Nota mensile: in lieve miglioramento la produzione ma occupazione inferiore all’Eurozona
Secondo l’Istat le prospettive per gli scambi internazionali, penalizzate dal protrarsi delle tensioni commerciali e dal rallentamento dell’attività economica in Cina, rimangono negative. Ma l’indicatore anticipatore ha interrotto la tendenza alla flessione in atto dalla fine dello scorso anno, prospettando uno scenario di lieve miglioramento dei livelli produttivi. In base alla stima preliminare, nel secondo trimestre 2019, il Pil italiano ha registrato una variazione congiunturale pari a zero, a sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell’industria e di un contenuto incremento in quello dei servizi, con un contributo nullo sia dalla domanda nazionale (al lordo delle scorte) sia dalla componente estera netta. A seguito dell’evoluzione positiva nella prima parte dell’anno, a giugno l’occupazione ha mostrato una stabilizzazione e il tasso di disoccupazione è diminuito ulteriormente, pur non riducendo il gap con la media dell’area euro. L’inflazione ha continuato a rallentare e si è ampliato il differenziale negativo con la dinamica dei prezzi al consumo nell’area dell’euro e nei principali partner europei. La fiducia dei consumatori ha registrato un marcato aumento, diffuso a tutte le componenti. Il recupero della fiducia ha coinvolto anche le imprese a eccezione di quelle manifatturiere.
PRODUZIONE INDUSTRIALE IN CALO
A giugno, scrive l’Istat, l’indice destagionalizzato della produzione industriale, dopo l’ampio incremento di maggio, si è ridotto marginalmente in termini congiunturali: -0,2%. Nella media del II trimestre, la produzione si è contratta dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti (+1%). Il dato mensile ha mostrato un aumento congiunturale solo per l’energia (+2,4%) mentre si sono registrate flessioni per i beni di consumo (-0,7%), i beni intermedi (-0,6%) e, in misura più lieve, per i beni strumentali (-0,1%). Nonostante il deciso incremento congiunturale di maggio (+2,5%), gli ordinativi dell’industria nel trimestre tra marzo e maggio hanno segnato una crescita contenuta (+0,2% sul trimestre precedente) a causa del peggioramento della componente interna (-0,7%) che ha in parte compensato l’andamento positivo di quella estera (+1,5%).
AUMENTI MARGINALI NELLE COSTRUZIONI
Tra marzo e maggio 2019, l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni è aumentato marginalmente rispetto al trimestre precedente (+0,1%), pur registrando a maggio il terzo calo congiunturale consecutivo. Tuttavia, prosegue l’Istat, la crescita tendenziale nei primi cinque mesi dell’anno è stata marcata (+4,4% per la produzione corretta per gli effetti di calendario). Nel quarto trimestre del 2018, i permessi di costruire, che solitamente anticipano la produzione, hanno segnato però una battuta d’arresto, suggerendo che il forte incremento nella prima parte del 2019 della produzione nelle costruzioni potrebbe non proseguire nei prossimi mesi. Nel dettaglio, tra ottobre e dicembre 2018, nel comparto residenziale, il numero di nuove abitazioni è diminuito in termini congiunturali del 5,1% e la superficie utile abitabile ha registrato la prima variazione negativa del 2018 (-6,7%). Anche la superficie in fabbricati non residenziali è risultata in calo (-11,9% la variazione congiunturale), per il terzo trimestre consecutivo.
EXPORT E IMPORT IN CRESCITA
Sul fronte degli scambi con l’estero, a maggio, le esportazioni di beni in valore sono cresciute dell’1,3% e le importazioni dello 0,7% in termini congiunturali. L’incremento delle esportazioni, spiega l’Istat, ha interessato prevalentemente l’energia (+7,7%) e i beni di consumo, sia durevoli sia non durevoli (rispettivamente +2,4% e +3,2%), mentre la dinamica delle vendite di beni intermedi e strumentali è risultata rispettivamente debole e in calo marginale (+0,3 % e -0,2%). I flussi verso i mercati Ue hanno mostrato, nel complesso, un andamento più dinamico (+1,7%) rispetto a quelli diretti verso i mercati extra Ue (+0,8%). Questi ultimi, tuttavia, nel mese di giugno, hanno riportato un aumento marcato rispetto al mese precedente (+3,9%) che ha interessato in misura più rilevante i beni di consumo durevoli (+7,2%) e i beni strumentali (+5,7%). L’energia ha registrato invece una contrazione (-1,7%).
