Giovedì 4 maggio l’oro ha toccato la quotazione di 2.062 dollari l’oncia. L’ultima volta che il metallo prezioso è salito così in alto è stato l’8 marzo 2022 (2.070 dollari), ossia nei giorni immediatamente seguenti all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. In precedenza, il 7 agosto 2020, l’oro aveva toccato quota 2.075. In quel caso era stata la pandemia a provocare la fuga verso il bene rifugio. Quali sono le motivazioni del nuovo picco nelle quotazioni e il triplo massimo potrebbe essere rotto al rialzo?

Banche centrali ed ETF accumulano oro
Stando agli ultimi aggiornamenti del World Gold Council, nel mese di marzo gli ETF hanno registrato afflussi netti superiori alle 30 tonnellate di oro. La spinta maggiore è arrivata dall’Europa, con circa 18 tonnellate. È la prima volta da aprile 2022 che gli ETF in oro registrano una dinamica positiva. In precedenza gli strumenti passivi che permettono di investire in oro fisico avevano sempre registrato deflussi netti. Anche i livelli del marzo 2022 sono ben lontani – quasi 200 tonnellate di afflussi netti – l’oro mantiene la sua attrattiva di bene rifugio da un’economia ancora fragile. È questa la motivazione principale che Claudio Wewel, FX strategist di J.Safra Sarasin, scorge nel movimento rialzista dell’oro da inizio anno.
“Dopo il ritracciamento del metallo prezioso a febbraio, il crollo della Silicon Valley Bank (SVB) all’inizio di marzo ha provocato una ripresa della volatilità del mercato, dando il via a un forte rimbalzo dell’oro. Sebbene sia improbabile che i recenti fallimenti bancari portino a una crisi bancaria sistemica di dimensioni paragonabili alla crisi finanziaria globale, ci aspettiamo che nei prossimi mesi emergano altre crepe nel sistema finanziario, dato l’attuale grado di restringimento delle condizioni finanziarie” ha spiegato.
Oltre agli investitori anche le Banche centrali stanno accumulando oro. Lo confermano i dati del World Gold Council sulle riserve auree. “La Turchia e la Cina hanno addirittura aumentato il ritmo degli acquisti” nota Wewel. Anche gli acquisti degli istituti centrali depongono a favore di una prosecuzione della forza del metallo giallo.
Riparo contro il default US
È accaduto in passato con una certa regolarità che gli Stati Uniti dovessero alzare il tetto del debito e che ciò avvenisse solo al termine di dure negoziazioni tra governo e opposizioni. La storia si sta ripetendo in queste settimane. A contrapporsi sono il presidente democratico Joe Biden, che non vuole legare il rialzo del tetto ad alcun provvedimento di compensazione, e i repubblicani, i quali vorrebbero in cambio delle riforme sostanziali della spesa e del bilancio.
Il segretario al Tesoro Janet Yellen, in passato presidente della Federal Reserve, si è espressa con nettezza sui rischi in caso di mancato accordo: “Sarebbe una catastrofe economica e finanziaria”. Secondo i calcoli degli analisti di Goldman Sachs la liquidità a disposizione del Dipartimento del Tesoro USA scenderà a 60 miliardi di dollari entro la metà di giugno. Il che significherebbe che ci sarebbe spazio fino a fine luglio prima di rischiare seriamente un default.
Altri due elementi che hanno favorito l’oro sono lo scoppio della crisi bancaria che ha travolto tre banche regionali negli USA e il Credit Suisse in Svizzera e la discesa dell’inflazione. Un calo dei prezzi al consumo supporta l’oro in quanto favorisce una mano più morbida da parte della Fed nel manovrare i tassi di interesse. Secondo Wewel: “Sebbene sia improbabile che i recenti fallimenti bancari portino a una crisi bancaria sistemica di dimensioni paragonabili alla crisi finanziaria globale, ci aspettiamo che nei prossimi mesi emergano altre crepe nel sistema finanziario, dato l’attuale grado di restringimento delle condizioni finanziarie. A nostro avviso, ciò indica un continuo supporto per l’oro”.
Attenzione alla stagionalità
Prima di muovere di nuovo al rialzo l’oro potrebbe vivere una fase di consolidamento nel breve termine. È quello che pensano gli analisti di J.Safra Sarasin dopo aver osservato le posizioni speculative nette sull’oro, cresciute in modo sostanziale nelle ultime settimane. Inoltre, scrivono un recente report: “i prezzi delle opzioni call sull’oro sono aumentati notevolmente rispetto ai prezzi delle opzioni put”.
A far propendere per una fase di consolidamento del metallo giallo c’è anche la stagionalità, che Borsa&Finanza ha rilevato attraverso l’indicatore Forecaster.biz. Negli ultimi cinque anni il periodo tra metà aprile e metà luglio è stato caratterizzato da un andamento oscillatorio. Solo dalla fine di luglio ha preso il via un movimento di rafforzamento dell’oro della durata di un paio di settimane. L’osservazione rimane valida anche su un arco di 10 anni, dove il periodo di salita delle quotazioni che caratterizza la parte finale di luglio si estende fino alla fine di agosto.
