Petroliera iraniana colpita da due missili al largo del porto di Gedda. I prezzi del petrolio superano quasi il 2%. Tra i titoli migliori i francesi Total e Technip con una crescita superiore all’1%
Acquisti sul petrolio dopo l’attacco alla petroliera colpita da due missili al largo della costa dell’Arabia Saudita, a 120 chilometri di Gedda, secondo informazioni arrivate dall’agenzia statale iraniana Isna (Agenzia di stampa degli studenti iraniani).
Secondo fonti anonime proprio dell’agenzia si tratterebbe di un attacco terroristico, anche se ancora dopo ore dall’accaduto non si hanno notizie certe. La compagnia petrolifera nazionale iraniana ha diffuso immediatamente un comunicato stampa nel quale ha smentito la presenza di un incendio a bordo: nessun componente dell’equipaggio è rimasto ferito e la nave è stabile.
Non è ancora chiaro nemmeno quale sia l’entità del danno. L’Isna parla di una perdita di petrolio nel Mar Rosso.
Il fatto avviene a distanza di tre mesi dal confronto navale che aveva coinvolto sempre Teheran: la Gran Bretagna aveva denunciato un tentativo delle forze navali delle Guardie della rivoluzione iraniana di impedire il transito di un suo mezzo, la British Heritage della compagnia Bp, attraverso lo stretto di Hormuz, passaggio cruciale per il commercio mondiale di greggio.
I prezzi del petrolio
I prezzi del petrolio restano in crescita di quasi il 2%, con il greggio arrivato a toccare i 54,55 dollari e il Brent sopra quota 60 dollari al barile.
Grafico Wticousd by TradingView
Tra i titoli migliori i francesi Total e Technip con una crescita superiore all’1%, insieme a Eni, Royal Dutch Shell. Seguono in verde anche Tenaris, Saipem e Saras.
Il commento
È possibile che gli attacchi di oggi abbiano intaccato di molto l’offerta globale di petrolio? Questa la domanda principale che gli operatori si stanno ponendo nelle ore successive all’accaduto. Secondo Nitesh Shah (Director, Research, WisdomTree) sarebbe improbabile: “Ciò che è evidente è che gli attacchi nella regione non sono isolati. Nel corso dei mesi di maggio e giugno, ce ne sono stati molteplici contro le navi in movimento all’interno e intorno allo Stretto di Hormuz. Riteniamo che la tensione nella regione non stia diminuendo. Pertanto, un maggior premio geopolitico dovrebbe essere prezzato nel petrolio. I prezzi del petrolio sono diminuiti nell’ultimo mese a causa del ridimensionamento delle previsioni sulla domanda. Ma crediamo che le revisioni su più piccola scala della domanda potrebbero svanire rispetto al rischio di grandi interruzioni dell’offerta se dovessimo continuare ad assistere ad escalation di tensioni nella regione.”