L’Italia è alle prese con il raggiungimento dei traguardi fissati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il programma di ripresa economica che aiuterà l’Unione europea a riparare i danni causati dalla pandemia di Covid-19 e dalla conseguente emergenza sanitaria. Ogni ministero cerca di correre sui traguardi da conquistare entro la fine dell’anno, ma a che punto è davvero il PNRR? Il network PwC Italia ha riepilogato lo stato di avanzamento dei progetti nel corso dell’evento “PNRR un anno dopo: le riforme attuate, i progetti in corso ed il punto di vista del mercato”, il secondo appuntamento del ciclo di “Italia 2023: Persone, Lavoro, Impresa”.
PNRR Italia: le riforme attuate dopo il primo anno
Approvato nel 2021 come parte integrante del Next Generation EU, il PNRR italiano conta su un’erogazione complessiva di 191,5 miliardi di euro, di cui 121 miliardi (il 63,5%) in prestiti e 70 miliardi (il 36,5%) in sovvenzioni a fondo perduto da impiegare entro il 2026. Gli investimenti e le riforme si articolano in sei Missioni (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca; Inclusione e coesione; Salute) e centinaia di progetti da attuare su tutto il territorio nazionale da Nord a Sud.
Nel biennio 2021-2022 sono state erogate due tranche di finanziamenti pari a 66,9 miliardi di euro e il governo italiano ha appena inviato alla Commissione Europea la richiesta per il pagamento della terza rata da 21 miliardi. L’istanza è arrivata dopo aver raggiunto i 55 obiettivi (di cui 23 riforme e 32 investimenti) previsti per il secondo semestre del 2022. Le riforme dopo il primo anno, al 31 dicembre 2022, sono state attuate in diversi campi d’azione.
Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo): 12 investimenti (in particolare nelle infrastrutture digitali e nella cybersecurity con l’istituzione e il lancio dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) e 12 riforme, tra cui quelle del processo civile e penale, del quadro in materia di insolvenza, dell’amministrazione fiscale e in tema di concorrenza.
Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica): 1 riforma in tema di servizi idrici integrati e 9 investimenti, tra i quali gli interventi sulla resilienza climatica delle reti, le isole verdi, le green communities e il rimboschimento delle aree urbane ed extraurbane con 1.650.000 alberi piantati.
Missione 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile): 3 riforme (semplificazione delle procedure per il processo di pianificazione strategica, concessioni portuali, cold ironing ovvero il processo per ridurre le emissioni dalle navi) e 3 investimenti sull’alta velocità sulle linee Napoli-Bari e Palermo-Catania, lo sviluppo del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario e i porti verdi.
Missione 4 (Istruzione e ricerca): 4 riforme sul sistema di istruzione primaria e secondaria e sugli alloggi per gli studenti e 1 investimento per il finanziamento di progetti presentati da giovani ricercatori con la concessione di 300 borse di studio e ricerca e la realizzazione di 7.500 nuovi posti letto negli alloggi per studenti.
Missione 5 (Inclusione e coesione): 2 riforme in tema di centri per l’impiego e lotta al lavoro sommerso e 6 investimenti in parità di genere, progetti a favore di disabili, servizi sociali nelle aree interne e piani urbani integrati.
Missione 6 (Salute): 1 riforma sugli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) e 1 investimento relativo alla fornitura di servizi per la digitalizzazione degli ospedali.
In attesa della valutazione di Bruxelles, i 21 miliardi di euro richiesti alla Commissione si aggiungeranno alle risorse già incassate nei mesi scorsi e serviranno a diffondere la tecnologia 5G, avviare opere infrastrutturali cruciali per l’Italia (soprattutto per la mobilità sostenibile) e finanziare la costruzione di ferrovie (specialmente nel Mezzogiorno), piste ciclabili e asili nido.
PNRR Italia: i progetti in corso
In questa fase l’Italia è impegnata a portare a termine 27 nuovi obiettivi (di cui 20 milestone e 7 target), relativi al primo semestre del 2023: 12 vanno centrati entro la fine di marzo e altri 15 entro il 30 giugno per una spesa complessiva di 21 miliardi, una riduzione rispetto ai 33,7 indicati nel DEF ad aprile.
