Unicredit: nel triennio rendimenti fino al 15%, cosa fare con le azioni?

Unicredit: nel triennio rendimenti fino al 15%, cosa fare con le azioni?

Unicredit: nel triennio 22-24 rendimenti fino al 15%, cosa fare con le azioni?

E’ slittato al 4 maggio il Cda di Unicredit per l’approvazione dei risultati del primo trimestre di quest’anno, invece che al 27 aprile, per disporre di tempo aggiuntivo al fine di gestire meglio la propria esposizione verso la Russia. La presentazione dei risultati del gruppo del primo trimestre e la conference call si svolgeranno il 5 maggio, invece del 28 aprile. Unicredit è tra le banche europee più a rischio di svalutazioni delle sue attività legate alla Russia, dove gestisce la 14° banca più grande del paese: AO UniCredit Bank.

L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno imposto rigide sanzioni alla Russia e agli oligarchi russi come punizione per l’invasione dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio. L’istituto guidato da Andrea Orcel ha un’esposizione transfrontaliera di 4,5 miliardi di euro verso clienti russi, al netto di garanzie per circa 1 miliardo. E ha calcolato che potrebbe subire fino a 7,4 miliardi di perdite nello scenario peggiore di una svalutazione completa delle sue attività russe, compresa l’esposizione transfrontaliera e i derivati.

Le banche esposte a Mosca stanno studiando i modi per ridurre i rischi nei loro bilanci. La rivale italiana di Unicredit, Intesa Sanpaolo, la scorsa settimana ha ribadito di non aver perfezionato alcun nuovo finanziamento con controparti russe e bielorusse, e di aver interrotto le attività di investimento in strumenti finanziari russi o bielorussi, confermando che la presenza locale del gruppo in Russia è in fase di revisione strategica, mentre Unicredit aveva detto che sta ancora valutando una potenziale uscita dal paese.

Secondo Berenberg, “l’impatto delle esposizioni russe è gestibile: Unicredit si aspetta che la svalutazione completa delle sue attività dirette in Russia abbia un impatto di 200 punti base nello scenario peggiore. Questo impatto è sostenibile, a nostro avviso, in quanto porterà il coefficiente patrimoniale Cet1 ratio al 13%, ossia all’estremità superiore del suo range target. Tuttavia, una svalutazione completa di queste esposizioni comporterebbe che il buyback pianificato dalla banca di 2,58 miliardi non sarà eseguito, dato che l’istituto mira a un Cet1 ratio sopra il 13%. Se le perdite effettive risultassero inferiori ai 200 punti base previsti, allora Unicredit intende eseguire un buyback di un importo equivalente”.

Unicredit, a detta del broker, inoltre, offre ancora buoni rendimenti a una valutazione interessante. “Ipotizziamo che lo scenario peggiore si materializzi per Unicredit e quindi rimuoviamo i profitti russi dalle nostre stime e assumiamo che il buyback da 2,58 miliardi non venga eseguito; abbassiamo anche il nostro payout totale per il periodo 2022-2024 rispettivamente al 70%, 80% e 90%, dal precedente 90%. Anche dopo questi aggiustamenti stimiamo che Unicredit possa offrire rendimenti totali del 10%, 12% e 15% nel 2022-2024 contro una media del settore dell’8,5-9,5%, mentre tratta a sconto del 20% rispetto al settore”. Da qui la revisione del prezzo obiettivo da 17 a 12,50 euro, ma offrendo un potenziale upside del 30% rispetto al prezzo attuale con un rating sul titolo che resta buy.

 

Unicredit: gap down aperto a 9,437 euro, quotazioni in risalita nell’intraday

Il titolo Unicredit sembra essere impostato al ribasso nel breve termine, anche grazie alla performance molto negativa registrata nella seduta di ieri (-3,3%). Dopo un’apertura in gap down (rimasto aperto sul livello 9,437), comunque, le quotazioni hanno intrapreso fin da subito un andamento rialzista che le ha portate a realizzare un massimo sul livello 9,361, per poi mantenersi tutta la giornata all’interno di uno stretto trading range.

In realtà la congestione viene da molto lontano. E’ circa un mese e mezzo che le quotazioni si stanno muovendo in laterale tra un minimo a 9,022 (11 marzo) e un massimo a 10,480 (29 marzo), con un’alternanza confusa di gap, Doji e giornate fortemente direzionali. Se si trattasse di una situazione normale, si potrebbe ipotizzare che, una volta terminata la congestione, il titolo potrebbe spiccare il volo così come gli altri (probabili) protagonisti del risiko bancario italiano. Ma poiché la svalutazione delle attività russe sono un’incognita e pesano molto, nessun istituzionale potrebbe mai giustificare un investimento ex novo sull’azione, né incrementarne l’esposizione. Quindi, in mancanza di compratori è praticamente impossibile che i corsi possano salire a breve.

L’impostazione grafica, infatti, vede i prezzi stazionare al di sotto dell’indicatore Supertrend mentre sia l’indicatore Parabolic Sar che la media mobile a 25 sono diventati ribassisti da poco. Anche l’indicatore Macd ha appena incrociato il proprio Signal. Inoltre, è da segnalare come l’indicatore RSI sia posizionato nell’area di “neutralità” vicino al livello 40. Dal punto di vista operativo, pertanto, l’ingresso in posizioni long è consigliabile solo al superamento del livello 9,361 con target nell’intorno dei 9,437 euro, mentre le posizioni ribassiste potranno essere aperte solo alla violazione di quota 9,102 con obiettivo molto vicino al livello 9,022.

 


L’andamento di breve termine del titolo UNICREDIT

AUTORE

Alessandro Aldrovandi

Alessandro Aldrovandi

Alessandro Aldrovandi, trader specializzato nella negoziazione per conto proprio di futures, azioni ed ETF, italiani ed esteri, sia con strategie discrezionali che quantitative. È autore di alcune pubblicazioni sulle tecniche di trading, organizza periodicamente corsi di formazione ed è stato più volte relatore nei principali convegni dedicati alla finanza e agli investimenti sia in Italia che all’estero. Interviene spesso nelle trasmissioni televisive sul canale finanziario ClassCNBC e pubblica articoli per varie testate giornalistiche. Offre anche servizi di consulenza generica.

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