Mercati e investimenti: i 10 temi che caratterizzeranno il 2022

Mercati e investimenti: i 10 temi che caratterizzeranno il 2022

Mercati e investimenti: i 10 temi che caratterizzeranno il 2022

Mercati e investimenti, cosa fare nel 2022? Con la fine dell’anno che si avvicina e tempo di tracciare un bilancio per il 2021 e di iniziare a pensare a quali saranno i temi capaci di muovere le Borse mondiali nel nuovo anno. Nel riepilogo non possiamo non iniziare dall’evento clou che ha contraddistinto il 2021: l’arrivo dei vaccini e il risveglio del Mondo dopo l’incubo Coronavirus che aveva caratterizzato il 2020, con le ripetute chiusure delle attività e lo sprofondamento dell’economia globale in una recessione senza pari. Quest’anno vi è stato il rimbalzo tanto atteso, pur nelle numerose difficoltà incentrate nella crisi degli approvvigionamenti, nell’emergere della reflazione e nello sviluppo di varianti del virus che minacciano costantemente la ripresa. I mercati finanziari hanno fornito al riguardo molti spunti interessanti: le Borse hanno ripetutamente aggiornato i record storici, le materie prime hanno intrapreso un rally straordinario e sono esplose le criptovalute. L’oro invece ha perso interesse nelle scelte d’investimento degli operatori di mercato.

 

I 10 temi del 2022

Ma guardando al nuovo anno, quali saranno dunque i temi capaci di impattare i mercati e gli investimenti di ognuno di noi? Nella speranza che sia meno sfidante di questi 2 anni passati, in un report Goldman Sachs individua 10 temi chiave per il 2022. Vediamoli insieme.

 

Ripresa economica

La banca d’affari americana prevede una continuazione della ripresa il prossimo anno, con un PIL globale previsto al 4,5%. Il ritmo di crescita però non sarà lo stesso di quello che abbiamo visto quest’anno, soprattutto per quanto riguarda gli Stati Uniti. Di conseguenza i titoli ciclici avranno rendimenti positivi ma tenderanno ad appiattirsi poiché il ciclo giunge a maturazione.

 

La crisi degli approvvigionamenti

Nel 2022 è previsto un allentamento nella carenza dell’offerta riguardo gli approvvigionamenti. Questo porterà a un maggiore equilibrio nei mercati che risolve il problema dei colli di bottiglia che hanno portato alla crescita dei prezzi. Tuttavia per Goldman Sachs gli effetti sui mercati saranno contenuti.

 

La propensione al rischio

Goldman Sachs non ritiene opportuno adottare un’eccessiva prudenza negli investimenti perché le banche centrali continueranno la loro politica monetaria accomodante e questo compenserà un fisiologico rallentamento della crescita a livello globale. In alcuni Paesi infatti ancora il ciclo economico si trova in una fase iniziale, soprattutto in quelli in via di sviluppo.

 

Materie prime

La spinta delle materie prime continuerà almeno fino alla fine del 2022, quando i prezzi tenderanno a una normalizzazione grazie all’aumento dell’offerta. Il processo di transizione energetica difficilmente riuscirà a mutare la situazione e alcuni elementi come rame, alluminio e nickel vedranno quotazioni più elevate. I prezzi del petrolio continueranno a salire per altri 3 mesi, poi Iran e Stati Uniti contribuiranno ad equilibrare il mercato.

 

Banche centrali

Le banche centrali proseguiranno nel mantenere un atteggiamento incerto sull’inflazione, aspettando che i prezzi si normalizzino con l’allentamento delle carenze di fornitura e la riduzione del prezzo delle materie prime. Alla fine però gli istituti monetari aumenteranno il costo del denaro per evitare il surriscaldamento dell’economia. Tra i Paesi però ci potrà essere una certa variabilità che verrà puntualmente prezzata dal mercato.

 

BCE e tassi negativi

In Europa ci sarà una grande crescita e di conseguenza una maggiore inflazione, il che gradualmente porterà la Banca Centrale Europea a mollare i tassi d’interesse negativi nel 2023 o al massimo nel 2024. Tutto ciò condurrà sicuramente a un apprezzamento dell’Euro, ma porrà problemi di sostenibilità per i Paesi che hanno un’esposizione debitoria più marcata. Goldman comunque vede per il prossimo anno spread che non dovrebbero preoccupare i mercati.

 

Cina

La crescita in Cina avrà un rallentamento in quanto il Governo del Paese mirerà maggiormente a una stabilizzazione finanziaria riducendo la leva. Il calo del PIL sarà determinato quindi dalla repressione normativa che sarà ancora presente per tutto il 2022, ma anche per le misure draconiane orientate ad azzerare la diffusione del Covid-19. Alla fine di questo processo gli investitori allontaneranno le loro paure di investire nei mercati cinesi.

 

Mercati emergenti

Nei Paesi emergenti o in via di sviluppo le dinamiche dei tassi seguono un percorso leggermente diverso rispetto ai Paesi industrializzati, dove il rialzo del costo del denaro viene eseguito con maggiore cautela. Lo dimostra il fatto ad esempio che la Banca Centrale di Russia dalla ripresa post-pandemica ha effettuato ben 6 aumenti dei tassi. Questo per Goldman comporta il rischio che il debito elevato faccia emergere problemi di bilancio, uniti a un contesto politico instabile. Proprio per tale ragione sarebbe opportuno puntare con molta cautela nei mercati emergenti il prossimo anno.

 

Traiettorie divergenti post-pandemiche

La pandemia quest’anno ha avuto uno sviluppo diverso nelle varie Regioni e giocoforza ha colpito in maniera differente i vari settori del tessuto produttivo dei Paesi. Questo per Goldman significa che nel 2022 alcuni comparti come il turismo emergeranno sugli altri sfruttando le congiunture cicliche. Nelle Regioni si metteranno in luce quelle Nazioni che hanno adottato misure rigide atte a limitare la mobilità e che di conseguenza hanno più spazio per crescere.

 

Rischi

Quali saranno i maggiori rischi a cui dovrà fare fronte l’economia mondiale? La banca d’affari americana ne evidenzia alcuni in particolare. In primis quello correlato al Covid-19, con l’insorgere di altre varianti e l’inefficacia dei vaccini nel contrastarle. E poi vi sono tutti quei rischi legati alla macroeconomia come l’inflazione, i tassi d’interesse che possono contrarre l’economia, l’energy crunch, la riduzione della leva finanziaria in Cina che ne limita la crescita e le pressioni fiscali che rientrano nell’ambito del maxi-piano di spesa statunitense.

 

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