Il petrolio ha perso quasi il 9% nelle ultime 5 sedute. FT: “La produzione in Libia a rischio collasso”. Opec verso l’estensione dei tagli fino a fine anno
Un’altra seduta ribassista per il petrolio: -1,78% e prezzo abbondantemente sotto i 55 dollari al barile. A pesare sul greggio i timori del coronavirus, i dati sulle scorte superiori alle attese forniti da Api ed Eia e la situazione in Libia, dove il generale Khalifa Haftar ha ordinato i blocchi dei terminal petroliferi nell’est libico. Proprio per questo motivo sono in corso valutazioni da parte dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC), che potrebbe estendere i tagli alla produzione di greggio fino alla fine dell’anno. E’ quello che riporta la stampa russa Tass, agguiungendo che comunque si tratta di un’ipotesi ancora embrionale: “È improbabile che l’OPEC alleggerisca i tagli a marzo. il mercato è ancora piuttosto ribassista” riporta l’agenzia. Proprio a marzo si terrà la prima riunione, per poi prendere l’eventuale decisione nel mese di giugno.

Grafico Wti by TradingView
Scorte sopra le stime
A pesare ulteriormente sul crollo del Wti è stata la pubblicazione dei dati sulle scorte da parte dell’Eia. Scorte sotto le attese secondo la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, calate di 0,4 milioni a 428,1 milioni di barili. Le previsioni avevano stimato un calo molto più robusto, pari a 1 milione di barili. Già ieri sera i dati dell’American Petroleum Institute andavano in questa direzione: gli 1,6 milioni di barili rilevati erano superiori agli 1,1 milioni della settimana precedente.
Grafico Scorte di Petrolio settimanali Eia by TradingEconomics
Il virus cinese e l’emergenza libica
I mercati prudenti e l’avversione al rischio a causa dell’emergenza coronavirus è una delle prime cause del trend ribassista del petrolio. Che non raggiunge i 60 dollari al barile dal 9 gennaio scorso, e che è scivolato dai 59,6 di martedì ai 54,6 della seduta odierna, ai minimi da quasi tre mesi e sempre più vicino ai minimi del 2 novembre scorso a 54,05 $. Intanto dalla Libia è partito un ulteriore allarme sulla produzione del greggio attraverso un’intervista pubblicata dal Financial Times: “In Libia c’è il rischio che in pochi giorni la produzione di petrolio precipiti ai livelli più bassi dalla caduta di Gheddafi” ha dichiarato Mustafa Sanalla, capo dell’agenzia petrolifera libica Noc. Allora era il 2011, e il greggio raggiunse i massimi a 114 dollari al barile a fine aprile e i minimi a 75 $ a inizio ottobre, mese in cui il dittatore fu trovato e ucciso. La produzione del greggio è a rischio per il blocco dei terminal petroliferi nell’est libico ordinato dal generale Khalifa Haftar. “La produzione dei pozzi – ha avvertito Sanalla -potrebbe arrivare a 72mila barili al giorno. La situazione peggiora di ora in ora, i blocchi sono illegali e vanno rimossi”.