Taglio dei tassi sempre più vicino. Nel discorso anche una frecciata a Donald Trump
Un’analisi degli attuali equilibri internazionali. Uno sguardo obiettivo sulle condizioni economiche degli Stati Uniti. E una frecciata alla Casa Bianca. Jerome Powell, non ha deluso i mercati. Alle 14.30 la Fed ha pubblicato il discorso che il suo governatore effettuerà davanti al congresso americano nel pomeriggio. E seppur non direttamente, il messaggio è che, salvo sorprese, la riduzione del costo del denaro ci sarà: “Faremo tutto ciò che è necessario per sostenere la crescita americana”. Una frase molto simile a quella che più di una volta ha pronunciato Mario Draghi come capo della Bce, quando si è trattato prima di tagliare i tassi d’interesse in Europa, per poi tenerli bloccati, (l’ultima dichiarazione il 6 giugno scorso).
Chair Powell presents the Monetary Policy Report to the House Committee on Financial Services: https://t.co/lk3n2RGgY7
Watch Live at 10:00 a.m.: https://t.co/T5lgE3nTKM
— Federal Reserve (@federalreserve) July 10, 2019
WALL STREET POSITIVA, GIU’ IL DOLLARO
Non è stato esplicito Powell, ma in buona sostanza è quello che i mercati si aspettavano: un taglio dei tassi da effettuare a fine mese di 25 punti base -le cui probabilità sono cresciute notevolmente dopo la pubblicazione dei dati sul lavoro Usa-. L’Europa ha girato in positivo, con l’eccezione di Francoforte su cui pesano ancora le vendite di Deutsche Bank e Basf. Wall Street ha avviato le contrattazioni in rialzo, Nasdaq +1,44%, +0,5% per Dow Jones e S&P500 e anche il dollaro si sta nuovamente indebolendo nei confronti dell’euro, poco dopo l’apertura dei mercati Usa il cambio è pari a 1,1255 (ieri toccati i minimi delle ultime tre settimane a 1,119). Parallelamente, si è apprezzato l’oro, tornando sopra quota 1.400 $ l’oncia.
I CONCORRENTI SI STANNO RAFFORZANDO
Tornando a Powell, il governatore della Federal Reserve ha ricordato nuovamente le numerose incertezze che pesano sull’economia americana, a partire dal rallentamento globale, passando dalle tensioni commerciali con la Cina (ma non solo: ultimamente Donald Trump sta inviando diverse minacce di dazi nei confronti dell’India), fino alla Brexit, causa dei recenti attacchi a distanza fra il presidente Usa e l’ambasciatore britannico a Washington, che ha portato alle dimissioni del rappresentante del Regno Unito. A tutto questo, Powell ha aggiunto che: “I concorrenti degli Stati Uniti si stanno rafforzando, a fronte di un mercato del lavoro comunque in salute (disoccupazione 3,6% NdR) e le cui prospettive rimangono solide”.
“L’INDIPENDENZA RENDE LA FED EFFICACE”
Infine, non è mancata, come detto, la frecciata rivolta a Trump, da tempo molto critico nei confronti del governatore della Fed e della sua politica monetaria, decisamente poco accomodante nei confronti del taglio dei tassi, soluzione, al contrario, particolarmente gradita, per usare un eufemismo, al presidente americano: “L’indipendenza ci rende efficaci” ha spiegato Powell. Un modo per ribadire ancora una volta come il controllo del costo del denaro debba rimanere in mano alla Fed e non alla Casa Bianca. Tutto il contrario di quello che è accaduto invece in Turchia, dove il leader supremo Erdogan ha silurato il presidente della Banca Centrale Turca, facendo crollare la lira.