduttori. “Se il Giappone vuole mantenere la sua catena di approvvigionamento manifatturiera e tutte le sue attività, dovrà avere sempre più elettricità”, ha detto.
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