Andrea Orcel, amministratore delegato del gruppo Unicredit dal 15 aprile 2021, ha espresso un desiderio per il suo secondo compleanno alla guida della banca di Piazza Gae Aulenti: che Unicredit venga giudicata oggi con parametri diversi da quelli utilizzati due anni fa. In un’intervista rilasciata a Moltoeconomia del Messaggero ha dichiarato: “Unicredit è una banca diversa non solo in termini di solidità di bilancio ma anche di approccio alla generazione di un nuovo livello di redditività. Una banca trasformata e dovremmo essere giudicati come tali”.
I numeri di Unicredit
I numeri della contabilità di Unicredit confermano i passi avanti sottintesi nelle parole dell’ad. Al 31 dicembre 2022 la capitalizzazione di mercato del gruppo è arrivata a quota 25,685 miliardi di euro con un prezzo dell’azione in Borsa a 13,272 euro. A fine dicembre 2020 Unicredit capitalizzava poco più di 17 miliardi di euro con un valore del titolo di 7,696 euro. Alla rilevazione della chiusura di mercoledì 5 aprile l’azione vale 17,74 euro per una capitalizzazione di 35 miliardi di euro circa.
Nello stesso lasso temporale, da fine 2020 a fine 2022 il fatturato è salito del 18% attestandosi a 20,343 miliardi di euro con un risultato netto che è passato da -2,785 miliardi di euro a 6,458 miliardi di euro. Inoltre Unicredit è passata da una perdita di 1,3 euro per azione nel 2020 a un utile di 2,5 euro per azione.
Il prossimo 24 aprile Unicredit staccherà un dividendo di 0,9872 euro per azione, per un importo complessivo massimo di 1,91 miliardi di euro, a cui si aggiunge un buyback fino a 3,34 miliardi di euro di valore. La prima tranche del buyback è già in corso, la seconda, da un miliardo di euro, è attesa per la seconda metà dell’anno. Nei prossimi anni i dividendi sono previsti in crescita a 1,13 euro e a 1,39 euro.
La partita dell’asset management
Una delle scelte meno gradite della gestione francese di Unicredit, quando alla guida del gruppo bancario c’era Jean Pierre Mustier, fu la cessione a Amundi della divisione di asset management Pioneer, considerata al tempo un vero gioiello e quindi ben valorizzabile sul mercato. Il passaggio di mano avvenne per 3,545 miliardi di euro e venne annunciato il 12 dicembre 2016. Contemporaneamente venne firmato un accordo di distribuzione decennale dei prodotti mediante la rete Unicredit. La cessione permise a Unicredit di limitare a 13 miliardi di euro l’aumento di capitale che la banca era in procinto di varare in quelle settimane.
Come dice Orcel, era un’altra banca. Oggi Unicredit non pensa a ulteriori aumenti di capitale ma piuttosto a rafforzare la sua posizione nel risparmio gestito. Risale al dicembre scorso l’accordo con Azimut per la creazione di una società in Irlanda. Gestita da Azimut, svilupperà prodotti di investimento da distribuire in Italia attraverso la rete di Unicredit ma non solo. I primi fondi comuni dovrebbero arrivare entro la seconda metà dell’anno in corso. In base agli accordo, Unicredit ha in mano un’opzione per acquisire la società irlandese nei prossimi cinque anni.
Una mossa che permetterà a Unicredit di giocare da una posizione di forza il rinnovo o la conclusione dell’accordo di distribuzione con Amundi. Non è un segreto che l’ad di Unicredit voglia strappare dei miglioramenti. Che i lavori siano in corso lo confermano le indiscrezioni rilanciate da Reuters secondo cui sarebbero intercorsi dei colloqui tra le due parti. In particolare, Amundi potrebbe effettuare uno spin-off delle attività di asset management in Italia e Unicredit ne acquisterebbe una quota.
L’analisi tecnica e le strategie operative su Unicredit
Da inizio anno l’azione Unicredit quotata a Piazza Affari ha guadagnato oltre 33 punti percentuali (rilevazione alla chiusura del 5 aprile 2023), ma è dal mese di ottobre dello scorso anno che il titolo è inserito in un trend rialzista. Il movimento ha coinciso con l’aumento dei tassi di interesse da parte della BCE e con i margini in aumento per il settore bancario.
Il sostegno dell’aumento dei tassi di interesse potrebbe però venire a mancare nel 2023, con la BCE che potrebbe essere costretta a tagliare se lo scenario economico dovesse deteriorarsi e l’inflazione dare segnali di discesa entro fine anno. Al momento, tuttavia, questi segnali non si vedono.
Graficamente Unicredit ha subito un calo del 25% nel corso delle ultime settimane, in conseguenza delle tensioni emerse nel settore bancario statunitense e svizzero. Ora lo scenario sembra essersi normalizzato e l’azione della banca di piazza Gae Aulenti ha recuperato parte di quanto perso.
Se le quotazioni di Unicredit dovessero tornare sopra 18,48 euro, potrebbero essere messi nel mirino i massimi dell’anno in area 19,60 euro. Prima, tuttavia, rimarrebbe da chiudere il gap ribassista lasciato aperto dall’azione il 10 marzo scorso da 19,16 euro. Il progetto dovrebbe essere abbandonato in caso di nuove discese dell’azione sotto quota 18,10 euro.
Unicredit: le strategie operative con i Certificati Turbo24 di IG
Per quanto riguarda l’operatività, si potrebbero valutare strategie long sfruttando ingressi in area 18,26 euro con target a 19,16 e 19,50 euro. Lo stop loss potrebbe essere posizionato su rottura al ribasso di quota 17,56 euro. Per questo tipo di operatività può essere utilizzato un Certificato Turbo24 di IG con facoltà long su Unicredit che abbia il livello di Knock-Out (KO) inferiore alla zona scelta per lo stop loss indicato.
Nel dettaglio, il Certificato Turbo24 Long con ISIN DE000A23AMQ8 propone un livello di KO a 10,1053 euro e leva 3. Per trovare la corretta size di ingresso a mercato, ricordiamo di controllare il moltiplicatore, sotto la voce info. L’ammontare massimo che si potrà perdere non supererà in ogni caso l’investimento iniziale: perché ciò accada le quotazioni di Unicredit dovranno raggiungere il livello di KO del Certificato.