Azioni 2022: Banche centrali saranno il principale nemico?

Azioni 2022: Banche centrali saranno il principale nemico?

Azioni 2022: Banche centrali saranno il principale nemico?

Investire in azioni nel 2022? Cosa fare il prossimo anno e quali saranno i driver a guidare i mercati finanziari? Vediamo insieme il ruolo delle banche centrali sul mercato azionario

 

Investire in azioni nel 2022? Come comportarsi dopo i rialzi degli ultimi anni? In questo ultimo scorcio del 2021 gli investitori stanno cercando di capire quale saranno i principali elementi di disturbo dei mercati per l’anno entrante, alla luce del fatto che per 7 trimestri consecutivi i principali indici azionari hanno registrato un andamento positivo e quest’anno vi è stato un rally che ha portato i listini ad aggiornare costantemente i massimi storici. 

Adesso a dire il vero la situazione sembra cambiata, essenzialmente perché si avverte la sensazione che non ci sarà più l’ombrello delle Banche centrali come vi è stato finora. La politica monetaria infatti è a un punto di svolta e, sebbene la ripresa economica non si sia affatto completata, sarà destinata a inasprirsi per fermare un altro mostro che sta avanzando minaccioso, ossia l’inflazione. 

Ed è proprio questo il tema principale che emerge da un sondaggio lanciato da Bloomberg News, che ha interpellato 106 gestori professionali tra il 3 e il 13 dicembre. Gli intervistati individuano nell’aumento dei prezzi al consumo e nelle mosse aggressive degli istituti monetari i principali pericoli per il 2022.

 

Lotta a inflazione principale motivo di preoccupazione 2022

I Governatori delle principali Banche centrali non saranno più disposti a tollerare ulteriori aumenti dei prezzi. Ormai dappertutto l’inflazione sta progredendo e rischia di fare terra bruciata di consumi e investimenti. Negli Stati Uniti le ultime rilevazioni hanno riportato un indice dei prezzi al consumo relativo al mese di novembre al 6,8%, con l’aumento più alto da 39 anni. Ma per i prossimi mesi che livello di inflazione sarà motivo di pericolo per il mercato azionario? 

La maggior parte dei partecipanti al sondaggio ha sostenuto che un’inflazione del 3% inizia a porre il problema, ma il 25% ritiene che il rischio non sussiste fin quando il carovita non supera il 5%. Salvatore Bruno, responsabile degli investimenti di Generali Investments Partners, vede nel mantenimento costante sopra il 4% il punto di rottura che scatena una reazione del mercato obbligazionario, con i rendimenti che volano al rialzo facendo abbassare le quotazioni dei mercati azionari. C’è però chi come Pascal Blanque, chief investment officer di Amundi, sottolinea che i rendimenti reali subiranno un calo per effetto dell’inflazione, per questo le obbligazioni difficilmente potranno costituire una valida alternativa alle azioni.

L’intervento della Banche centrali con una stretta sul costo del denaro rimane comunque il più importante motivo di preoccupazione, al punto da mettere in secondo piano tutti gli altri rischi che potrebbero mettere in subbuglio il mercato azionario. Tra questi vi sono il riacutizzarsi della pandemia, il rallentamento della crescita economica della Cina e le questioni di carattere geopolitico.

Secondo Marcus Morris-Eyton, portfolio manager di Allianz Global Investors, il Covid-19 sarà in mezzo a noi anche in futuro, ma la cosa più importante è che vi sono palesi miglioramenti nella capacità di gestire le conseguenze personali ed economiche. Qualcuno invece come Alasdair McKinnon, lead manager dello Scottish Investment Trust, parla di bolla che ha nella speculazione delle criptovalute, delle SPAC e delle IPO la sua più eloquente espressione.

 

Azioni: ecco dove investire nel 2022

In considerazione di tutti questi aspetti, su quali azioni investire nel 2022? Il sondaggio rivela una certa preferenza per i titoli value rispetto a quelli legati alla crescita. In Europa si vedono opportunità nelle small cap, mentre Cesar Perez Ruiz, capo responsabile degli investimenti presso Pictet Wealth Management, preferisce puntare su società che hanno il potere di determinare i prezzi e quindi che sono maggiormente in grado di resistere all’inflazione in tutti i settori. 

Quanto alle scelte geografiche, gli intervistati sembrano molto legati alla Regione di appartenenza. Persino gli investitori cinesi non sono così pessimisti sulle azioni della Cina, nonostante le turbolenze e i rischi che stanno attraversando il Paese in questo periodo. Per Kevin Thozet, membro del comitato di investimento di Carmignac, la capacità del Dragone di modificare il proprio mix di politiche, a differenza degli Stati Uniti che si trovano costrette a stringere sulla politica monetaria e fiscale, potrebbe fornire un supporto alle azioni cinesi.

 

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