Perché il diesel costa più della benzina - Borsa&Finanza

Perché il diesel costa più della benzina

Da mesi ormai i prezzi di benzina e diesel praticati ai distributori sono alle stelle. A sorprendere gli automobilisti e le imprese (in Italia l’85% delle merci viaggia su strada) è soprattutto il costo del gasolio: l’ultimo rialzo di oltre 9 centesimi al litro (il 20% in più rispetto a inizio anno) è il terzo maggior rincaro settimanale di tutti i tempi, come rivela l’Unione Nazionale Consumatori sulla base di uno studio condotto sui dati del Ministero della transizione ecologica. Ma perché il diesel costa più della benzina? Cos’ha fatto schizzare i prezzi al litro a 2 euro anche al self-service?

 

A cosa è dovuto l’aumento del diesel?

Ad ottobre 2022, nonostante il taglio delle accise, il gasolio ha un costo superiore a quello del 21 febbraio, giorno dello scoppio della guerra in Ucraina: +9,3% (+16 centesimi al litro) pari a 8,2 euro a rifornimento. Diverse spinte alimentano l’impennata del diesel. Innanzitutto, la crisi energetica già in atto da più di un anno. In secondo luogo, le quotazioni in crescita del prezzo del barile di petrolio sui mercati internazionali e le immancabili speculazioni.

Tra i principali motivi dell’aumento non mancano le tensioni internazionali, in particolare l’impatto del conflitto in Ucraina. Decisivo in tal senso è l’embargo economico nei confronti del greggio russo deciso dall’Unione europea in risposta all’operazione militare del governo Putin. Ma non solo. Nel Mediterraneo la capacità di raffinazione si è ridotta nel tempo con le progressive chiusure di molte raffinerie sia statunitensi che europee. In Francia gli scioperi di raffinerie e distributori (in particolare di lavoratrici e lavoratori di Total Energies) hanno reso il diesel introvabile.

Gli impianti di raffinazione europei si sono concentrati soprattutto sulla produzione di benzina e altri derivati del petrolio, più facilmente commerciabili negli Stati Uniti dove la “verde” ha un prezzo molto economico. Così facendo si è lasciata la lavorazione del gasolio alla Russia, che ad oggi produce il 60% del diesel di cui l’Europa ha bisogno, seguita da Arabia Saudita e India. Ora che per Mosca le esportazioni sono più complicate (anche se non ancora bloccate del tutto) a causa delle sanzioni europee, l’afflusso di gasolio procede quindi a singhiozzo.

Inoltre, è stato deciso che, a partire dal 2023, entrerà in vigore lo stop alle importazioni via mare del greggio russo. A questo blocco si unisce la riduzione ulteriore delle forniture anche dai Paesi del Medio Oriente. Con meno diesel a disposizione a livello globale, il prezzo è salito e potrebbe continuare a crescere.

Infine, c’è da considerare il particolare periodo dell’anno e la natura delle destinazioni del diesel. Il gasolio, a differenza della benzina, ha molte più applicazioni: è il carburante “ad uso professionale” di cargo, tir e mezzi di trasporto pubblico urbani ed extraurbani. Viene pure utilizzato in molte fabbriche per i generatori di energia. Nei mesi più freddi dell’anno, in autunno e inverno, la domanda di carburante per la mobilità rallenta, mentre a salire è quella per il riscaldamento e la produzione di energia elettrica, due campi d’azione tipici del gasolio.

Non è neanche da sottovalutare il taglio delle accise: se sulla benzina incide per il 28,8% pari a 0,478 cent (su un prezzo complessivo di 1,686 euro, a ottobre 2022), sul gasolio – che in Italia ha un trattamento fiscale di favore con accise inferiori a quelle sulla benzina proprio perché un carburante per più usi – arriva appena a 0,367 centesimi (19,3%) su un prezzo finale di 1,871 euro.

 

Il costo di produzione di benzina e gasolio

In Italia, il prezzo dei carburanti – sia benzina che diesel – è determinato dal prezzo industriale (il costo della materia prima sul mercato internazionale: un litro di gasolio oscilla tra gli 85 centesimi e 1 euro) e dalla componente fiscale: l’accisa (il tributo indiretto applicato su produzione e consumo), l’IVA al 22% e l’imposta di fabbricazione sui carburanti, ai quali va aggiunto il margine lordo (la differenza tra il prezzo di vendita al netto delle tasse e il costo della materia prima) a copertura di tutti i costi di trasporto, gestore, investimenti sul punto vendita, pubblicità e promozioni.

Il report di Nomisma Energia sul “prezzo ottimale” dei carburanti alla pompa chiarisce i costi di produzione di benzina e gasolio e come si è formato il prezzo “gonfiato” del diesel al distributore. Oramai la componente del gasolio al prezzo internazionale sfonda il tetto di 1 euro. Questo vuol dire che supera del 54% il peso complessivo nel prezzo finale al consumatore, leggermente inferiore all’equilibrio ottimale secondo le stime di Nomisma. Ad ottobre 2022, il prezzo del gasolio alla pompa è infatti determinato al 62% dal prezzo industriale e al 38% dalle tasse. La forchetta tra il prezzo ottimale e il prezzo praticato alla pompa è negativa: il prezzo alla pompa del diesel, rispetto a quello ottimale, è inferiore di 3,4 cent a litro.

 

Quando scenderà il prezzo del diesel?

Difficile prevederlo. La risposta più plausibile è fino a quando le forniture non torneranno a valori sufficientemente elevati, tali da far scendere il prezzo della materia prima. Ci sono però tante variabili da considerare, come il taglio della produzione di 100.000 barili di petrolio al giorno (ufficialmente “per motivi tecnici”, calo della domanda e timori di recessione) decisa dagli stati membri dell’OPEC+, l’alleanza dei Paesi esportatori che raggruppa l’OPEC e la Russia. La riduzione della produzione voluta dai Petrostati ha l’obiettivo di tenere i prezzi alti e la situazione potrebbe peggiorare a novembre, quando la diminuzione passerà a due milioni di barili al giorno complessivi per difendere gli interessi dell’Organizzazione e dei suoi grandi produttori.

Nonostante le preoccupazioni, gli esperti ritengono che la decisione dell’OPEC+ non provocherà conseguenze enormi perché il taglio reale sarebbe di 880.000 barili al giorno rispetto ai due milioni annunciati. Ad incidere nell’immediato sul prezzo del diesel, almeno in Italia, sarà piuttosto il rinnovo o meno del taglio delle accise. La diminuzione di 30 centesimi sul prezzo pagato alla pompa è in scadenza il 31 ottobre. Un nuovo decreto legge potrebbe prorogare ancora di alcuni giorni l’agevolazione per calmierare i prezzi, ma come lamenta il Codacons, questa misura “è un palliativo che non affronta in modo efficace il problema dei carburanti, con i listini alla pompa che sono tornati a salire a ritmo costante”.

AUTORE

Alessandro Zoppo

Alessandro Zoppo

Ascolta musica e guarda cinema da quando aveva 6 anni. Orgogliosamente sannita ma romano d'adozione, Alessandro scrive per siti web e riviste occupandosi di cultura, economia, finanza, politica e sport. Impegnato anche in festival e rassegne di cinema, Alessandro è tra gli autori di Borsa&Finanza da aprile 2022 dove si occupa prevalentemente di temi legati alla finanza personale, al Fintech e alla tecnologia.

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