I progetti in corso spaziano dall’economia circolare per implementare le filiere della raccolta differenziata e del riciclo di comparti strategici per l’industria alla “digital transition” delle imprese e le connessioni Internet ad alta velocità, passando per l’ammodernamento del parco ospedaliero, la realizzazione di infrastrutture decisive per i collegamenti ferroviari, le aree portuali, la sicurezza di ponti e viadotti.
Il raggiungimento dei 27 obiettivi consentirà di poter richiedere alla Commissione il pagamento della quarta tranche da 16 miliardi di euro. Italia Domani, l’iniziativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri per monitorare l’attuazione del Piano, aggiorna costantemente sul suo portale tutti i bandi e gli avvisi delle amministrazioni titolari e del soggetti attuatori.
I dati elaborati da PwC Italia rivelano che al 4 ottobre 2022 sono stati emanati 334 tra bandi e avvisi (appalti pubblici, bandi per l’individuazione delle proposte progettuali, bandi per la selezione di esperti, contributi e crediti di imposta) per un totale di 94,7 miliardi di euro, di cui 62,4 miliardi già assegnati.
Le spese sostenute al 31 agosto 2022 sono di 11,75 miliardi di euro, pari al 18,8% delle risorse assegnate. Le tre maggiori linee di intervento per le quali si è speso sono Infrastrutture e trasporti (3,62 miliardi di euro), Transizione 4.0 (2,97 miliardi) ed Ecobonus e sismabonus (2,77 miliardi).

Il cantiere Italia procede a passo spedito, ma rimane l’incertezza legata alla revisione: l’aumento dell’inflazione e il rialzo generalizzato dei prezzi dell’energia stanno infatti rallentando i lavori. Chiusa la crisi pandemica, i rincari delle materie prime e i costi lievitati per ottenerle stanno ponendo nuove sfide al PNRR. La vera scommessa per il 2023 sarà spendere concretamente quanto assegnato e al tempo stesso implementare le riforme richieste. Alla fine dell’anno scorso, la spesa era stata stimata sopra i 40 miliardi di euro. Ma alla luce dell’attuale congiuntura, la PA, le amministrazioni e gli enti locali che sono chiamati a gestire tra i 60 e i 70 dei 191,5 miliardi complessivi del maxipiano, lamentano l’impossibilità di rispettare le scadenze e la carenza di personale.
Il Regis, il sistema di monitoraggio e rendicontazione dei progetti del PNRR sviluppato dalla Ragioneria generale dello Stato, rileva che finora ai progetti gestiti dalla PA e dalle amministrazioni locali sono stati assegnati 72,84 miliardi di euro. Di questi fondi, il 39% è arrivato al Sud, il 30% al Nord e il 15% al Centro. Le parti restanti sono senza attribuzione territoriale specifica (2%), destinate a più regioni (11%) o a tutte le regioni (2%).
In tal senso, il governo sta lavorando a delle modifiche, in particolare per consentire a molte imprese di accedere ai bandi. Alcuni investimenti saranno rinviati (nei fatti, la loro attuazione sarà rallentata) e altri, come quelli per lo sviluppo dell’idrogeno verde nei trasporti, saranno cancellati perché le gare sono andate deserte. Il primo decreto-legge per le semplificazioni approvato dal Consiglio dei Ministri prevede meno vincoli per le opere ambientali, l’accelerazione per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e una forte sburocratizzazione.
Il Piano riveduto e corretto dovrà essere mandato alla Commissione entro e non oltre il 30 aprile. “Nonostante le difficoltà riscontrate, le risorse stanziate per il PNRR, insieme agli strumenti di finanza agevolata, offrono un’opportunità importante di cambiamento strutturale che è indispensabile per la competitività delle imprese italiane e che dovrà essere colta appieno”, ha spiegato Andrea Toselli, Presidente e AD di PwC Italia.