La versione del capo della Fed di Boston: il problema sono le difficili condizioni economiche di altri Paesi
La decisione della Fed di tagliare i tassi d’interesse di 25 punti base, si sa, era ampiamente attesa dagli investitori, ma allo stesso tempo ha lasciato anche un po’ di incertezza su quelle che potrebbero essere le future mosse della Banca Centrale. Molti credono che potrebbe esserci spazio per un nuovo taglio entro fine anno, altri che tutte le decisioni per il 2019 siano già state prese.
Il Comitato, presentato diviso al momento del voto, ha espresso opinioni diverse sullo stato dell’economia statunitense. 7 membri hanno votato a favore e 3 contro. In particolare Eric Rosengren, Presidente della Fed di Boston, ed Esther George, Presidente della Fed di Kansas City, avrebbero voluto lasciare invariato il livello dei tassi mentre James Bullard, Presidente della Federal Reserve Bank di St. Louis, avrebbe preferito un taglio più incisivo, di 50 punti base.
Le motivazioni di Rosengren
Rosengren parte dalla situazione economica di grossi partner commerciali che sono attualmente messi a dura prova e che temono potenziali interruzioni del commercio, come la Cina, protagonista diretta della trade war, con i dazi imposti da Donald Trump che inevitabilmente porteranno una frenata dell’attività economica del Paese; o il Giappone e la Corea del Sud che dipendono maggiormente dal commercio rispetto agli Stati Uniti.
Una curva dei rendimenti invertita – quando i rendimenti a lungo termine scendono al di sotto dei rendimenti a breve termine – è spesso vista come una presunta crisi economica. Ma questa visione non viene ripresa nei mercati azionari, negli spread obbligazionari o nelle previsioni economiche.
E’ a questo punto che il numero 1 della Fed di Boston dà la sua visione alternativa, sostenendo che la curva dei rendimenti invertita rifletta piuttosto le difficili condizioni economiche di altri Paesi, e che di conseguenza questo fornisca un incentivo per gli investitori stranieri ad acquistare titoli di stato americani.
Una crescita con segno positivo
Il Presidente si dice convinto che nonostante sia stato un agosto ricco di eventi negativi sui mercati finanziari, soprattutto con l’infinita guerra commerciale e i nuovi dazi, le previsioni future e i dati indicano un’economia relativamente buona, con una crescita che continua ad avere segno positivo (+2% nel secondo trimestre), con una conseguente crescita del reddito e ricchezza delle famiglie, indicatori che rimangono forti.
Disoccupazione e inflazione
Secondo Rosengren non destano preoccupazione nemmeno i “capitoli” disoccupazione e inflazione. Il tasso di disoccupazione è sceso ai minimi da 50 anni al 3,6% in aprile e attualmente si attesta al 3,7. L’inflazione, misurata dall’indice dei prezzi PCE, sta scendendo sotto l’obiettivo del 2 per cento della Federal Reserve.