Come avviene la tassazione dei titoli di Stato e delle obbligazioni pubbliche? Ai fini della tassazione delle obbligazioni è possibile distinguere tra le obbligazioni emesse dallo Stato o enti pubblici e quelle emesse da privati. Nel primo caso si possono considerare:
- titoli di Stato come BOT, BTP, BTP Italia, BTP€i, CCT, CCTeu, CTZ;
- titoli degli enti locali tipo Buoni Ordinari Regionali (BOR), Buoni Ordinari Provinciali (BOP), Buoni Ordinari Comunali (BOC);
- obbligazioni Ferrovie dello Stato, ENI, Enel;
- titoli di risparmio per l’economia meridionale.
Nel caso di obbligazioni emesse da privati si possono distinguere:
- obbligazioni di banche e società per azioni quotate;
- obbligazioni di banche e società non quotate;
- obbligazioni di società a progetto;
- titoli di solidarietà degli enti del terzo settore.
In questa guida prendiamo in rassegna la tassazione relativa ai titoli di Stato e alle obbligazioni pubbliche, separando tra le varie tipologie. I titoli di Stato scontano tutti un’imposizione del 12,50% sia sulla plusvalenza generata dalla differenza tra il valore incassato del titolo e quello sborsato per l’acquisto, sia sulla eventuale cedola maturata.
Tassazione titoli di Stato senza cedola
I titoli senza cedola riguardano i Buoni Ordinari del Tesoro e i Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ). La differenza tra le due tipologie sta nella scadenza: i BOT sono titoli di Stato a breve termine che scadono a 3, 6, 12 mesi, mentre i CTZ hanno durata di 24 mesi. I BOT vengono tassati all’emissione in quanto lo scarto di emissione, come differenza tra il valore nominale e quello di acquisto, viene considerato come interesse anticipato. I CTZ, invece, scontano l’aliquota ex-post, quindi al momento del rimborso, sulla differenza tra il valore finale e quello investito. Questo comporta che l’aliquota effettiva per i BOT è leggermente superiore rispetto a quella nominale, in quanto il prezzo di acquisto è maggiorato dell’imposta e quindi diminuisce il capitale netto di investimento che potrebbe fruttare per tutto il tempo.
Facciamo un esempio. Supponiamo di acquistare all’asta, tramite un intermediario autorizzato, una quantità di 1.000 BOT a scadenza annuale al prezzo di emissione di 99,5. Per semplicità tralasciamo le spese applicate da un intermediario. In questo caso dopo un anno lo Stato rimborsa il valore nominale di 100, quindi si avrà:
capitale investito 1.000 x 99,5 = 99.500 euro
capitale rimborsato a scadenza 1.000 x 100 = 100.000 euro
scarto di emissione (100 – 99,5) x 1.000 = 500 euro
aliquota applicata 12,50% su 500 = 62,50 euro
totale investito 99.500 + 62,50 = 99.562,50 euro
Nel caso si trattasse di un CTZ con scadenza due anni, l’imposta di 62,50 sarebbe scontata alla fine del periodo; quindi, il capitale investito sarebbe di 99.500, per cui l’investitore avrebbe a disposizione 62,50 euro in più da investire.
Tassazione titoli di Stato con cedola
Tra i titoli di Stato con cedola, ossia che staccano un interesse periodico a un determinato tasso sul capitale predeterminato, si possono annoverare: i BTP, i BTP Italia, i BTP€i, i CCT e i CCTeu. I BTP scontano una tassazione del 12,50% sia per quanto riguarda le cedole maturate, sia in merito alla plusvalenza generata dalla differenza, se positiva, tra il prezzo di rimborso (o valore di realizzo dalla vendita anticipata) e valore nominale. Si consideri il seguente esempio:
Acquisto di 1.000 BTP a scadenza 10 anni al prezzo di 99, con cedola annuale del 3% da riscuotere in via posticipata ad ogni semestre (1/6 – 1/12). Quindi all’1/6 e all’1/12 per 10 anni verrà staccata una cedola netta così calcolata:
Valore nominale BTP 1.000 x 100 = 100.0000 euro
Valore lordo della cedola semestrale 100.000 x 1,5% = 1.500 euro
Aliquota 12,50% su 1.500 = 187,50 euro
Valore netto della cedola semestrale 1.500 – 187,50 = 1.312,50 euro
Alla scadenza dei 10 anni la plusvalenza lorda su cui verrà calcolata l’imposta del 12,50% sarà la seguente:
Valore nominale 1.000 x 100 = 100.000 euro
– Valore d’acquisto 1.000 x 99 = 99.000 euro
Plusvalenza lorda 100.000 – 99.000 = 1.000 euro
Aliquota 12,50% su 1.000 euro = 125 euro
Plusvalenza netta 1.000 – 125 = 875 euro.
