C’è un caso Nexi in Borsa, che coinvolge mercato e politica. Il crollo del titolo della società nota per i pos che utilizziamo pagando con carte o bancomat pesa sul portafoglio di grandi e piccoli soci. Nell’ultimo anno il valore del titolo, che valeva più di 19 euro, si è quasi dimezzato. In termini di capitalizzazione la società ha perso circa 10 miliardi di valore. Che si tratti di qualcosa che va al di là delle turbolenze che coinvolgono l’intero comparto finanziario lo ha messo nero su bianco Banca Mediolanum: nel comunicato diffuso in merito alla semestrale ha scritto che il calo dell’utile netto del periodo (da 268 a 237 milioni) è avvenuto “unicamente a causa del titolo Nexi detenuto nel portafoglio valutato al fair value”». In altri termini Mediolanum, che in portafoglio ha meno dell’1% di Nexi, ha svalutato il titolo ai prezzi correnti registrando un disavanzo contabile di circa 40 milioni. Per la banca dei Doris la quota in Nexi deriva dalla ventennale partecipazione in Sia, la società di tecnologia dei pagamenti incorporata da Nexi nel 2021.
Ma cosa sta succedendo a Nexi? Secondo fonti di stampa le questioni sono due. La prima è il debito elevato, circa 5 miliardi, accumulato con le tante acquisizioni effettuate da Nexi a partire dal 2016 e scaricato nel consolidato dopo la fusione con Sia e con il gruppo nordico Nets. La seconda è che avendo nel capitale tanti fondi di private equity (quelli che hanno partecipato alla crescita e alle fusioni di questi anni), essi restano potenziali grandi venditori. Solo così facendo, infatti, potranno rientrare con profitto dall’investimento.
La società va bene, ha buoni fondamentali, rispetta i target, ma è super indebitata e quindi non paga dividendi (pur essendo stata Nexi molto generosa con i suoi soci prima del matrimonio con Sia) e con la crescita dei tassi sarà sempre peggio: prima di investire, anche a multipli oggi a buon mercato, i gestori vogliono certezze sulla fine della volatilità legate alle vendite.
Nel capitale di Nexi, oltre ai numerosi fondi privati stranieri, è presente Cassa depositi e prestiti, che con il 13,5% è stata di fatto la regista dell’operazione Nexi-Sia. E rappresenta la terza questione della vicenda, quella politica. La grande Nexi, infatti, è nata sotto le Cinque Stelle della gestione Fabrizio Palermo, l’ex ad di Cdp nominato con il governo Conte uno, nel luglio del 2018. Ed è in quello stesso clima politico che ha mosso le sue pedine l’attuale numero uno di Nexi Paolo Bertoluzzo, considerato vicino ai Casaleggio e all’ex ministro M5S Riccardo Fraccaro. Bertoluzzo, in particolare, è l’artefice della trasformazione di Carta Sì in Nexi, poi della quotazione in Borsa, in seguito alla quale ha incassato 43 milioni per effetto della conversione di warrant, risultando il manager più pagato del 2020. E infine è stato il driver della fusione con Sia, attraverso la quale ha ottenuto la blindatura al vertice fino al 2025.
Nexi sotto pressione ribassista torna sotto la soglia dei 9 euro
Il titolo Nexi sembra essere impostato al ribasso nel breve termine, anche grazie alla performance negativa registrata nella seduta di venerdì (-2,34%). Dopo un’apertura in linea con la chiusura precedente, infatti, le quotazioni hanno dapprima intrapreso un andamento fortemente rialzista che le ha portate a realizzare un massimo sul livello 9,152, per poi invertire drasticamente la rotta fino a raggiungere un minimo a quota 8,876. Nel corso del pomeriggio, poi, anche se i corsi hanno tentato un timido rimbalzo, l’asta di chiusura non ha lasciato scampo portando l’azione sul minimo di giornata a 8,862 euro.
Dopo la già citata discesa dell’ultimo anno, il minimo toccato lo scorso 14 giugno sul livello 7,146 sembra aver generato una inversione di tendenza. Molto lenta, per carità, ma almeno potrebbe essersi innescato un movimento rialzista, con qualche strappo positivo e altrettanti ritracciamenti multiday. Ed è proprio quest’ultimo aspetto a mostrare le più recenti criticità: il fatto che le quotazioni siano così repentinamente scese sotto il fragile supporto dei 9 euro, infatti, riporta il titolo in una fase negativo di brevissimo periodo. Quindi, al momento, meglio attendere livelli più bassi per entrare, come ad esempio il supporto posizionato in area 8,654.
L’impostazione grafica, comunque, vede i prezzi stazionare al di sopra dell’indicatore Supertrend mentre sia l’indicatore Parabolic Sar che la media mobile a 25 sono diventati rialzisti da poco. Anche l’indicatore Macd ha appena incrociato il proprio Signal. Inoltre, è da segnalare come l’indicatore RSI sia posizionato nell’area di “neutralità” vicino al livello 54. Dal punto di vista operativo, pertanto, l’ingresso in posizioni long è consigliabile al superamento del livello 9,152 con target nell’intorno dei 9,510 euro, mentre le posizioni ribassiste potranno essere aperte solo alla violazione di quota 8,862 con obiettivo molto vicino al livello 8,654.
L’andamento di breve termine del titolo NEXI