OCCUPAZIONE INVARIATA,
A giugno l’occupazione ha mostrato una stabilizzazione e il tasso di disoccupazione è diminuito ulteriormente, pur non riducendo il gap con la media dell’area euro. La stima degli occupati è risultata sostanzialmente invariata rispetto al mese precedente con il tasso di occupazione al 59,2% (+0,1 punti percentuali rispetto a maggio): il valore più elevato dal 1977, anno di inizio delle serie storiche confrontabili. Nel dettaglio, rispetto a maggio, si è confermata per il quarto mese consecutivo la crescita dei dipendenti sia permanenti sia a termine (+52 mila nel complesso), mentre sono tornati a diminuire gli indipendenti (-58 mila). Nello stesso mese, il tasso di disoccupazione è sceso al 9,7% (dal 9,8% di maggio), segnando il valore più basso da gennaio 2012. Le persone in cerca di occupazione sono diminuite di 29 mila unità rispetto a maggio, con un calo, che ha riguardato sia gli uomini sia le donne, diffuso a tutte le fasce d’età, con l’eccezione di quella tra 25 e 34 anni. Il divario del tasso di disoccupazione con quello della media dell’area euro, tuttavia, secondo l’Istat non si è ridotto. Anche la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni ha mostrato un calo marginale (-0,1%, pari a -14 mila unità), come sintesi di un aumento tra gli uomini (+18 mila) e una diminuzione tra le donne (-33 mila). Nel complesso, a giugno il tasso di inattività è rimasto invariato per il quinto mese consecutivo (34,3%).
L’INFLAZIONE RALLENTA PER IL TERZO MESE CONSECUTIVO
Sotto la spinta dei ribassi dei beni energetici, a luglio, l’inflazione ha continuato a rallentare per il terzo mese consecutivo, andando ad ampliare il differenziale negativo con la dinamica dei prezzi al consumo nell’area dell’euro e nei principali partner europei. In base alla stima preliminare, l’ indice per l’intera collettività (NIC) ha registrato un incremento su base annua pari a +0,5% (0,6 punti percentuali in meno rispetto ad aprile). L’inflazione core non ha segnalato variazioni di rilievo rispetto alle tendenze degli ultimi mesi (+0,5% a luglio da +0,4% in maggio e giugno), annullando il divario negativo con la misura totale in essere da aprile 2018. La decelerazione è risultata leggermente più sostenuta in base all’indice armonizzato (+0,4%) e per la nostra
economia si è ampliato il divario negativo con l’inflazione media dell’area euro (+1,1%) e dei principali partner, con Francia e Germania che presentano crescite dei prezzi dell’1,3% e 1,1% annuo rispettivamente.
PROSPETTIVE: FIDUCIA IN RIPRESA
A luglio, l’indice del clima di fiducia dei consumatori ha segnato un marcato aumento per effetto di un miglioramento di tutte le componenti. Un recupero determinato soprattutto dalla componente economica e dalle attese sulla disoccupazione. Con riferimento alle imprese, l’indice di fiducia ha segnato un progresso, raggiungendo il valore massimo da ottobre 2018. L’aumento è stato diffuso tra i settori economici a eccezione del settore manifatturiero per il quale sono peggiorati i giudizi sul livello degli ordini e migliorati quelli sulle attese sulla produzione, con una diminuzione del saldo relativo alle scorte di prodotti finiti. L’indicatore anticipatore, conclude l’Istat, ha interrotto la tendenza alla flessione in atto dalla fine dello scorso anno, prospettando uno scenario di lieve miglioramento dei livelli produttivi.