Nel caso in cui il valore d’acquisto dovesse essere superiore al valore nominale, maturerebbe un credito di imposta corrispondente esattamente al 12,50% sullo scarto negativo che verrebbe utilizzato a compensazione di eventuali altre plusvalenze entro i 5 anni successivi a quello di maturazione del credito stesso.
I BTP Italia scontano l’aliquota del 12,50% calcolata sulla cedola rivalutata per il tasso di inflazione italiana. Nel caso di deflazione il valore della cedola non subisce variazioni, pertanto l’aliquota verrebbe applicata sull’importo lordo. Si immagini di acquistare 1.000 BTP Italia della scadenza di 4 anni al prezzo di 99 con cedola annuale del 2% da corrispondere semestralmente in via posticipata. Se dopo il primo semestre l’inflazione italiana è dello 0,5% l’importo su cui verrà calcolata l’aliquota di imposta sulla cedola sarà il seguente:
Valore nominale 100 x 1.000 = 100.000 euro
Rivalutazione del capitale 0,5% su 100.000 euro = 500
Valore della cedola 100.500 x 1% = 1.005 euro
Aliquota d’imposta 12,50% su 1.005 = 125,63 euro
Valore netto cedola 1.005 – 125,63 = 879,37 euro
Se nel secondo semestre ci dovesse essere una deflazione dello 0,5% il valore della cedola su cui applicare l’aliquota d’imposta è di 1.005 euro, ossia l’ultimo valore del capitale rilevato, in quanto la deflazione non incide sul valore della cedola incassata.
Riguardo la tassazione sul capital gain essa viene applicata prendendo a riferimento il valore nominale del titolo, nel caso quest’ultimo venga portato fino a scadenza. Ovviamente vale lo stesso discorso nel caso in cui il titolo viene ceduto sul mercato prima della scadenza.
I BTP€i invece hanno sia le cedole che il capitale a scadenza rivalutato al tasso di inflazione europea. È questa la principale differenza con i BTP Italia, che invece prevedono il rimborso nominale del capitale, oltre al fatto che semestralmente i BTP€i pagano la componente fissa di cedole. La tassazione verrà quindi applicata periodicamente sul rendimento maturato. Come per i BTP Italia vi è la protezione delle cedole e del capitale in caso di deflazione.
Riguardo i CCT e i CCTeu, qualora il rendimento dei BOT o del tasso Euribor, a cui è legato il parametro di adeguamento dello spread, dovesse essere negativo al punto da superare il valore dello spread stesso, la cedola è da considerare pari a zero e non va a compensare le eventuali cedole positive successive o il rimborso del capitale, su cui verrà applicata l’aliquota di imposta.
Le altre obbligazioni
BOR, BOP e BOC non possono avere un rendimento superiore a quello dei titoli di Stato di pari durata emessi nel mese precedente e maggiorati di un punto, ai sensi della legge n.724/94. Su tale rendimento verrà applicata l’aliquota del 12,50%. Le obbligazioni emesse dalle Ferrovie dello Stato, dall’Eni e dall’Enel hanno un rendimento tassato al 26% a partire dal 1° luglio 2014, in quanto la tassazione agevolata del 12,50% vale solo per gli enti che svolgono un servizio pubblico in regime di monopolio. Gli enti suddetti non rispettano tale condizione.
I titoli di risparmio per l’economia meridionale, disciplinati dall’art.8 del d.l. n.70/2011, sono assoggettati ad un’aliquota di imposta agevolata del 5%, ma a condizione che i soggetti acquirenti siano soltanto persone fisiche che non esercitano attività di impresa. In tutti i casi è sempre l’intermediario autorizzato alla riscossione dei proventi e ai trasferimenti che applica l’imposta sostitutiva e la versa all’Agenzia delle Entrate.