Obbligazioni: per il re del reddito fisso Howard Marks sono da comprare

Obbligazioni: per il re del reddito fisso Howard Marks sono da comprare

Obbligazioni: per il re del reddito fisso Howard Marks sono da comprare

Le obbligazioni sono scese molto nel mercato dei titoli a reddito fisso quest’anno, ma ora potrebbe essere il momento giusto per fare grandi affari. È quanto sostiene il re dei “bond in difficoltà”, Howard Marks, fondatore e co-Presidente del gestore patrimoniale Oaktree Capital Management. Marks ha evidenziato come il calo delle quotazioni riguardante le obbligazioni ad alto rendimento, i prestiti con leva finanziaria, i titoli garantiti da ipoteca e le obbligazioni di prestito garantite abbia reso tutto molto più economico rispetto a 6-12 mesi fa.

La Federal Reserve ha aumentato bruscamente i tassi d’interesse quest’anno, trasferendo grande pressione ai gestori di tutto il mondo, che hanno cominciato a vendere massicciamente. Questa settimana i rendimenti sul debito societario investment grade sono arrivati al 4,72% negli USA, praticamente il doppio rispetto al livello dello scorso anno. Stesso discorso per quanto riguarda i junk bond, passati dal 4,32% all’8,5%.

Marks ha precisato che le decisioni di Oaktree non dipendono da previsioni macroeconomiche, come l’aumento dell’inflazione o l’arrivo di una recessione, tantomeno pensa di cronometrare il mercato. A suo avviso, aspettare che il mercato arrivi al fondo è un’idea sbagliata. “Nel caso le attività dovessero diventare ancora più economiche, la società aumenterà ancora di più gli investimenti”, ha aggiunto.

 

Obbligazioni: perché comprare ora

Dalla fondazione avvenuta nel 1995, la strategia di Oaktree è sempre stata quella di puntare su buone società con “cattivi bilanci”, ha affermato il 76enne investitore. Sulla base di questo principio, Marks ha costruito un colosso che gestisce 164 miliardi di dollari, sebbene l’azienda non comunichi le sue performance finanziarie. Spesso gli investimenti sono stati fatti su entità su cui gli altri non erano disposti a entrare.

Marks ha detto che “se le occasioni sono diffuse la gestione diventa più aggressiva; viceversa, quando il mercato è elevato e il comportamento degli investitori è imprudente, la gestione risulta più difensiva”. E in quest’ultimo anno ha prevalso la prudenza perché, come sostiene Marks, i tassi d’interesse sarebbero saliti e quindi era da aspettarsi prezzi in calo. Inoltre ha aggiunto che non si aspettava un numero di fallimenti aziendali così alti come nelle crisi precedenti, sebbene pensasse che sarebbe aumentato notevolmente.

 

Criptovalute: prive di valore intrinseco

Marks ha asserito che il grande rally del mercato azionario aveva generato compiacimento negli investitori, senza valutare il rovescio della medaglia. A suo avviso, quando avvengono prelievi in un mercato che diventa illiquido, molti fondi che hanno puntato su quel mercato si sciolgono.

Le stesse dinamiche psicologiche avrebbero proiettato gli investitori verso le criptovalute. Per Marks, quando un ambiente è caldo, le persone pensano che una cosa funzionerà per sempre ed è lì che si mettono nei guai. L’esperto ha ammesso di non conoscere molto il mondo delle valute digitali, ma rimane scettico sul fatto che queste possano davvero essere un buon investimento. ” Gli assets che non producono flussi di cassa non hanno alcun valore intrinseco”, ha concluso.

 

AUTORE

Johnny Zotti

Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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