Sinopec verrà delistato dalla Borsa di Londra. Lo ha annunciato il colosso energetico cinese, conosciuto anche come China Petroleum & Chemical Corp. Il gruppo è quotato, oltreché a Londra, a Hong Kong, Shangai e Wall Street. Tuttavia, indiscrezioni riferiscono della possibilità che le ADR della compagnia petrolifera cinese vengano ritirate dalla Borsa USA entro un paio di mesi, decisione che sarebbe legata anche al conflitto permanente tra le Autorità cinesi e americane sugli audit contabili. A ciò si unisce il desiderio di Pechino di far rientrare i capitali in Cina per rinforzare i propri mercati, a scapito di quelli occidentali. Il delisting da Londra di Sinopec dovrebbe avvenire dal 1° novembre 2022, quindi l’ultimo giorno di negoziazione sarà il 31 ottobre.
Azioni cinesi: delisting problema diffuso che non riguarda solo Sinopec
Il tema del delisting delle società cinesi è sempre molto caldo e trova la sua origine nella presidenza Trump. Il problema di fondo è la guerra in atto per la supremazia economica e tecnologica tra Cina e Stati Uniti. Gli USA temono che il governo cinese possa sfruttare, attraverso le sue società, informazioni che minano la sicurezza degli Stati Uniti. Per questo le autorità USA hanno fissato delle regole di trasparenza a cui le società cinesi quotate a Wall Street devono attenersi. Dal canto suo il Dragone contesta le decisioni degli USA e le ritiene motivate da ragioni politiche. Fino ad oggi Pechino ha fatto resistenza nell’adeguare le proprie aziende alle richieste statunitensi.
Con l’avvicendamento alla presidenza degli Stati Uniti tra il tycoon newyorchese e Joe Biden, la situazione è rimasta immutata. Anzi, alcuni mesi fa la Securities and Exchange Commission ha avvertito che 273 società cinesi sono a rischio di essere bandite da Wall Street se entro tre anni non forniranno tutte le informazioni richieste sui conti aziendali e sulle partecipazioni detenute. Il pericolo di espulsione ha fatto crollare le quotazioni delle ADR cinesi, con società come NIO, Alibaba e altre che sono state oggetto di un sell-off violento. La situazione sembrava essersi rasserenata nel momento in cui Pechino ha lanciato messaggi di accomodamento, trovando però una certa diffidenza e rigidità nelle autorità americane.
Alla fine di agosto è arrivata un altro duro colpo: la SEC che ha fatto richiesta di delisting per alcuni colossi come PetroChina, China Life Insurance, Aluminum Corp. of China e Sinopec. Tutte queste corporazioni insieme hanno un valore di mercato che supera i 300 miliardi di dollari. Nel frattempo alcune società hanno chiesto una doppia quotazione primaria a Hong Kong, anticipando il peggiore degli scenari. Molte non vorrebbero trovarsi in una situazione di disagio nel passaggio improvviso da un mercato di quotazione a un altro subendo una pressione sui titoli negoziati. Tutto ciò nell’attesa che questo mese il Congresso del Partito comunista cinese assegni a Xi Jinping il terzo mandato consecutivo alla guida del Paese e si conosca con maggiore chiarezza quale sarà la linea seguita dal prossimo governo.